Raccontare 60 anni di storia vissuta non è mai facile per nessuno, ma dopo avervi proposto tanti Amarcord sui personaggi, sulle strutture che hanno fatto epoca a Cervia e dintorni, non posso tralasciare lo spezzone di vita trascorso a Milano Marittima. Naturalmente è solo il frutto della spontaneità e mi scuso se dimentico qualcuno o qualcosa di importante.
Amarcord, i primi anni dell’infanzia, sono trascorsi velocissimi come per tutti e i ricordi mi portano ad una Milano Marittima appena nata, immersa nel vasto territorio boschivo di “pini e zapini” con un folto sottobosco fatto di rovi, ginepri profumatissimi e sempreverdi di svariate specie. Abitavo nel centro di Milano Marittima a ridosso della famosa Rotonda 1° Maggio in una villa a due piani in via Ortigara.
Amarcord, il centro di Milano Marittima, un caratteristico quartiere marittimo, contornato dal viale Romagna, un anello stradale all’interno del quale si sviluppava, nel periodo invernale, quasi tutta l’attività commerciale dei pochi abitanti della frazione, ma che sopportava un carico di “vacanzieri” nei mesi estivi, da fare invidia alle grandi città turistiche di altre regioni. E a Milano Marittima, piano piano, si diedero appuntamento le migliori famiglie milanesi, bolognesi, modenesi, forlivesi, fino ad arrivare oltre cortina e cominciare a dare “ospitalità”, a tedeschi, svizzeri, austriaci e francesi. Erano gli anni, del boom economico, edilizio, del consumismo sfrenato, che ben presto ci rese famosi in tutta Europa.
Amarcord, la scuola elementare di allora, in Viale Matteotti, fra l’abitato del Canalino di Amadori e la Rotonda 1° Maggio, in uno stabile di proprietà della famiglia Bagnara che aveva concesso il 2° piano della sua casa per ospitarci e formarci. Di fronte c’era la Pensione “Taverna Verde” della famiglia Cereda e il cinema Arena Mare, il ritrovo estivo dei bagnanti per vedere bellissimi film all’aria aperta. (per chi non aveva i soldi, come mè, il film lo vedeva appollaiato sulle mura dell’arena (raggiunta scalando un albero) o con la cassettina a tracollo e vendere, per conto del gestore del bar, i gelati e le loverie di quei giorni).
Amarcord, le corse in spiaggia, dopo le grandi burrasche, a raccogliere le “poverazze” e i “canelli” in compagnia dei nostri genitori. A quei tempi ce n’erano veramente tanti e per parecchi giorni sulle tavole si mangiavano in tutte le maniere.
Amarcord, che in casa avevamo la stufa economica a legna e spesso non si aspettava di arrivare all’ora di cena, ma posizionavamo le vongole più grosse sul piano rovente della stufa, aspettavamo un minuto e quando si schiudevano, ancora umide dei loro umori, le succhiavamo a scottadito.
Amarcord, che la spiaggia era immensa anche perché le uniche cabine (in legno) che si vedevano erano all’altezza dell’Hotel Aurelia, di fronte alla villa della Rosina Casanova e dell’Hotel Mare Pineta, che per primi utilizzarono dette cabine per i loro ospiti. Uno dei primi bagnini vero e proprio fu Peppino Giulianini che posizionò 4 cabine sempre in legno, con le tende per ripararsi dal sole (non esistevano ancora gli ombrelloni) ed iniziò il grande business degli stabilimenti balneari, che avrebbe portato benessere e ricchezza a tante famiglie che ebbero il coraggio di investire in quell’attività.
Amarcord, le mitiche attività: il “sale tabacchi” dell’amatissimo Sindaco di Cervia Gino Pilandri che per molti anni, assieme al negozio dei “Venturi”; la macelleria di Oliviero (dove lavorava l’amico “Cugat”); i bar delle famiglie “Veronesi” e “Lonzardi”; la bottega di alimentari della Dela, dei “Pansecchi”; la cantina di “Tabanelli”; l’elettricista “Orazio”; il barbiere “Ricaia”; il banco della frutta e verdura di Brighi Viero e dei Bagnara, hanno gestito con le loro famiglie le rispettive attività, fornendoci servizi ed amicizia.
