Questo mio “Amarcord” ribadisce il fatto che la Casa delle Aie, “i cervesi”, la sentono come la “loro seconda casa” e non gradiscono certo che anno dopo anno si tenti di distorcere quelli che sono i motivi per i quali è stata creata. Fatta questa breve premessa, vorrei riportare alla memoria di coloro che non hanno avuto la possibilità di “viverla”, la Casa, alcuni personaggi che hanno fatto la storia delle Aie.
Amarcord, il Maestro Aldo Ascione che in compagnia del Prof. Umperto Foschi fu il fondatore dell’Associazione Amici dell’Arte di Cervia e con grande intuizione scelsero come sede definitiva proprio la Casa delle Aie (ex base logistica dei “pignarul” che utilizzavano l’aia della casa colonica per accatastare le pigne che raccoglievano nella pineta circostante). Lo scopo era quello di consentire, a chi si ritrovava fra quelle mura, di respirare un’aria diversa, ”l’aria dell’arte”, che ognuno interpretava a modo suo. Era poco più di un’osteria quando venne chiamato a gestirla il cervese Ferdinando Nanni, e solo in seguito con l’avvento della gestione concessa a Brandolini (per tutti Topo), Abbondanza e Caroti, si cominciò a parlare di ristorazione vera e propria. Naturalmente lo scopo era quello di fornire una ristorazione particolare, fatta di piatti tipici e semplici ad un costo basso, proprio per consentire ai soci, e ai tanti frequentatori, di passare in “convivialità” il tempo necessario per poter dire all’uscita: “ho mangiato bene, genuino, ho bevuto bene, ho pagato il giusto e soprattutto “am sò spatachè”.
Amarcord, che dopo il decennio in compagnia dei “magnifici tre” concittadini cervesi, la gestione passò nelle mani di un generoso ristoratore di Cervia, Nori, che con la sua famiglia ed alcuni collaboratori diede inizio all’era dei gruppi familiari nella gestione.
Amarcord, che dopo la famiglia Nori, fu il momento di un’altro gruppo alla guida della Casa delle Aie, Zanfini Terzo e famiglia, che rimase ben otto anni a deliziarci con le sue specialità cedendo poi il testimone alla società “Viola” che faceva capo alla famiglia Fantini. Bisogna ammettere che questo tipo di ristorazione, in tutti questi anni, ha fatto epoca e ha creato un modello al quale molti si sono ispirati e ancora oggi si ispirano.
Amarcord, quanti soci, personaggi, sono transitati in quelle sale e salette allestite con tavoloni in legno massiccio e sedie impagliate stile contadino. Diciamo che fino a qualche decennio fa il frequentatore più assiduo era il cervese, che amava ritrovarsi alle Aie perché sapeva che ad una certa ora spuntava fra i tavoli l’amico Berto (Cortesi), autore tra l’altro di simpatiche canzonette composte da strofe in dialetto romagnolo, (lo stesso Berto le componeva in diretta) e in compagnia di E Murin (Finchi Agostino) e Gigin (Comandini) attaccavano con uno stornello romagnolo che ti facevano accapponare la pelle da quanto erano bravi e veri. Ora ai cervesi si sono aggiunti tanti vacanzieri, attori, Vip, di ogni paese e di tante nazioni; questa grande affluenza ci fa molto piacere, perché ogni persona che arriva alle Aie, se ne ritorna a casa con la nostra “cultura”, la nostra “arte”, la nostra “amicizia”, i nostri “usi e costumi”, ma ha anche logorato quello spirito associativo che ha ispirato Aldo Ascione and company.
Amarcord, “I Malardot”, un gruppo canterino, che si accompagnava con qualche strumento tipico della balera e ti tenevano compagnia fino a tarda notte in modo spontaneo. Non posso certo dimenticarmi di Stefanini, di Giuliano Lolli, Pietro, e molti altri che con i loro scanzonati motivi romagnoli ti “straziavano il cuore”.
Amarcord, che era motivo d’orgoglio potersi esibire alla Casa delle Aie e allora i personaggi sopra citati, non più giovincelli, lasciarono il posto ai nuovi canterini/musicanti e così fecero capolino Mercuriali, Benaglia, Servidori ed altri suoi coetanei, che continueranno a sorprenderci con la loro romagnola musicalità.
Amarcord, che quella era la vera convivialità e che molti cervesi, soci e non, dicono che è venuta a mancare. Ma non bisogna certo desistere dal cercare di ricostruire l’atmosfera che si respirava in quegli anni. I Presidenti e i Preposti che si sono avvicendati alla conduzione dell’Associazione Amici dell’Arte Aldo Ascione; Carlo Saporetti; Umberto Foschi; Oriano Masacci; Gino Pilandri; Eros Gambarini, Luigi Nanni, si sono sempre impegnati e prodigati per raggiungere l’obiettivo di cui parlavo, e per onorare il lavoro da loro svolto, faccio un appello all’attuale Presidente e a tutti i componenti il Consiglio, affinché si attivino per recuperare e ricreare quella situazione, che era e deve essere l’essenza vitale della Casa delle Aie. Per concludere vorrei rivolgere un particolare ringraziamento a: Sergio Cecchi, Luciano Marconi, Bruno Rossi (Cecconi), carissimi amici, che mi hanno consentito di recuperare alcuni passaggi della vita di questa particolare associazione.
Giorgio Rocchi