Se il programma salvifico per Milano Marittima rispecchia com’era negli anni ’90, perché si è fatto di tutto per distruggerla?
Milano Marittima merita rispetto e quando parlo di Milano Marittima non parlo del brand caro a tanti, alle fissazioni prodotte da allogeni che si sono purtroppo incrostate e difficili da debellare, all’immaginario collettivo ecc, parlo di Milano Marittima fisica, il paese tutt’uno con i sui residenti e la sua storia, ovvero noi.
Non meritiamo che per comodo si faccia gli smemorati o i sorpresi, o il solito giochetto che quando ci sono dei meriti sappiamo benissimo chi ringraziare e quando ci sono problemi o demeriti nessuno ha responsabilità e memoria pregressa.
Inutile partecipare alle riunioni di zona quando, da un buon quarto di secolo, si finisce a sentire sempre il solito disco rotto. Riguardo all’ultima appena tenutasi, dobbiamo venire adesso, gennaio 2025, a sentirci dire che Milano Marittima va valorizzata, riqualificata, che servono investimenti? Non si può sentire che la pubblica amministrazione si è insediata solo da mesi e non ha ancora avuto tempo matematico per agire. La nostra pubblica amministrazione si è insediata nel lontano 1946 e da allora la linea guida, a prescindere dai volti e dai nomi, è sempre stata la stessa, anzi, fin dall’inizio di Milano Marittima ha sempre remato contro Milano Marittima, a partire dalla guerra dichiarata ai fondatori milanesi (con ripresa di buona parte della concessione de 1912) e non parliamo degli attacchi al fondatore Palanti e neanche di quando a Milano Marittima si voleva pure togliere il nome stesso. Ve ne ho fatto un elenco lungo, purtroppo, in tanti articoli che sarebbe il caso molti andassero a leggere prima di parlare o scrivere stronzate.
Sentirsi dire, oggi 2025, che Milano Marittima ha bisogno di tutto ciò che già aveva ed aveva ad alto livello e che si è fatto di tutto per non tutelare, scusate, ma non sembra nemmeno una beffa col danno, sembra proprio una presa per il culo vera e propria e personalmente mi girano non poco le palle, che non sono quelle del mio stemma di famiglia. Facile oggi, quando ormai per ovvi motivi non è quasi più rimasto nessuno della vecchia Milano Marittima, dire “Ragazzi, ma se tutto ciò che volete per Milano Marittima oggi noi lo avevamo già, perché negli ultimi anni avete fatto di tutto per distruggerlo?” Le strade, i marciapiedi, le fogne, sono opere di manutenzione ordinaria, non straordinaria e vanno, o meglio andavano, fatti a prescindere, a prescindere dal nome del sindaco o dai mesi di insediamento, sono cose necessarie, primarie, come dormire, bere, mangiare per un essere umano.
Abbiamo sentito e letto tante volte che l’amministrazione ha avuto o avrebbe avuto tanti meriti verso Milano Marittima, ma logica vuole che come facilmente si prende da sempre meriti veri o presunti, si deve prendere pure i demeriti senza dire “ci siamo insediati da poco”, un giochetto che non regge e che sarebbe ora di finire. Lo stesso Gesù Cristo, che pare fosse Dio in vita sua, ha avuto dei dubbi almeno due volte, possibile che qua dubbi mai e si finisca sempre nella propaganda auto celebrativa?
Sento oggi vaneggiamenti di progetti che all’epoca, e parlo dei primi 50 anni di Milano Marittima, furono ampiamente contrastati anche con scuse pretestuose, mi riferisco al grande progetto sportivo polifunzionale del grande Vietti Violi o allo splendido progetto di padre Geremia alla Terza Traversa, per non dire di grandi imprenditori mandati in esilio come il carissimo signor De Maria, rifilato con il suo Woodpecker nella Bassona, e il circolo ippico Le Siepi che ha dovuto realizzarsi in territorio di un altro Comune e si potrebbe continuare. Cioè, ci hanno creato i problemi e vengono poi a farci la lezione su come risolverli, manco fosse colpa nostra, o a presentare come novità turistiche o imprenditoriali cose che già erano presenti e sono state contrastate, basti l’accanimento sugli orari dei commercianti e delle attività ancora a metà dei favolosi anni ’80 con vere ronde punitive e spietate.
L’esempio ultimo, che anche gli ultimi arrivati possono capire, lo stravolgimento della viabilità di Milano Marittima. Una viabilità che era assolutamente facile, funzionale, addirittura avveniristica, basti pensare al sistema diffuso delle rotonde, ed invece no! Incasinare il funzionale e addirittura peggiorare con un sistema di orrendi e puzzolenti cassonetti al posto di un vero arredo urbano di livello, ed una finta ciclabile ben mezzo metro più stretta del minimo previsto dalla legge della Repubblica e non dai cittadini di Milano Marittima.
Credo che, per esempio, l’ingresso di Milano Marittima andasse rimesso in sesto da almeno 30 anni, senza aspettare che, guarda caso, quella zona diventasse la nuova frontiera degli investimenti edilizi. Stesso vale per il Lungomare, certo che è bello, certo che andava fatto, ma si doveva aspettare il 2024? A quelli che ciarlano contro il degrado del Viale Matteotti, ricordo che siete stati tanti negli ultimi anni a fissarvi col mito esclusivo del cosiddetto centro e disprezzando le altre parti di Milano Marittima, facendo si che a livello commerciale tutto il resto che non è centro non venisse più considerato appetibile e favorendo così l’insediamento di chi sappiamo, gli unici che si sono fatti avanti.
Nonostante qualche cretino insista con le sue fantasie, a Milano Marittima non c’era una zonizzazione, una serie A ed una B e, francamente, rebus sic stantibus, oggi 2025 non mi pare che manco in centro ci siano più così tante attività “di livello ” da giustificare certe arroganze.
Chiudo ripetendo che presentare come nuova progettualità salvifica tutto un pacchetto di cose che già avevamo da sempre e che tutto si è fatto per eliminare, pare davvero una presa in giro, anzi, una mancanza di rispetto oltre che di senso storico della località. Aveva ragione tempo fa una mia amica, anche lei di famiglia storica, nel dire “Ci hanno tolto la vita, la nostra vita” e che, a voialtri per motivi generazionali, politici, geografici non freghi assolutamente niente, lo abbiamo capito
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi