milano-marittima-aerea-anni-60Già il fatto che Palanti e soci nel 1911 siano subentrati alla società dei Maffei per Milano Marittima fa capire che fin da subito c’erano stati problemi fra Cervia e la nuova località. Se poi notiamo che dopo la stipula del contratto del 1912 già nel 1924 il Comune si riprese metà concessione, si capisce che i problemi continuavano. Se pensiamo che nel 1935 Palanti vendette la sua villa per poi non tornare più a Milano Marittima si capisce che i problemi non solo continuavano, ma erano grossi, sia a livello personale che societario. Già altri fondatori, come i Galli, nel giro d’un decennio dall’arrivo avevano venduto le ville (la sua fu presa dalle Orsoline) sintomo di forte disagio e conflittualità latenti, e neanche tanto latenti, visti certi articoli di giornali dell’epoca e certa terminologia. Terminologia sedimentata che ritroviamo ancora in tanti cervesi nati nel Dopoguerra, i quali evidentemente l’hanno assimilata da genitori e nonni, che quei fatti, quegli anni, li avevano parzialmente vissuti. Milanesi stranieri, sfruttatori, oziosi, fascisti, soprattutto “signori”, come se questo fosse un imperdonabile vizio di origine. Lo stesso sarà anche dopo lo sviluppo di Milano Marittima con il boom turistico, la località dei ricchi, dei privilegiati, dei grandi hotel e grandi ville, grandi feste. Insomma lontana anni luce dal placido mondo peschereccio e salinaro. Il fatto che già la prima generazione dei fondatori sia scappata da Milano Marittima prima della guerra, il resto subito dopo, la dice lunga. Nessuno dei figli o dei nipoti ha tenuto a tornare sui passi aviti. Quindi il trauma deve essere stato ingente e i capostipiti in realtà dovevano essere ben altro che gli infamati speculatori se nel giro di vent’anni scapparono quasi tutti.

milano marittima rinnegata

Il fondatore Bianchi si fece traslare al cimitero di Cervia per amore di questa terra, però mai nessuno lo ricorda, nessuno lo onora, nessuno gli ha mai dedicato neanche uno stradello in pineta. Quanto a Palanti, è stato oggetto di vergognosi attacchi personali. Figlia e nipoti sono rimasti, nonostante tutto, nonostante la cancellazione dell’asse viario intestato al capostipite. Infine il fatto che un parco, quello dell’Anello del Pino, sia stato dedicato ai fondatori solo in tempi recenti, la dice lunga sul disamore di Cervia per loro e per Milano Marittima che, complice Aldo Spallicci, addirittura volevano cancellare. Che fra la fine degli anni ’50 ed inizi ’60 si sia consumato il caso Palanti e dei Fondatori, lo prova un articolo apparso su Italia e Turismo 1958, del quale vi propongo la parte interessante. Il fatto che sia un articolo a cura della Azienda Autonoma del Turismo di Cervia fa capire il clima. Innanzitutto, che Milano Marittima subito dopo la guerra fosse una piccola stazione balneare è già una potente balla, non fosse che per la presenza di due enormi colonie, due veri monumenti, ma vabbè era roba fascista quindi… Salta agli occhi che non c’è una riga in cui venga ricordata la fondazione da parte dei milanesi, che spiegherebbe anche il toponimo, né su Palanti ecc. Anzi, tutto il merito ai bravi cervesi riciclati imprenditori del nascente turismo! Si butta nel dimenticatoio circa mezzo secolo di turismo di eccellenza, per reinventare storia e meriti… Vergognoso. È nel 1961 che la figlia di Palanti chiede ed ottiene che una nuova strada, dopo quella inaugurata nel 1948 poi cancellata, venga intestata al padre. E si dovrà aspettare il 1976 perché Cervia onori il pittore con una mostra.

E solo nel 1992 tutti i fondatori si vedranno intestare un giardino. Si capisce, alla fine, che si è fatta brutta figura, e che rivalutare gli esordi veri di Milano Marittima può fare buon marketing, quindi ecco le prime sviolinate come raccontare il grande affetto dei cervesi per Palanti, soprannominato “E Nostar Pitor” cioè il nostro pittore, come fosse stato un vecchio caro zio. Quanto ai soci non sono più speculatori, approfittatori ecc bensì “brava gente venuta da Milano” e si potrebbe continuare… Oggi tacere queste vicende, queste miserie, fa comodo a tutti ma così fu. È vero che durante il boom economico furono i romagnoli a fare Milano Marittima ma erano gente al 99% venuta a Milano Marittima dalla campagna non da Cervia, e addirittura dalla campagna di Forlì e di Cesena, ben pochi dal Ravennate. Un altra bugia era presentare Milano Marittima come località periferica rispetto a Cervia quando sia in epoca fascista, sia proprio negli anni in cui fu stampato il volume, avevamo una vita culturale di grande livello e prestigio, come detto più volte.

Il Conte

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