Palanti. Dedicatagli una strada nel 1948, l’intestazione fu presto negletta in ambito di un locale revanscismo antimilanese, tanto che solo nel 1961 e su insistenza della figlia Ghin ne ribatezzarono un’altra, e pure secondaria! Ma lo stupefacente è che la commissione toponomastica aveva lasciato stare, praticamente preferendoglielo, quel bel macellaio di Cadorna. Anzi, per Cadorna oltre che una via anche una rotonda. Perché non anche lo stadio allora? Che si poteva (almeno quello) intestarlo a Palanti, dato che come ricorda Gino Pilandri “Quando andavamo alla partita di calcio nel vecchio campo sportivo accanto al Lungomare di Cervia, sapevamo che la metà di quel campo era di sua proprietà, ma lo lasciava in uso alla squadra comunale per far divertire i cervesi”. Anni fa scrissi spesso lettere ai giornali, locali e nazionali e quasi tutte vennero pubblicate, lettere che testimoniano come io sia stato spesso propositivo, in certi casi precorritore dei tempi. Su Libero del 30 Dicembre 2008 (tiratura 211.000 copie, valà che anche a “Ziria” lo avete letto) mi chiedevo perché qui continuiamo a mantenere due toponimi per onorare Cadorna e non abbiamo neanche uno stradello per ricordare il generale vittorioso Armando Diaz! Assurdo controsenso! Tre anni dopo saltò fuori la polemica nazionale su questo argomento. Udine decretava Cadorna indegno di avere intestate piazze o strade, e avrebbe provveduto a toglierlo (Era Giugno). Sul Corriere della Sera del 18 Luglio 2011 un articolone tornava sul movimento anti-Cadorna scrivendo “Nuovi nomi a vie e piazze dal Friuli alla Liguria; parte il revisionismo stradale”. Come me molta gente s’era attivata “Richieste anche ai comuni di Genova, Savona, La Spezia, la parola d’ordine corre su internet, anche a Cremona c’è chi ha proposto di cambiare nome”. E noi? Vabbè che anche su Don Minzoni ci sarebbe da eccepire, se è vero che in trincea usò anche il fucile contro gli austriaci (il ché non è proprio come dare l’ostia) e fu convinto interventista! Ma su Cadorna tutto è chiaro, aveva il comando di tre milioni di uomini e per ordini cretini da lui impartiti ne ha fatti morire a migliaia! Il suo “capolavoro” ultimo fu la rotta di Caporetto. Protettissimo da Sonnino, si riuscì a cacciarlo e a sostituirlo con Diaz solo grazie a Vittorio Emanuele Orlando (la cui sorella era sposata con un Ausiello, mio parente) e all’insistenza (un vero ultimatum) degli Alleati. Ma nonostante ciò il 28 Ottobre 1917 Cadorna faceva pubblicare un bollettino infame in cui dava tutte le colpe ai poveri militari, per lui solo dei vigliacchi. E per tuta la vita non si pentì mai, né fece autocritica. Visto che siamo nel Centenario di quella guerra, perché non reintestare strada e rotonda al generale Diaz e ai poveri soldati morti, visto che in quel macello morirono pure dei cervesi.
Il Conte che non conta
Basti solo ricordare la pratica disumana della decimazione a carico di reparti la cui sola colpa fu quella di di non aver raggiunto gli obiettivi fissati e l’uso spregiudicato dei giudizi sommari di tribunali militari il cui compito era quello di scaricare sui poveri fanti le responsabilità della tragedia di Caporetto, il suo primo comunicato fu giudicato irricevibile dallo stesso Governo che lo costrinse a cambiarlo, ma evidentemente trovo zelanti e convinti sostenitori fra i tanti ufficviali che si prestarono e sostennero tali barbarie. Sarebbe opportuno, a distanza di tanti anni, che l’Esercito riabilitasse la memoria di migliaia di vittime incolpevoli, cosa peraltro richiesta anche dall’Ordinario Militare.
Due intitolazioni ad un riconosciuto mostro e nessun ripensamento su ciò sono indice della ignoranza generazionale delle amministrazioni