Scritto da Nino Giunchi
Ricordo l’inaugurazione del Museo Archeologico Cervese voluto dal Sindaco Roberto Zoffoli, a cui vanno i ringraziamenti miei e dei cervesi essendo riuscito a valorizzare una parte della nostra storia. Quello in cui non era riuscito neppure il nostro storico cervese ed ex sindaco Gino Pilandri negli anni ’82/’83, quando era totalmente sicuro di fare un museo nel Rubicone che mi fece togliere, dalla cantina dove erano custoditi, tutti gli attrezzi delle saline che mio babbo, come tanti altri salinari (forse non volevano credere che, quella volta, sarebbero stati buttati via 2300 anni di storia) li avevano conservati.
Così tirai fuori paloncelli, paniere, gavaricasse, carrioli barelle, piron e forabus che misi in bell’ordine nel cortile sicuro che qualcuno li sarebbe venuti prendere. Passarono settimane, mesi, poi qualcuno si prese la briga di dirmi che il museo non si sarebbe più fatto ma non mi disse il perchè. Allora mi venne in mente quello che diceva qualche anno prima il maestro Ascione: da quando a Cervia comanda la legione straniera non si capisce più niente.
L’ira mi mise nelle mani un mannarino e in un’ora feci fuori 2300 anni di storia. Posso solo immaginare lo stato d’animo di Gino Pilandri. Ma torniamo a San Martino Prope Litus Maris. Una basilica di 38 per 19 metri con mosaici policromi dimenticata per oltre mille anni poi fatta dimenticare ulteriormente dal 1989 fino ad oggi.
All’inaugurazione del museo ho sentito molti giovani chiedersi che cosa e dove fosse quella chiesa. Bene, i mosaici sono stati staccati nel 1989/’90 hanno girato le scuole di S.Andrea, le cucine di Tagliata, l’hotel Leopardo di Milano Marittima, il ricovero Cavallino Bianco e infine il Magazzino Comunale dove attualmente si trovano tredici lacerti, mentre tre sono stati portati a Ravenna e restaurati e forse saranno posizionati nel nostro museo. Per gli altri tredici nel magazzino speriamo bene.
Per concludere: se una città che vive di turismo fa finta che queste cose non esistano e non le valorizza, sarebbe ora che quelli che la sfruttano si mettessero le mani in tasca non solo per prendere ma anche per dare. Detto cervese: quand c’un i nè un s’nis spend. Dedicato a tutti quelli che da oltre ventanni, finita la stagione turistica, puntualmente, si riuniscono per pensare come allungarla. Cun la penza pina us fa fadiga a pinsè.