La vecchia élite di Milano Marittima, oggi sconosciuta, era ben diversa da quella che, a torto, oggi si indica come la Milano Marittima bene.

Su Ravenna Today del 18 Dicembre 2024 ho visto un articolo dossier intitolato “Dallo shopping di lusso alla malamovida e agli accoltellamenti: cosa rimane oggi della Milano Marittima bene” dove si leggeva “c’è chi chiude bottega: ma qualcun altro, invece, trova ancora qui il proprio luogo del cuore”. Vorrei sapere quanto davvero chi scrive questi articoli conosca innanzitutto Milano Marittima, soprattutto la vera Milano Marittima bene, una società ormai scomparsa e comunque talmente chiusa ed impermeabile da essere difficilmente raccontabile da chi non ne ha fatto parte per censo, età, provenienza a meno di non confondere la vera élite di Milano Marittima con la recente cafonaglia arricchita e arrivista, tutta macchinoni orologioni e zoccoloni. Quanto al luogo del cuore, può esserlo solo per noi della vecchia guardia, adesso tutti amano Milano Marittima solo per immagine, il resto son balle.

milano marittima casta

È praticamente impossibile, oggi, dare un’idea di quella Milano Marittima. Ormai il 99% di chi conosce (poco o niente), parla (spesso a sproposito) o frequenta Milano Marittima ha una memoria pregressa troppo recente per capire che non era tanto un altro periodo, bensì un altro mondo. Ed oggi sono davvero ridicoli quelli che ciarlano di una Milano Marittima vip, fashion, glamour, esclusiva che esiste solo nelle loro teste e nei loro giornaletti.

Una vera ridda di ricordi mi è riaffiorata lo scorso ottobre, apprendendo il decesso di una contessa quasi centenaria che veniva ospite di miei amici di famiglia e che, detto en passant, era pure cugina di una simpatica vecchietta che di mestiere faceva la regina d’Inghilterra. Si è vero, era una casta, stratificata, ma una casta, come giustamente ha raccontato Vittorio Zucconi in un simpatico articolo pubblicato sul Venerdì di Repubblica il 28 Luglio 2017, dove scrive “A Milano Marittima arrivavano i fortunati, la casta” e lui che, come altri prima, aveva conosciuto altre realtà vacanziere limitrofe, dice chiaramente che potervi finalmente villeggiare era la conclusione di una “marcia mistica”, un up grade, un traguardo sociale prima di tutto. Oggi abbiamo le marce, non certo mistiche, della ragazzaglia che va ad ubriacarsi in centro e gli addii a celibato e nubilato sempre più chiassosi e volgari perché certi della impunità.

Specialmente la sera, dopo cena, il Viale Matteotti ospitava una passeggiata numerosa ed elegante che faceva sembrare di essere più su una passerella dell’alta moda che sul marciapiedi di una località vacanziera. I locali ed i bar erano praticamente salotti decentrati delle famiglie della ricchissima borghesia e della più importante nobiltà, e la dichiarazione letta, per esempio, sul Corriere del 19 dicembre 2012 “Sedersi al Nuovo Fiore valeva ben oltre un gelato” riassume benissimo il clima, solo che non ce ne rendevamo conto più di tanto, perché per noi era assolutamente normalità.

La percezione, anche a distanza di tanto tempo, era più netta da chi ogni tanto, da Cervia o dalle zone limitrofe, si avventurava (la parola non è a caso) a mettere piede nella città dei pini e dei giardini, come abbiamo letto in un’altra dichiarazione sulla Voce del 3 Settembre 2012 “Bella e impossibile, pensavamo di non essere mai abbastanza eleganti per frequentare i suoi viali”.

Cervia era distante anni luce dalla nostra Milano Marittima e leggere affermazioni tese a ribaltare la realtà storica tipo “Il Centenario ha fatto scoprire a tutta la città ed ai turisti che spesso la vedevano quasi come un entità a parte, che Milano Marittima è in realtà parte integrante di Cervia” (cfr Voce del 27 dicembre 2012) è una boiata pazzesca. Eravamo un’entità a parte e tali siamo rimasti parecchi anni, almeno fino agli anni ’90. Tanto che i cervesi hanno maturato tutta una loro mitologia (ovviamente falsata) sulla Milano Marittima di quegli anni, ed anche un certo dispregio che democraticamente estendevano anche ai residenti “non signori” che avevano già il peccato originale di essere venuti a fare Milano Marittima da fuori, quasi tutti dalla ex grande provincia di Forlì, oggi Forlì-Cesena.

Era la Milano marittima della sostanza e non dell’immagine (fasulla), ma una sostanza che era vissuta strenuamente con il basso profilo, anzi, più importanti erano le famiglie, più erano dedite alla discrezione, mentre oggi siamo diventati il palcoscenico preferito di tutto un baraccone di mezze calzette e cafoni arricchiti che vengono col preciso intento di ostentare il più possibile, convinti di essere promossi “signori ” solo per il fatto di essere qui.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

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