Milano Marittima sembra una delle sue frequentatrici vip, talmente rifatta che il volto originario è irriconoscibile come in un quadro di Picasso.

È la Milano Marittima del fondatore Giuseppe Palanti solo nel nome e nella propaganda, ma nei fatti, e basta girarla, è una nuova città di immobiliaristi e architetti. Pare una città bombardata o terremotata, dove bisogna abbattere ciò che resta per poi ricostruirla da capo. Del resto basta confrontare la planimetria del Palanti con l’attuale per vedere che è rimasto ben poco del concept di Palanti e che, anzi, ci fu ben poco già dal principio, dati i pessimi rapporti dell’allora Comune di Cervia coi fondatori milanesi, non messi da subito in condizione di realizzare il progetto di Milano Marittima.

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La protesta di alcuni anni fa sulla cementificazione

Un noto personaggio sul Corriere del 17 settembre 2013, ovvero ben 9 anni fa, lamentava “Mancano i progetti e le proposte, si parla solo di spiaggia e di mattone”. E dopo 10 anni siamo sempre lì: Milano Marittima è un grande mercato immobiliare, punto, tutto il resto è secondario.

GRUPPO MISTO E LEGA ALL’ATTACCO SULLA CEMENTIFICAZIONE DI MILANO MARITTIMA

Sempre sul Corriere (qui l’articolo), ma del 12 dicembre 2022, leggiamo “Scontro in Consiglio Comunale, troppe villette in costruzione (…) un Ordine del Giorno che farà discutere (…) un numero impressionante di villette in costruzione (…) innumerevoli abbattimenti di alberi e di pini (…) trasformando edifici in palazzi (…) l’opposizione chiede inoltre conto sul numero degli alberi abbattuti (…) hanno forse vinto gli interessi degli immobiliaristi sull’interesse pubblico? (…) il turismo cerca centri storici pulsanti di vita non aggregati urbani vuoti e fatti de seconde case, no ai casermoni ecc”.

Milano Marittima è si ormai un aggregato urbano vuoto, ma lo è da oltre 20 anni, lo scoprono adesso? Anche quello che chiamano centro commerciale naturale di Milano Marittima è in realtà un centro commerciale innaturale, perché raduna attorno alla Rotonda Primo Maggio, e poco oltre, solo negozi di una o due tipologie a partire dell’abbigliamento, mentre ancora a fine anni ’80 Milano Marittima contava su una proposta commerciale annuale estesa a tutta la città a partire dalle traverse.

I PINI STANNO BENE SOLO NELLE PUBBLICITÀ

È veramente paradossale che nelle pubblicità dei nuovi immobili, sopratutto nei render, sia rappresentata una quantità spropositata di alberi e di pini attorno al fabbricato in vendita. Una visione che è in contrasto con la realtà dato che, proprio per realizzare i nuovi immobili, i pini sono le prime vittime delle ruspe con la solita ratio che quando c’è da vendere i pini sono la meravigliosa pineta di Dante e Byron, quando c’è da costruire sono invece tutti malati o di scarso valore.

Il cervese Nino Giunchi, unico vero conoscitore della città del sale, mi ribatteva spesso che Milano Marittima non esiste perché non le riconosceva una storia degna di quella della sua Cervia, e sapeva di mandarmi in bestia. A pensarci oggi, davanti a questa tabula rasa continua che elimina quel poco che era rimasto della nostra identità, forse Nino non aveva tutti i torti… e la rabbia rimane uguale.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

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