Dopo una difficile stagione 2024, nessuno ha preparato una strategia per evitare che vi siano gli stessi problemi anche nella stagione 2025 ormai alle porte.
Eccoci entrati nel 2025, cioè 114 anni dalla nascita di Milano Marittima nel 1911 (è infatti il 1 Giugno 1911 che nasce la “Società Milano Marittima”, mentre nel 1912 c’è la stipula della convenzione col comune di Cervia) e 74 anni che ormai la mia famiglia, pur restando solo io, accompagna la storia della località. Anno nuovo vita nuova, soleva dirsi tempo fa. Francamente di nuovo non vedo nulla, soprattutto dopo la stagione estiva 2024 che, secondo alcuni, avrebbe segnato l’apice della crisi di governabilità e di immagine della nostra cittadina, a cosiddette bocce ferme, già in autunno mi sarei aspettato di vedere finalmente parecchie persone darsi dattorno per cercare soluzioni, dato che il tempo passa in fretta.
Ormai abbiamo passato Natale e Capodanno, e la Pasqua, che apre la nuova stagione, arriva in fretta. Certo non mi aspettavo né gli Stati Generali, né una risoluzione dell’ONU, ma non che il problema fosse decidere se fare o meno la pista del ghiaccio o se far cantare Cristina D’Avena o Malgioglio alla Rotonda Primo Maggio.
Ogni anno, perché la situazione nuova proprio non è, ci dicono che per trovare soluzioni, per metterci attorno ad un tavolo e compagnia cantando, non possiamo agire in piena stagione turistica ma, appunto, farlo alla sua conclusione, con calma, propositività e via dicendo. Eppure, ripeto, siamo a metà gennaio e… niente… qualche riunione, tante parole, ormai sempre le stesse e… ancora niente.
Abbiamo letto anche proclami o vere e proprie sparate, magari dai soliti ultimi arrivati a Milano Marittima che hanno l’arroganza di parlare e decidere come fossero a casa loro senza una vera cognizione della località, della sua storia, della gente che l’ha fatta, mantenuta e vissuta da praticamente sempre (un’etnia residua che continua la sua estinzione demografica e ormai sostituita da questi bei soggetti), ma ciò che davvero conta, la voce non di chi vuol fare il padrone, ma la voce di chi padrone è (bene o male) continuiamo a non sentirla.
Con tutto il rispetto dovuto (io non manco mai di rispetto a nessuno, peccato che la cortesia spesso non venga ricambiata, ma noblesse oblige devo onorare un albero genealogico che risale al 1114), consigli di zona e volenterosi comitati hanno solo un valore consultivo? E sempre col dovuto rispetto a tutti, ormai è almeno un quarto di secolo, non dalla estate scorsa, che siamo nelle pesche (evito per amore di patria altre espressioni più colorite che sarebbero comunque più calzanti), evidentemente il problema non avete nessuna voglia di risolverlo, punto e basta. Hanno ragione quelli che hanno detto “aspettiamo che ci scappi il morto” perché questo è. Vogliamo che la stagione 2025 aspetti il morto?
Intanto fate bene a chiamarla Mima, perché Milano Marittima, quella vera, è già morta, e questa Mima del cavolo (anche qui evito espressioni più colorite) non le è più neanche lontana parente, con buona pace di chi tuttora usa e abusa del nostro glorioso toponimo come brand solo per motivi di bottega e non certo di affezione.
Personalmente le illusioni su una possibile risalita della china le ho perse pressoché definitivamente dopo il Centenario del 2012. Pensavo che una ricorrenza così importante potesse essere occasione di riscoprire le nostre vere origini sempre più abbandonate e addirittura rinnegate, e ne accennai velatamente anche al Cardinale Tettamanzi, presente anche la nipote di Palanti, mentre ci spogliavamo in sacrestia alla Stella Maris dopo la gran processione notturna, ed invece… ed invece niente.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi