Il Conte ricorda le vacanze all’Hotel Imperiale di Milano Marittima del bomber Gigi Riva, scomparso il 22 gennaio 2024 all’età di 79 anni.
Immaginatelo tranquillamente seduto al bar di un hotel di classe, polo bianca (è estate), sigaretta nella mano, pronto a uscire verso la spiaggia di una località che allora era davvero di classe, dove il bagnino Giorgio lo aspetta per fargli fare le sabbiature, cercando il più possibile di farlo rilassare nonostante l’assedio dei ragazzini adoranti che finalmente possono quasi toccare il loro mito.
GIGI RIVA A MILANO MARITTIMA
Il mito è Gigi Riva, morto ieri all’età di 79 anni, la località è Milano Marittima, l’hotel è l’Imperiale della Quinta Traversa, allora immerso nel verde dei pini, in quella parte della mia Milano Marittima che oggi sempre più imbecilli chiamano periferia e che invece era chiamata, non casualmente, il Piccolo Parioli. Lì vicino c’è l’hotel Lido costruito con i soldi dell’eredità della sorella del mio bisnonno, c’è l’Hotel Gallia dove veniva il grande Antonio Angelillo e l’Hotel Kent dove veniva la famiglia di Antonio Cabrini, non certo meno conosciuto. Si sa che la gente famosa ama le zone di periferia per fare vacanza…
È la riprova che Milano Marittima, quella vera, da sempre ospitava calciatori e squadre famosi, che non sono però quelli recenti che alcuni menzionano e che a Milano Marittima non hanno portato nulla.
All’Imperiale c’era l’intera squadra a firmare autografi agli ammiratori, fra i quali il mio giovanissimo amico il Dott. Andrea Cicognani a cui devo questi ricordi, c’era Nenè, c’era Niccolai, c’erano Albertosi e Cera, ed ovviamente il presidente Corrias che, nato in Romagna, conosceva bene la località, quella Milano Marittima da sogno dove portare in ritiro una squadra assurta ai massimi allori nazionali.
IL MEGLIO PER I MIGLIORI
Erano gli anni che all’Imperiale, ricorda anche mia madre che lo frequentava spesso ai tempi della gestione Righini, i camerieri cambiavano lo smoking tre volte al giorno, cosa che avveniva anche in altre strutture tipo La Perla. Erano gli anni in cui gli hotel importanti offrivano buffet strepitosi nei giardini (allora il verde era un vanto e non un nemico), stesso dicasi per le famiglie della vecchia élite di Milano Marittima, potrei fare dei nomi a partire dai Maiani, anche loro scappati di recente da una Milano marittima per noialtri ormai assolutamente irriconoscibile.
Grandi nomi, grande professionalità, ma anche grande semplicità e il piacere di vivere la vacanza e la località, senza chiassi, senza ostentazione, senza quella volgarità che oggi impera, questa Milano Marittima cafonal usata come palcoscenico da tante mezze calzette e da chi crede che solo essere qui sia una legittimazione di chissà che alto status sociale. E per dire questo non devo ricorrere ai ricordi di famiglia o di un amico come Andrea perché, arrivato al traguardo dei 50 anni tondi tondi, tutti vissuti qui 365 giorni all’anno, un po’ di ricordi di Milano Marittima li ho anch’io.
Quella Milano Marittima è morta come Gigi Riva e come Gigi Riva resta il mito. Beati noi che invece l’abbiamo vissuto, quel mito, che per noi era semplicemente realtà, realtà di tutti i giorni.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi
Purtroppo Milano Marittima è stata via via svenduta al migliore offerente. Progressivamente ha perso gli aspetti paesaggistici, commerciali ed edlizi che la contraddistinguevano…..se fosse un essere vivente, direi che ha perso la sua anima….per pochi spiccioli facili….
Anche a me piange il cuore quando ci vado, quando ho tempo vado alla ricerca di quei luoghi tanto cari che frequentavo negli anni 70 (bambina) e 80 ragazzina/ragazza….cerco di fissare un punto preciso, perchè se poi alzo lo sguardo, c’è sempre qualcosa che “disturba”….ed è davvero difficile ritrovare quelle atmosfere….L’altro giorno ero dalle parti della mia “vecchia casa” zona via Verdi….camminavo per le stradine della zona, quando in una di queste, alzo gli occhi e al posto di una vecchia viletta, mi trovo un baraccone tutto specchi e assi di legno…..
Fuori stagione, poi, questa cosa si percepisce ancora di più, perchè spente le luci della giostra, rimane un paese desolato, lasciato andare, nessun negozio di vicinato, case chiuse e strade lasciate andare all’incuria e al trascorrere del tempo.
Mi spiace tanto ma è davvero così…