Da che mondo è mondo, i nomi vengono dati per distinguere le persone, le cose e i luoghi l’uno dall’altro. Per questo motivo, se ad esempio Zona Amati e Zona Terme si chiamano così, ciò è dovuto al fatto che esse sono qualcosa di distinto dal luogo chiamato Milano Marittima, altrimenti, anche questi luoghi come Cervia Pineta, si sarebbero sempre chiamati Milano Marittima e basta. Tali zone sono nate molto dopo e ricevettero questi nomi distintivi perché si trovavano ad essere quasi una terra di nessuno, non essendo propriamente né la Milano Marittima dei milanesi, né Cervia, che all’epoca aveva per appendice Borgo Malva (poi con il tempo Borgo è sparito). Milano Marittima coincide né più né meno con i terreni interessati dalla compravendita fra i milanesi fondatori ed il Comune cervese, ovvero la terra su cui insisteva il progetto di Città Giardino del Palanti del 1911. Non risulta da nessun progetto, da nessuna compravendita che Palanti abbia fatto oggetto del suo progetto le zone Amati o Terme, men che meno Malva o Lido di Savio, oggi spesso spacciato per Milano Marittima Nord. Nè, conseguentemente, risulta da nessuna mappa o progetto che in tali luoghi avessero proprietà e ville i fondatori milanesi e, subito dopo di essi, gli altri abitanti di Milano Marittima. Quelle zone non erano tenute in nessuna considerazione fino a tutto il Dopoguerra e gli anni del boom. All’epoca, il Piano Regolatore che interessava Milano Marittima, era assai severo e restrittivo, molti “spazi” erano già occupati, specie sul mare, dagli alberghi e dalle attività turistico-commerciali. Il residenziale di massa, si sta sviluppando dai primi anni 2000.
Molte erano le villette che costellavano la Milano Marittima primigenia. Secondo l’ideale del Palanti, non erano e non dovevano essere, per citare le sue parole, “mastodontiche”. Si veniva al mare per vivere il posto, non le case, al contrario della città, dove i ricchi signori milanesi avevano grandi palazzi ed appartamenti. Oltre le prime ville dei fondatori nei pressi della Rotonda Don Minzoni (ville Redenti, Tempini, Bianchi, Galli), successivamente altre ne sorsero anche molto più lontano, basti pensare alle belle ville all’inizio dell’attuale Viale Matteotti presso il Canalino (ville De Maria, Barbanti, Damerini). La più originale di tutte le ville antiche è senza dubbio Villa Perelli (oggi Residence Touring), sull’attuale piazzale Genova alla Settima Traversa. Costruita dall’ingegnoso ed estroso architetto Mario Cavallè nel 1940 (alcune fonti riportano 1942). Le vecchie ville, tipo quelle dei Fernè, dei Tartuffoli, dei Pazzaglia, dei Della Casa, dei Majani e dei Guidi, contavano su giardini vastissimi, talvolta anche popolati da animali di varia specie come la soprannominata villa degli animali all’Anello del Pino. Molti cervesi, che all’epoca raramente venivano a Milano Marittima se non da dipendenti di queste famiglie come camereri, giardinieri, custodi o muratori, si stupivano vedendo che i “signori”, pur restando in villa o in giardino, si cambiassero d’abito vestendosi di tutto punto anche se non li avrebbe poi visti nessuno. E molti, oggi anziani, sono convinti che tutti i padroni delle vecchie ville fossero, automaticamente, dei milanesi fondatori di Milano Marittima, anche se in alcuni casi, come Malagola, Sangiorgi o Majani, si trattava di romagnolissimi ravennati. Gli abitanti delle ville e dei grandi appartamenti di allora, essendo anche relativamente pochi e della stessa estrazione socio-economica, si conoscevano un po’ tutti e si frequentavano quasi solo fra di loro. Un ambiente molto chiuso, ma anche molto familiare, per certi versi, cementato da matrimoni oltre che dall’amicizia. Tutto all’insegna, però, della sobrietà e della grande discrezione. Era l’educazione a farla da padrona, non l’ostentazione e il denaro.
Il Conte che non conta