Amarcord, la chiesa Stella Maris, coordinata da Padre Geremia che mi ha fatto crescere accanto ai miei amici adolescenti che non scorderò per tutta la vita. “Alberto e Paola Pilandri, Tina e Sergio Cereda, Alberto Foschi, Italo Foschi, Cicetto ed Amedeo Sgarbi, Francesco Bagnara, Andrea Fabbri”, Assieme a loro, dove ora sorge la chiesa Stella Maris, sventrammo la collinetta a ridosso della pineta e con badili e carriole, nei pomeriggi di un intero inverno, costruimmo il nostro primo vero campo sportivo, dove il sabato pomeriggio o la domenica organizzavamo incontri con gli antagonisti di Cervia città o delle altre frazioni. Furono quelli i giorni che iniziai poi, con alcuni coetanei, a giocare nelle giovanili del Cervia Calcio per arrivare al debutto in quarta serie all’età di 16 anni grazie al grande calciatore (ed allenatore in seguito), Eugenio Modanesi. In quell’anno calcistico ‘60/61 debuttarono con me anche Piero Baldisserri e Gualtiero Minotti e se lo facemmo dobbiamo dire grazie, oltre che a “Zorro” (così era conosciuto Modanesi), anche al Grande Presidente Germano Todoli che per il Cervia Calcio e per Cervia ha sempre profuso il massimo degli impegni.
Amarcord, quando negli inverni molto nevosi, andavano sulle dune della pineta (a monte della Stella Maris), e provvisti di slittini e sci fatti con i più svariati materiali ci lanciavamo fra gli alberi e i cespugli in un’atmosfera irreale, che ci faceva sentire vivi (e questa attività non ci portava a pensieri dannosi e pericolosi con i quali, purtroppo, i giovani d’oggi devono fare i conti).
Amarcord, come fosse ieri, che andavo a “rubare”, con i miei coetanei, le canne d’india per farne canne da pesca, nel cimitero dei tedeschi a Bologna Mare e il guardiano “Franz” ci prese con le mani nel sacco, rincorrendoci e minacciandoci con frasi alla “Ghestapo” fin sotto casa.
Amarcord, i primi anni dedicati al lavoro di raccattapalle all’Hotel Mare Pineta, con il Maestro di tennis Giovanni Scaunich e il suo fidato palleggiatore Roberto Castellani. (in estate, molti bambini facevano questa esperienza per non pesare sull’organizzazione familiare). Al Mare Pineta ebbi anche la grande opportunità di conoscere il più carismatico degli albergatori dei nostri tempi il Commendator Sovera, che dopo due anni di anticamera nei tennis mi vestì da bertuccia e mi fece lavorare in portineria al Mare Pineta a fianco del mitico sig. Merigi il Portiere per antonomasia. Iniziò così per mè la lunga carriera negli alberghi di Milano Marittima, in Italia, poi all’estero ed infine alla Direzione Generale del Grand Hotel Cervia.
Amarcord, che dopo aver lavorato nei migliori 3 stelle di Milano Marittima, approdai all’Hotel Imperiale, diretto allora dal giovane Michele Roselli e Sig.ra Maria Grazia, passai alla corte di una conosciutissima e stimata famiglia di Milano Marittima, quella di Italo Benzi e Sig.ra Bettina all’hotel Deanna, sempre come 1° maitre d’hotel, per trasferirmi dopo due anni in casa di un’altra prestigiosa famiglia di due cari amici, Sgarbi Dott. Giuseppe (per tutti Cicetto) e Amedeo Sgarbi divenuti albergatori a fianco della mamma, Sig.ra Nella, moglie del mitico Avvocato Carlo Sgarbi conosciuto e stimato da tutti in quanto svolgeva anche attività di notaio in Cervia.
Amarcord, che in quel periodo “Cicetto” Sgarbi divenne Presidente del Circolo Tennis di Milano Marittima e mi volle con sé nella gestione di quel circolo e assieme alla mia famiglia feci una bellissima esperienza a contatto con tanti tennisti , bravi maestri, fra i quali spicca per carisma e amicizia Paolo Cortesi (il padre tennistico di Sandra Cecchini) cresciuta nel nostro circolo, diventata tennista professionista, raggiungendo traguardi di livello mondiale e facendo da traino per moltissimi giovani cervesi. Furono gli anni della Coppa Davis a Milano Marittima, avvenimento agonistico nel settore tennistico, di grande importanza per la nostra città, che ci consentì di costruire tanti altri campi ed un centrale dove, fino a pochi anni orsono, si svolgevano manifestazioni di grande prestigio.
