Vestivamo alla marinara è il titolo di ricordi sulla sua famiglia scritto nel 1975 da Susanna Agnelli, sorella dell’avvocato Gianni Agnelli.

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Il mitico clan torinese ebbe vari componenti legati agli anni d’oro di Milano Marittima (non certo quelli odierni con le finte partitine a tennis debitamente paparazzate).

GLI INTRECCI DI PARENTELE DELLA FAMIGLIA AGNELLI

Clara Agnelli era moglie del Conte Giovanni Nuvoletti-Perdomini. Quando ero bambino, costui aveva una rubrica di bon-ton che faceva parte di “Almanacco”, un programma RAI dell’ora di cena (poi c’erano le previsioni di Bernacca).

Eppure, c’è ancora chi a distanza di anni luce ricorda un suo exploit non proprio “noblesse oblige” al Mare Pineta! Susanna Agnelli sposò il Conte Urbano Rattazzi, nipote omonimo di un Presidente del Consiglio del Regno. Sua figlia Delfina ha sposato Carlo Scognamiglio-Pasini “che fu ministro” intimo amico di una famiglia alto-borghese presente da mezzo secolo a Milano Marittima.

Un’altra figlia, Ilaria, ha sposato uno Zampolli, non so se riconducibile agli Zampolli che avevano una villa all’VIII Traversa. Una terza figlia, Samaritana Rattazzi, ha sposato il grande intellettuale Vittorio Sermonti, tenuto a battesimo da un mio prozio “anche lui Presidente del Consiglio”.

Sermonti ha poi sposato Ludovica Ripa di Meana parente della più nota Marina, che nel 2011 è venuta a Milano Marittima a pubblicizzare un libro. Nel 1988 è venuta invece sua figlia, Lucrezia Lante della Rovere, per un film.

Maria Sole Agnelle ebbe tanto per cambiare due mariti. Dal Conte Campello ha avuto Cinzia, moglie del Duca Leopoldo Torlonia: frequentavano Le Siepi dei Sovera. Altro marito è il conte cesenate Pio Teodorani-Fabbri, parente del duce: anche i Teodorani frequentavano Milano Marittima. Infine, Umberto Agnelli, la cui moglie Antonella Bechi-Piaggio (quelli dei motorini) era imparentata con i Berlingieri, che avevano una propaggine  a Milano Marittima, in persona della Baronessa Irene, sposata con un Balbo.

VESTIVAMO ALLA MARINARA ANCHE A MILANO MARITTIMA: L’OROLOGIO SUL POLSINO

Quando ero bambino, spesso mia nonna mi legava l’orologio al polsino: lo faceva anche lei, ed ancor prima di lei la mia bisnonna (morta nel 1926 quando l’Avvocato aveva 5 anni). Era un’usanza delle nobildonne per non rovinarsi la pelle delle braccia.

Quando questo uso è stato ripreso da Gianni Agnelli, subito scoppiò la moda, attribuendogli la (abusiva) paternità del gesto! L’Avvocato era figlio di una principessa e certo conosceva quell’abitudine e sapeva di non esserne affatto l’inventore: da sempre gli Agnelli cercano di imitare l’aristocrazia mutuandone i comportamenti.

Il nonno di una mia amica fece di tutto per evitare che Gianni ed Umberto Agnelli fossero ammessi al blasonatissimo Circolo della Caccia di Roma, dove era socio anche il Marchese Falcone Lucifero, Ministro della Real Casa e amico di mio nonno (non casualmente suo nipote si chiama come me).

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