Siamo alle solite. Da un po’ di tempo chi causa un problema, poi è anche chi più si lamenta delle conseguenze. Sembra una barzelletta, ma purtroppo non lo è. Oggi ci si lamenta che i grandi vasi che erano stati restaurati dopo esser stati prelevati dal Canalino di Milano Marittima ora sono abbandonati nel magazzino comunale. Forse qualcuno avrà la bontà di ricordare che chi scrive aveva previsto questo triste destino già da subito, in un articolo apparso su questo blog nel 2015. Chi scrive è laureato in Conservazione dei Beni Culturali ma non ha nessuna intelligenza superiore, nessuna capacità di veggente, solo conosce la realtà cervese, dove specie ultimamente ci si riempie la bocca con la parola CULTURA e riscoperta della propria storia, poi finisce sempre a tarallucci e vino. Quando alcune persone si erano fissate, non solo a far restaurare i sei vasoni, ma si erano decise a farli trasferire a Cervia con parecchi interventi a mezzo stampa (Voce 19.12.2012 e Corriere e Voce 31.3.2013), pareva una crociata, come quelli che da anni si battono per riportare in patria le opere d’arte rubate durante le guerre e simili. I vasoni dovevano essere restituiti a Cervia, come si era permesso che finissero a Milano Marittima? Bisognava fare giustizia, guai a dire di no, che sarebbe finita male, dovevano tornare ad arredare viale Roma, il Lungomare, la piazza comunale. Dove poi erano in parte finiti, a fare perlopiù da cestini vintage per i passanti, distratti, anzi forse anche infastiditi da questi dissuasori del traffico dipinti con un giallo ocra assolutamente pesante e non credo proprio da restauro filologico.
Cervia ha delle testimonianze storiche o comunque caratteristiche di grandissima bellezza, a partire dal quadrato di Piazza Garibaldi, volendo una vera bomboniera, mica tanti hanno una piazza così. E poi la Torre San Michele, il Faro, i Magazzini, insomma tanti luoghi tipici per farsi le classiche foto ricordo da un posto. Milano Marittima purtroppo non ha mai avuto altrettanto, però due luoghi sono sempre stati visti come set per la classica foto souvenir, la rotonda con le 5 colonne, e il Canalino. Anni fa qualcuno ebbe l’idea di farle fuori, le colonne, e fare una piazza anonima, il trionfo della mentalità paesana che qui ha perso, ma per altri motivi ha invece eroso, coi risultati che vediamo, il DNA della città del Palanti col suo concept. Tra l’altro le colonne tempo fa furono sostituite con altre nuove di zecca e non basate sul progetto originale ma furono collegate da orrende catene. Togliere i vasoni dal Canalino è stato un errore sotto tanti aspetti. È stato un po’ come togliere gli angeli dal ponte di Castel Sant’Angelo a Roma. Distruggere un simbolo per generazioni di residenti e turisti. A che pro? Anche perché essendo solo 6 e non 50, in questo piccolo spazio facevano arredo urbano e figura, spostati altrove, messi uno qua, due la non li notava nessuno, nessuno si è fatto una foto ricordo con loro una volta portati a Cervia. Cervia, che quando ha voluto restaurare il suo magazzino più bello, abbiamo visto che bei risultati. Quindi adesso cosa si piange a fare? Tanto è da sempre che bisogna togliere roba a Milano Marittima, si è capito. Ci hanno progressivamente tolto di tutto, da cose apparentemente più semplici ma utili come le pensiline delle fermate bus, le cabine telefoniche, le insegne luminose delle traverse, i presidi della Polizia, dei Vigili, dei Pompieri, passando per intere zone di verde, la stessa voglia di togliere che ha mandato in esilio il Woodpecker alla Bassona e il centro ippico Le Siepi in territorio ravennate, passando da gestazioni difficili e contrastate come la nascita del Golf Club (per il quale fece molto Luca Goldoni), per tacere di pretestuose soppressioni come il circuito motociclistico che apriva la stagione ad Aprile, e addirittura la processione della Stella Maris alla spiaggia. E non voglio tornare su quando addirittura volevano togliere il nome di Milano Marittima o, nel 1962, far fuori tutta la Pineta dietro le traverse e fare metà parco giochi, metà case, con vialone di accesso principale alla 19a Traversa. E poi il Carnevale allo Stadio o il Luna Park alla Varese, la scuola alberghiera finita poi a Cervia, il Tiro a Volo lasciato morire nonostante ospitasse fucilieri di prestigio con alto nome o blasone… Non è molto che da Pinarella si è chiesto di chiudere l’ufficio postale di Milano Marittima, e già ci hanno tolto il cap (che era 48016) e per il 2020 perderemo sicuramente le Orsoline. Restano le scuole elementari, ma quelle servono agli sburoni di Savio, Cervia, Pinarella e Forese, che ci portano i figli pur avendo magari un plesso vicino casa, per sentirsi vip o comunque élite… Sennò avrebbero fatto già da tempo un bel parcheggio, altro che…
Il Conte