Amarcord, che in quegli anni maturò in mè la voglia di passare al settore Room Division nell’hotellerie e avendo conosciuto il figlio di Italo Benzi , Mino che, con la Sig.ra Paola gestiva e dirigeva l’Hotel Rouge di Milano Marittima, dopo alcune riflessioni e la possibilità di intraprendere negli anni futuri, la carriera direttiva, iniziai un periodo a dir poco magico per il mio lavoro in quanto all’hotel Rouge conobbi, oltre a tanti personaggi famosi, anche Antonio Cabrini (marito di Consuelo figlia dei Benzi), il magnifico calciatore che tutti conosciamo, ma anche un amico col quale dividevo collaborazione e qualche partita a tennis nei tornei che organizzavamo nei campi da tennis del suo Centro, accanto al Canalino di Milano Marittima.
Quella Milano Marittima ora non c’è più, al suo posto sappiamo tutti cosa abbiamo scelto di far trovare ai tanti turisti che fortunatamente ancora ci seguono, ma si potrebbe ritrovarla attuando alcune delle regole fondamentali “dell’accoglienza”: prima di tutto cercando di fare arrivare nel modo più corretto e sicuro i vacanzieri nel nostro territorio; limitando nel limiti del possibile la circolazione dei mezzi inquinanti, costruendo parcheggi scambiatori alle porte della città, potenziando i mezzi di trasporto alternativi e ricominciando a vivere con la serenità d’animo di quei tempi. C’è bisogno di un’iniezione di fiducia, trovare motivazioni per consentire ai nostri giovani di crescere professionalmente, nel rispetto dei valori e del prossimo, sacrificarsi per questo obiettivo. In momenti di crisi come questi, occorre che gli abitanti, gli imprenditori e i politici credano nel loro ruolo, non solo per generare ricchezza ma per contribuire alla crescita della società. In una recente intervista, Umberto Paolucci (ravennate e romagnolo D.O.C. braccio destro di Bill Gates ora Responsabile dell’E.N.I.T.), afferma “I cambiamenti vanno cavalcati, bisogna saper leggere il mercato, dare ciò che il cliente vuole. Se analizziamo bene tutto questo ci rendiamo conto che i cambiamenti si possono cavalcare, ma i ricordi ci devono tenere sempre compagnia”. Personalmente lo sto facendo e non smetterò di riproporveli con i miei Amarcord. Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno contribuito alla nascita, alla crescita di Milano Marittima e un accorato appello di “non mollare” a chi ha ereditato il gravoso compito di amministrare e recuperare “le nicchie” di quella Milano Marittima che non c’è più.
Giorgio Rocchi
Grazie dei bellissimi ricordi. Io ho frequentato la 1a elementare, con la maestra Amadori, sopra il negozio dei Bagnara, la 2a e la 3a in una casetta vicino all’albergo Belvedere (d’inverno ci portavamo un pezzo di legna ciascuno per la stufa Becchi!)e la 4a e 5a alla pensione della Stella Maris, per cui mi AMARCORD di tutti. Certo che per me, emigrato a Salsomaggiore 50 anni fa, la nostalgia è fortissima, ma i tanti amici di quegli anni me la rendono più sopportabile. Grazie ancora.
Avete detto giusto: quella Milano Marittima ora non c’è più. Non c’è più in tutti i sensi: i turisti sono calati perchè ora la gente non si ferma in un posto, ma gira in tutto il mondo e calando i turisti scompaiono gli alberghi, i negozi, i locali e quelli che rimangono vogliono attrarre soprattutto i giovani e non più le famiglie. Se si passeggia nel centro si è investiti dal frastuono della musica ad alto volume che si mescola in un frastuono infernale. Alla sera e di notte negli alberghi adiacenti a certe via non si può riposare per gli schiammazzi di maleducati e alcoolizzati.
Si ma guarda che il conte le famiglie proprio non le sopporta. Non so se leggi bene i suoi post ma se le famiglie non sono aristocratiche, le etichetta come proletarie e credo che ne senta anche la puzza di povertà . Lui vorrebbe far tornare a Milano marittima solo i blasonati dal sangue blu. Tutti gli altri gli fanno schifo. D’altronde è risaputo che chi non ha un titolo nobiliare, si mette le dita nel naso e rutta rumorosamente tutto il giorno.