Scritto da Nino Giunchi
Non sono molte le notizie sulla nostra imbarcazione da carico ma partiamo dalla peculiarità che ogni mare o meglio ogni acqua ha il suo tipo di barca. La burchiella cervese oltre ad avere il fondo piatto, quindi adatto alle lagune con poca profondità, può navigare anche nei fiumi e porti dove le navi grosse e cariche non possono avvicinarsi alle rive per scaricare le merci. Nel Tevere sono ricordati i “platum” barche a fondo piatto che riuscivano ad avvicinarsi ai magazzini romani ma la nostra burchiella è credo l’unica, se non i monossili ritrovati nel fiume Po, che ha due prue e questo per l’impossibilità di invertire la rotta nei 45 chilometri di canali che servivano ogni salina.
Di questi solo 13 avevano la larghezza per permettere il passaggio a due burchielle. Oltre a portare il sale nei magazzini, nei tempi morti servivano al trasporto di sabbia, pietre e tutto quello che si poteva trasportare via acqua.
I proprietari erano diversi, i cosiddetti burchiaroli, ma solo all’inizio del 1900 le 105 burchielle di legno erano di un unico proprietario. I Savoia lo costrinsero a venderle e gliele pagarono una cifra irrisoria. Questi perdette la ragione.
Qualche anno fa Il Prof. Vittorio Bassetti ha trovato nell’Archivio Segreto Vaticano che “Nel giugno del 1359 vennero a Cervia dei cesenati a comprare tre burchielle per assalire la Rocca degli Ordelaffi che si erano ribellati al Papa.”
Le burchielle cervesi in legno durarono fino al 1925 e dopo un esperimento in cemento, non andato a buon fine, furono sostituite con quelle di ferro per un totale di 75 e con la chiusura delle saline artigianali furono vendute per la costruzione di ponti sul fiume Po. Anni fa ne acquistammo una a Governolo di Mantova per sette milioni e mezzo di lire ed è tuttora esposta nel Museo del Sale. Con questa burchiella, nel 1997/98, feci le prime due rievocazioni della “Rimessa del sale”.