Chi ha vissuto la Milano marittima del passato, porta nel cuore una incomunicabile nostalgia per tutto un contesto cittadino ormai ricordato da pochissimi e che pare importare a sempre meno persone.
Una foto evanescente, che pare velata dalla nebbia, la nebbia che spesso ci sta avvolgendo in questi giorni e che una volta sempre ci avvolgeva da ottobre ad aprile, un vero “must” di Milano Marittima, come la proverbiale umidità, anche questa ormai quasi un ricordo. Parlo della foto del nostro parroco Padre Geremia Ronconi dal pulpito della nostra Stella Maris, la chiesa che pare un po’ un cinema.
Saremo rimasti quattro gatti ormai a ricordarci di Padre Geremia (sicuramente il conte Adriano Bernabei e la simpatica Emma Bagnara) e quando fu allontanato da Milano Marittima nel 1980, e fece un libro memoriale. Credo nessuno sappia che l’anno successivo, il 1981, fece un sequel dal nome “Nostalgia a Milano Marittima”. Evidentemente l’esilio, perché questo fu, gli pesava tantissimo. Come tantissimo aveva fatto, e avrebbe ancora voluto fare, per la nostra Milano Marittima e la nostra parrocchia (non abbiamo più manco quella).
La nostalgia bruciante era ampiamente giustificabile e la sento tanto vicina alla mia di oggi, perché anche se non sono in esilio fisicamente, mi pare tanto esserlo per tutto il resto. La nostra vecchia Milano Marittima di quegli anni, che poi fu abbastanza uguale fino agli anni ’90, era un luogo evanescente sì, ma bello e vivo, vivissimo, altro che le balle della Milano Marittima disabitata e dei negozi tutti chiusi! Adesso è un luogo triste e votato alla progressiva desertificazione, sia di residenti sia di attività, ma non bisogna contraddire la propaganda e né chi viene da fuori, che invece di dire onestamente che qua si sta ormai meno peggio che altrove, dice che qui si sta benissimo (Certamente in proporzione a come sono state ridotte le vostre città di origine).
Se è vero che le cose cambiano, per Milano marittima il cambiamento è avvenuto senza progressività e troppo velocemente sono sparite persone, famiglie, negozi, adesso addirittura fanno sparire il paesaggio a forza di tirare giù pini ed alzare palazzi e cubature, ma anche cambiamento di un clima, non meteorico, bensì umano, di un tessuto sociale paesano e commerciale, che ha ucciso l’anima di una comunità che, sebbene eterogenea, esisteva e funzionava, eccome se funzionava.
Un esempio? L’altro giorno mi sono arrivati i nominativi dei candidati per eleggere i rappresentanti di zona e mi è venuto innanzitutto da ridere vedendo che noi a Milano Marittima, che è oggi la zona in assoluto più deserta, avevamo in controparte la lista più lunga di tutti, ben 15 nominativi, rispetto a zone da sempre più popolose o che addirittura ultimamente hanno avuto un vero boom residenziale (quello vero), dove i nomi erano dai 5 ai 7. Fra l’altro, su 15 nominativi una decina almeno sono sconosciuti alla storia residenziale o economica della Milano Marittima che vorrebbero rappresentare. Come si faccia a rappresentare un quartiere o una zona dove non si abita e manco si lavora mi sfugge e mi sfugge parecchio.
Con la situazione che tutti sappiamo, Milano Marittima va rappresentata da chi la conosce, non dico che dovrebbe anche conoscere noi cittadini (oggi molto facile, fra l’altro, tanto siamo ridotti in numero tipo riserva indiana), ma perlomeno essere una vera espressione del luogo.
Fare riunioni sul declino di Milano Marittima per trovare vie di uscita, va benissimo, ma se in queste riunioni, invece di pensare a risollevare tutto un contesto, l’unica e sola preoccupazione è il cosiddetto centro con le sue attività e le persone che devono venire a sfoggiare Rolex e Porsche, come se tutta la restante Milano Marittima a partire da noi residenti storici fossimo trascurabili o addirittura inesistenti, è non solo sbagliato, ma addirittura offensivo. Purtroppo questa è una vision di Milano Marittima degli ultimi anni, un vero cancro che ha prodotto danni letali. Amare Milano Marittima significa amare la località, non gli interessi della propria bottega o della bottega di una zona piuttosto che un altra.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi