amarcord i bagni di milano marittimaUna volta i bagni di Milano Marittima si chiamavano coi nomi delle famiglie che li gestivano o, al massimo, avevano nomi di grandi città italiane. Da piccola andavamo al bagno Sartini, nel quale la famiglia intera sgobbava da mane a sera e ogni stagione riusciva a comprarsi un appartamento o un pezzo di terra. Marito in canottiera e moglie in vestaglietta sintetica e ciabatta di gomma, aiutati da figli e nipoti, facevano tutto, si apriva a giugno e si chiudeva a settembre, al bar si consumavano bibite o gelati confezionati, il massimo era la granita fatta col ghiaccio tritato e gli sciroppi Fabbri. C’era il gioco delle bocce e il calcio balilla, la rete per il volley e un quadrato di cemento per il basket, inevitabile trappola dalla quale i più uscivano con le ginocchia sbucciate e quei crostoni che duravano un mese.

Per oltre vent’anni siamo stati al bagno Roma, da Guido e dalla Silvia, che nel frattempo si erano evoluti e facevano lavorare gli altri, mentre loro controllavano e tenevano le relazioni, eleganti e all’ultima moda. Erano brave persone, educate, stavano al loro posto e si facevano benvolere, i clienti erano sempre gli stessi, amici dei miei genitori, famiglie di Bologna e Milano, veniva Mara Maionchi col Salerno e le bambine, poi la famiglia Prestinenzi, con la piccola Francesca che aveva perso anzitempo il padre ed era la cocca di tutti, e poi i Biazzo, che ogni giorno organizzavano i picnic sui lettini e il Signor Luigi con sua moglie e la figlia, mia coetanea. Mia madre passava molti pomeriggi con Ida Guardigli, la mamma di Anna Facciani, mentre mio padre si occupava della cambusa e preparava dolci e manicaretti per le numerose cene a casa dei vari bagnanti. Non esistevano i lettini giornalieri, che sono stati l’inizio della fine, prima cinque, poi dieci, poi venti, poi mille. Avere l’ombrellone in prima fila divenne una guerra di trincea, scarpe puzzolenti sotto il naso, radio a tutto volume e bottiglie di plastica e carte di panini ovunque. Il povero Guido, col quale mi davo delle incazzate terribili, dopo pochi anni cedette l’attività, subentrò un nuovo, aitante titolare, del quale ho rimosso anche il nome, che esordì affermando di preferire i clienti occasionali a quelli stabili, tanto è che a loro regalava i gettoni per la doccia calda e a noi, che avevamo l’ombrellone stagionale, li faceva pagare.

Dopo due estati emigrammo definitivamente, insieme agli amici Ponzi, al bagno Milano, dove tuttora abbiamo due ombrelloni contigui, i lettini non vengono dati e la prima fila è la prima fila, se pranzi ti apparecchiano con la stoffa e ti senti a casa, coccolato dopo una giornata di lavoro, libero di tacere o di parlare. Certo, qualche volta sorrido vedendo la sfilata mattutina di borse firmatissime e ascoltando lunghe dissertazioni sul cambio delle domestiche, ma posso sempre far finta di dormire, aspettando che ai primi di luglio arrivi la mitica Mary, vera grandissima signora della spiaggia, donna senza tempo, buona, semplice e affettuosa, grande fan della Lupi, o il grande professore di Bologna, con quel gruppo di amici docenti, che si reggono a stento sulle gambe, ma mi incantano nelle loro concitate conversazioni, sempre attuali e interessanti, così che cerco di allungare le orecchie per non perdere la battuta.

E gli altri bagni? Oggi si chiamano MiMa, Papeete, Paparazzi, Zefiro, pullulanti di lettini e strafighe, mentre resiste Oreste, meta dei vips forlivesi e il bagno Adriatico, pure quello amato dai miei concittadini. Gli snobboni scelgono il Mare Pineta, dove per arrivare a bagnarti i piedi ti ustioni nella sabbia rovente, dato che gli ombrelloni sono distanti e in tre file. Una menzione per Cervia, dove spopola il bagno Fantini, che è una specie di villaggio con fitness, beach volley, punto internet e mille ristoranti. Chapeau al proprietario, Claudio Fantini, grande imprenditore della spiaggia, da ragazzino qualcuno lo chiamava Fantozzi e invece, dopo essersi laureato in economia si è costruito un impero. bravo! Rimpiango il vecchio Kalumet (qui la sua storia), quella casetta su palafitte, dove ci si fermava dopo la passeggiata per un caffè o una fetta di torta preparata dalla proprietaria, austriaca, lei se ne è andata, sono arrivati gli imprenditori locali e zafff… Poi è bruciato… Insieme a tanti ricordi di un tempo che non potrà mai tornare…

Fulvia Fusaroli

La signora Fulvia Fusaroli ha scritto anche un pezzo bellissimo sul Cluny Bar 

6 risposte

  1. Bello, tanti ricordi anche miei che giungevo “dall’altra parte del mondo” per venire alla Milano Marittima di allora, un po’ più familiare molto ma non cafona e pretenziosa come si è ridotta oggi. È vero non si torna indietro ma andare avanti così è un autentico disastro. Soldi facili incantano tutti come quando si preferiscono “i clienti occasionali a quelli stabili” Altro che località glamour, qui stiamo raschiando il barile!

  2. Vogliamo ricordare anche i bagni Oreste e Tassinari dove la sabbia veniva rastrellata ogni mattina e al bar i forlivesi di ogni età si sfidavano a marafone?oggi purtroppo molti mancano all’appello e il marafone è stato sostituito col non meno intricante burraco
    Donatella Bratti

    1. Mio padre aveva comprato una casata alla 6 traversa che poi vendette e divenne un albergo. Era bellissimo, quieto è pieno di verde profumo di pini!! Da bimba giocavo sulla spiaggia del Bagno Mefusa, ( Albacore) che era praticamente un capanno. Il mare era limpidissimo e la spiaggia infinita , soprattutto con la bassa marea! Mia zia Amelia Guardigli( oreficerie Guardigli) prese una casetta di pescatori in quella che ora è v.le Forlì in angolo con viale Romagna. Poi la trasformò in villetta dove noi nipoti abbiamo trascorso le estati della nostra giovinezza! Intanto era nato il bagno Roma dove feci amicizia con Fulvia! Quanti giorni trascorsi assieme!
      C’era una piccola sa giochi in v’le Forlì è un bazar che vendeva zocvoletti di legno che mi facevano impazzire. E c’era un negozio DI GIOCATTOLI vicino al grande bar Sporting, di fronte al suo antagonista, LA PERLA, che si chiamava MILLE COSE , ne sento ancora l’odore …. e mia madre ogni anno mi comprava una bambola x il mio onomastico!!
      E alla 3 traversa c’era una pasticceria gestita da due gemelle che facevano le pizzette al formaggio per merenda e anche di quelle ne sento ancora il profumo!!
      Ora c’ ma movida, non si vede e non si sente più nulla….. e io abito in Appennino, e al mare non vado quasi mai!!
      Quella è la

      1. Grazie per la testimonianza, come si chiama l’albergo che ha sostituito la villa di suo padre? Lei è la figlia della contessa Antolini Ossi? Saluti

  3. A cervia il fratello di mia nonna e sua moglie abitavano di fronte al bagno fantini. Ricordo ancora i nonni di Claudio.

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