Se Cervia ha visto nascere il Parco Naturale nel 1963, a Milano Marittima come sempre eravamo già più “avanti” perché dal 1953 esisteva una casa, meglio sarebbe dire una magione visti gli oltre 5000 mq, che era un vero parco naturale, la chiamavamo proprio “la villa degli animali”. A quel giardino, che per tanti decenni è stato una sorta di Giardino dei Finzi Contini nostrano, compresi i sogni dei tanti che ci passavano da fuori, e che ospitava cervi, pavoni, fenicotteri, anche un lago coi pesci, tartarughe, ho dato un saluto giorni fa con gli storici ma ormai ex proprietari. Non scorderò mai la preoccupazione della padrona di casa “per i miei pini”… dove quel MIEI non era ispirato dal possesso ma dall’affezione per il verde, ereditata forse dalla madre. Anche la villa ha sopportato tante intemperie, eppure nessuno dei pini è andato giù, nessuno è stato segato, nessuno si è ammalato, solo 4 sono stati legati perché un po’ piegati… Strano se si pensa che nel limitrofo Anello del Pino fu strage nel 2015, imputandola alla forte burrascata del 6 Febbraio, quando però le motoseghe andavano già a tutto spiano fra il 26 ed il 29 Gennaio, e si sentivano a distanza, come in questi giorni le sentiamo anche alle prime traverse con eco dalla pinetina dell’ex Aeroporto Militare, e le cataste lo dimostrano. Pare che il tolto al momento non sarà sostituito, ancora una stranezza nella città verde che anni fa statuiva che tolto un albero, se ne dovessero ripiantumare ben due! Fra l’altro abbiamo visto, anzi non abbiamo visto, il tanto strombazzato progetto per rinverdire proprio l’Anello del Pino, ormai una landa sempre più abbandonata dove non possiamo più andare a trovare funghi, rucola, margherite e muschio per il Presepio.
Se pensiamo che nel 700 lo storico Ginanni, le cui ultime discendenti abitano proprio a Milano Marittima, scriveva che la pineta era di ettari 889 ed oggi ne abbiamo ancora solo 260, capiamo che forse già negli anni ’50 faceva bene Spallicci a denunciare che qua di amore per il verde, ce né poco (Gazzetta di Cervia n.5 anno 1958). Il grande rimboschimento del 1984 è stato un unicum.
Fu proprio nell’anno del Centenario di Milano Marittima che intervenne, ovviamente inascoltato, addirittura il DIFENSORE CIVICO REGIONALE (Lugli) che con le sue considerazioni fu oggetto di un articolo del 28 settembre “A Cervia l’albero è sempre malato”… Mentre scrivo, a Mantova, si tiene proprio il primo forum mondiale della FAO con 400 congressisti, sui benefici della FORESTAZIONE URBANA (cfr. La Stampa 26/11/18). A Milano Marittima con Palanti ed i milanesi la FORESTAZIONE URBANA la avevamo già nel 1911/12! Leggendo l’articolo scopriamo che “le città verdi ci guadagnano, gli investimenti in alberi aumentano il valore delle metropoli, si genera ricchezza, c’è più appeal per case, terreni, aumenta la capacità di attrarre aziende, alle multinazionali piace installarsi in luoghi gradevoli, le quotazioni delle case +16%, -19% invece il tasso di obesità infantile per le città con buon accesso a spazi verdi, addirittura -50% l’uso di aria condizionata mettendo GLI ALBERI NEI POSTI GIUSTI, infine calo del 10% dei rumori da traffico grazie alle fasce di piante”… Poi il giorno dopo apri il Corriere (1/12/18) e la notizia cervese è che la prima cosa fatta per rilanciare il Grand Hotel è stato abbatterne i pini! Ovviamente “minacciavano l’edificio e la preziosa fontana artistica”. Per carità, ci mancherebbe, magari piantarne altri nuovi e sani no? In quasi 45 anni di vita a Milano Marittima tutto l’anno non ho mai sentito di Pini/alberi che dovevano essere fatti fuori perché minacciavano gli edifici, evidentemente è una malattia nuova. Anzi, i pini erano INGLOBATI dentro tantissimi edifici! Anche i più giovani e quelli che di Milano Marittima non sono, sanno che i tronchi dei Pini li si vede anche nella pista centrale della discoteca PINETA! Se fossero stati pericolosi o comunque un fastidio allo spazio ballerino li avrebbero segati già mezzo secolo fa, no? Invece sono rimasti lì, come sono rimasti tanti Pini o alberi in tanti caseggiati, e guai a toccarli! E ripeto guai. Chi ha perlomeno la mia età dovrebbe ricordare che la pizzeria Il Caminetto, aperta nel 1965 da Lorenzo Di Pietro (e non nel 1970 come leggo ancora sul Corriere del 3/12/18) era ospitata in Villa Barbanti e nel giardino ancora a metà anni 80 c’erano sabbia e radici dei pini, come erano rustici altri ristoranti più importanti che oggi si vuole dimenticare, come La Lanterna Da Beppe in Piazzale Genova o Da Raffaele (oggi Pagliaio).
In alcune traverse però, dove poi sono sorti nuovi appartamenti o nuovi alberghi, la malattia li ha fatti fuori tutti e subito, porcaccia la miseriaccia che sfiga… Nelle zone dove la copertura arborea è invece rimasta intangibile perché di privati (come la villa degli animali) o di certi enti (come l’enorme pinetina della Colonia Varese) guarda te non è mai caduto un cavolo, forse qualche pigna, ma è ancora tutta in piedi. Quanto all’alt al “consumo” del suolo non mi pare derivi tanto da una sensibilità al riguardo, ma al fatto che ormai c’è una pesantissima e generale crisi dell’edilizia, ed è fermo pure il mercato, quindi tanto vale darsi una calmata, pardon una regolamentata.
Il Conte
Negli anni 50/60 c’era la Festa degli Alberi, che prevedeva la piantumazione da parte degli scolari delle Elementari di decine e decine di pini, “allevati” dai nostri giardinieri. Una goccia nel mare, ma educativa e, alla lunga, proficua…!!! Chissà quale genio ha deciso che era tempo perso…???