Cervia, il comune più povero del ravennate che attrae la riccanza forestiera. Un caso più unico che raro.
Quando i feticisti del centro di Milano Marittima, che guai a chi glielo lo tocca, hanno visto affacciarsi sulle sacre sponde della Rotonda Primo Maggio una mensa aziendale peschereccia da pochi euro, non si sono fatti una domanda? Quando, poco distante, un luogo cult della Milano Marittima storica come La Perla si è convertita da gelato blasonato a chiosco proletario della piadina, non si sono fatti una domanda? Quando distruggono ville con giardini per farci cumuli di appartamenti pollaio, non si fanno una domanda? Quando illustri hotel 4 stelle superior diventano family hotel, non si fanno una domanda? C’è bisogno che continui l’elenco?
CERVIA È LA CITTA PIÙ POVERA DELLA PROVINCIA DI RAVENNA
“Le persone facoltose scelgono ancora questa località” leggevo il primo febbraio 2023 nell’articolo del Corriere intitolato “La regina del mattone resiste”. Se regina del mattone è nel senso che è certamente la località dove si impiegano più mattoni, allora siamo d’accordo, altrimenti ho seri dubbi. Primo perché i ricchi da che mondo è mondo vogliono stare fra loro e secondo, da fonti ufficiali, tipo un articolo del Carlino datato 28 agosto 2018, Cervia è una città di poveracci, la città più povera addirittura dell’intera provincia di Ravenna.
Per esempio Cotignola, che ha un quinto degli abitanti di Cervia e non ha certamente fra i contribuenti bagnini fashion, albergatori glamour e famosi vip, risulta più ricca della nostra località balneare.
Correre a prendere casa per stare in mezzo alle classi proletarie, che a Milano Marittima vengono alloggiate da parecchi datori di lavoro in tanti condomini, se non addirittura ville, pare un controsenso. Bisogna poi vedere non solo cosa offre una località, ma cosa compri: case con giardini grandi come fazzoletti e appartamenti che hanno davanti alle finestre le scale per accedere a quelli di sopra, per esempio. Basti per tutte una mia amica che si è vista proporre un appartamento da 650.000€ che apre su una delle tante strade che sembrano percorsi di guerra del 1945 e non strade di una pretesa località di élite.
Nello stesso articolo del Corriere, per esempio, si dava in vendita una nota villa storica per 2.850.000€. Villa che fra l’altro conosco benissimo perché da bambino andavo a giocarci coi nipoti di una contessa milanese, adesso sarebbe impossibile, poiché è circondata a ciambella da una massa di appartamenti che fanno tanto pollaio. L’articolo dice anche che abbiamo tante case in vendita da un minimo di 230.000€ ad un massimo di 2.500.000€. Difficile trovare qualcosa sotto il milione, ma senti un po’!
LA STAMPA NAZIONALE CONTRO MILANO MARITTIMA
A leggere invece la stampa nazionale di tutte le colorature, Milano Marittima è ben altro e non certo Gstaad o Monte Carlo. Il Giornale l’ha più volte etichettata come lido popolare, al massimo per l’uomo medio (31.7.2018), capoluogo nazionalpopolare del divertimentificio di massa e del peggior proletariato vacanziero (1.8.2019). La solita spocchia di La Repubblica ci ha tacciato di “piccola frazione balneare” (1.8.2019) mortificando anni di propaganda vip, glamour e fashion internazionale o sedicente tale. Libero del 6.8.2019 sfotteva la “panza proletaria” dei nostri turisti. Ma il peggio fu una martellante campagna del Fatto Quotidiano che il 31.7.2019 definiva Milano Marittima “nuova capitale immorale d’Italia”.
P.S. Allora fui l’unica voce tramite questo blog a difendere il nome di Milano Marittima, nessuno disse nulla, neanche il nostro sindaco che a mio avviso due paroline alla redazione del Fatto Quotidiano poteva e doveva dirle… tutti zitti quelli che dicono di amare Milano Marittima.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi