Sarà sempre più difficile rilanciare Milano Marittima se ci si preoccupa del superfluo e non delle reali necessità di base della località.

Diciamola tutta, ancora una volta, a molti di voi di Milano Marittima non gliene frega una cippa. Intendo di Milano Marittima a 360 gradi, di Milano Marittima 365 giorni l’anno, di Milano Marittima e la sua storia.

Ieri mattina al bar, per esempio, una signora lombarda in trasferta mi ha detto “Ma la vogliono proprio abbandonare Milano Marittima” perché ha visto che quest’anno non c’è la pista di ghiaccio. La nostra città abbandonata perché non c’è una inutile pista di pattinaggio? E per tutto il resto non è abbandonata? E non lo è ormai da molti anni? È una frase esemplare di una certa mentalità distorta e nociva che ha contribuito ampiamente alla situazione di decadenza e degrado della mia cittadina, sempre più penalizzata da mefitici egoismi di chi pensa solo ad assicurarsi la clientela e di chi ci viene sporadicamente. Alla fine tutti se ne fregano pacificamente di ciò che a Milano Marittima c’è e succede tutto l’anno e di chi coraggiosamente ci abita o cerca di mantenere in piedi la propria attività. E siccome i nostri primi grandi imprenditori con la loro lungimiranza avevano già presagito l’andazzo cervese, ecco l’episodio fatto poi passare per leggenda da bar, ovvero che si voleva fare comune autonomo (come fece Riccione grazie alla famiglia dei miei amici conti Pullé) o andare sotto Ravenna.

Non andava bene essere già quel paradiso verde che oggi tutti anelano essere, bisognava cementificare. Non andava bene essere una località di alta gamma, bisognava diventare la meta della ragazzaglia della movida e del turismo proletario. Non andava bene essere una località viva e abitata tutto l’anno, bisognava ridurre tutto al cosiddetto centro. Non andava bene avere una viabilità facile e funzionale, fra l’altro all’avanguardia con le rotonde, bisognava incasinare tutto e di più.

Milano marittima ormai manca del necessario, a partire da una decente rete di illuminazione, fognaria e stradale, per non dire della sua caratteristica che la rendeva assolutamente unica: il verde. È irritante vedere decenni e decenni di sforzi delle nostre famiglie, che Milano marittima l’hanno fatta e soprattutto mantenuta, finire nel cesso. Un’offesa alla memoria di tante persone che, fra l’altro, sono costantemente dimenticate, come se Milano Marittima fosse nata e prosperata per divino miracolo.

Sul Carlino del 3 dicembre 2024 ho letto che, secondo un dirigente comunale, dobbiamo imparare a convivere con le radici dei pini e comunque guardando alle altre località limitrofe, Milano marittima è la più verde nonostante la campagna di tagli ai pini ecc.. Francamente viene da ridere e da piangere a leggere queste uscite, perché noi di Milano Marittima è dal 1912 che conviviamo con le radici dei pini, che erano molti di più e pure belli grossi, addirittura in vari punti ancora non c’erano i marciapiedi. È proprio nei marciapiedi fatti male e nelle strade fatte peggio il vero problema.

buca asfalto viale matteotti milano marittima
Uno dei buchi che con i pini non c’entra assolutamente nulla

Voglio ricordare a tutti e a chi rilascia queste dichiarazioni, che mettere la nostra città a paragone con le altre località non ha nessun senso perché è come confrontare le mele con le pere. Mentre le altre località hanno il verde urbano come accessorio, a Milano Marittima è esattamente l’opposto, perché i pini soprattutto ed il verde in generale non sono mai stati un arredo urbano, ma sono state le ville e le strade ad essere infilate dentro un bosco. E siccome il bosco era di suo già tanto, sega oggi, sega domani, il verde è ancora tanto rispetto alle altre realtà vicine. Per chi non è abituato a vedere il verde se non al cimitero o al giardinetto comunale, il verde di Milano Marittima sembrerà sempre tanto, addirittura eccessivo. A noi che qui siamo nati e cresciuti sembra davvero poco.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

3 risposte

  1. a parte qualche parola per così dire vivace, mi sembra un’analisi lucida da parte di chi conosce molto bene la realtà in cui vive.
    mi permetto di aggiungere che c’è modo e modo di costruire e che ci sono troppi edifici recenti non in armanois con lo stile della città.
    e che trasformare una pensione di 15 camere in un palazzo di 5 piani 5 mi pare urbanizzazione selvaggia stile anni sessanta.
    e il turismo culturale non interessa a nessuno?
    PS se non si sanno costruite marciapiedi adatti ai pini, il problema sono i marciapiedi, non io pini…

  2. Non posso entrare nel merito perché non ci vivo. I più ne fanno una questione di milano marittima
    Contro Cervia. Non Vorrei essere sgradevole, ma Milano marittima non è più Milano marittima, Cervia non è più Cervia, Milano non è più Milano. Se non ve ne foste accorti tutti, i comuni sono nello sfascio con la metà delle risorse di cui disponevano solo vent’anni fa e un terzo di quelle che utilizzavano quarant’anni fa. Le città che hanno sfondato nel turismo sono quelle che oggi hanno musei vuoti e turismo di strada (quelli che vuoi disprezzati come proletari). questo disprezzo non ci porterà da nessuna parte mai. Il che non vuol dire che dobbiamo rassegnarci a quel turismo che consuma suolo e lascia solo rifiuti. Ma dobbiamo anche capire che il turismo d’élite non esiste. Più in nessuna parte del mondo. Del resto anche noi nelle nostre piccole casette abbiamo tutti il vicino di casa che non fa la raccolta differenziata, che lascia i rifiuti ingombranti per strada, che non strappano +1 stelo d’erba che esce dal marciapiede. La verità è che i nostri sopracitati avi piegavano la schiena per tenere pulito, in ordine, il proprio e anche quello degli altri. oggi invece ognuno si fa i fatti propri e nel peggiore dei casi passa il tempo a lamentarsi di come gli altri amministrino male il bene pubblico.

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