“L’architettura è coscienza del passato contro il puro esercizio del disegno, tramandare la storia delle persone materializzandola negli spazi” (Gianfranco De Carlo). Questo è vero per il centro storico di Cervia. Difatti la “scuola italiana” d’architettura è da sempre per trasformare la “natura” in “cultura”, non certo la natura in ammassi di case e cemento. Come, purtroppo, succede da diversi anni a Milano Marittima dove non si vuol tenere presente che l’architettura è una risposta al contesto, al clima, alla cultura del posto. Moltissimi vecchi edifici di Milano Marittima erano integrati anzi inseriti nel contesto, vedi i pini in mezzo a certe strade o dentro alcuni immobili, come condomini, negozi, persino dentro al Pineta. Roof Garden, l’ex locale in cima al Royal Palace. Roof = tetto, garden = giardino, idea antichissima, a pensarci. Richiama i mitici giardini pensili della Mesopotamia. Nel film “Io la conoscevo bene” del 1965, Stefania Sandrelli balla in un locale dove la pista è accanto ad una fontana a cascata. L’idea della pista sull’acqua o vicino all’acqua come nel nuovo Woodpecker del 1968 e più recentemente al Pacifico, era forse un must di allora. Per esempio al dancing L’Africana di Praiano (fra Positano ed Amalfi) sotto la pista vedevi il mare, e se c’era l’alta marea non si entrava. Anche qui, un concept vecchiotto! La pista da ballo attorniata da cascate e fontane c’è l’aveva già il Re Sole a Versailles nella Sala da Ballo della Rocailles, che si vede ricostruita nel film appena uscito “La regola del caos” con Kate Winslet. Altra struttura che richiama il nuovo Woodpecker si trova a Palm Spring ed è la villa che John Lautner concepì nel 1973 per l’attore Bob Hope. Si trova nel deserto Californiano, come un deserto appariva la nostra Bassona nel 1968. Ambedue le strutture hanno visto eventi, mondanità, eleganza di gran classe. Come al Woodpecker, Lautner ha aperto nel tetto un grande oblò e tutt’intorno ha posto piscine refrigeranti, in un’atmosfera futuribil-mondana come nei film “Mon Ocle” o “The Party“. L’architetto Filippo Monti di Faenza, per il Woodpecker dice d’essersi ispirato alla cupola del Brunelleschi: più prosaicamente io e l’ex proprietario Aurelio De Maria vediamo uno scolapasta rovesciato! I graffiti del wrighter di fama mondiale “Blu“, all’interno della cupola, mi ricordano i disegni “Le Trois Musiciens” di Le Corbusier. Quanto al campanile della Stella Maris che si voleva fare 8 metri più alto della “Madunina” del Duomo di Milano e il più alto della riviera, per fortuna non si è realizzato e la torre campanaria più alta è rimasta quella di Pomposa, eretta dai frati Benedettini nel 1063.
Il Conte che non conta