La riapertura dello Sporting, sotto una nuova veste, fa pensare che finalmente c’è chi ha capito che la rotta da seguire porta al passato.
Era già tutto scritto, o meglio vi avevo già scritto tutto, ed anche molte volte. Gli articoli di questo blog, a partire dai primissimi, sono lì a testimoniarlo, evidentemente ancora validi e fa piacere pensare che finalmente qualcuno ne abbia tratto profitto. Oggi, venerdì 6 dicembre 2024, leggere a piena pagina del Carlino l’articolo che annuncia la riapertura del bar Sporting, mi fa pensare, pensare innanzitutto a questo, che finalmente qualcuno ha capito, tardi, ma ha capito.
Nell’articolo del Carlino leggo che il progetto della cordata dei nuovi gestori è fare ripartire la storica attività (nata nel 1962 ndr) per cambiare rotta rispetto alla fase critica che sta vivendo Milano Marittima. Beh, la fase critica in realtà dura da ormai un buon quarto di secolo, chiamala fase. Leggo ancora “è un progetto a dir poco ambizioso perché si propone di lavorare al servizio della città (…) investire sul futuro della località (…) com’è noto Milano Marittima sta vivendo una fase critica, sotto accusa le scorribande dei giovani, sicurezza, perdita di appeal”.
Scusate un attimo, ma non sono i problemi che questo blog vi ha segnalato da sempre? Per non parlare dello scrivente che, già prima del blog (nato nel 2012), aveva più volte denunciato il preoccupante andazzo giovanile che addirittura veniva incentivato e scusato magari dalle stesse persone che oggi vanno a sedersi in prima fila alle riunioni dei comitati per salvare Milano Marittima. Io ricordo che su mia pressione l’unico che prese a cuore la questione fu l’allora nostro vescovo Verucchi e c’è una sua lettera del 2010, a me indirizzata, che può dimostrarlo.
Leggo ancora concetti che vi ho scritto cento volte, tipo “secondo il gruppo di imprenditori la migliore medicina per ribaltare la situazione è quella di rendere viva la città e sentirsi parte di una comunità offrendo il proprio contributo”. Esatto, parole sante! Ma quante volte vi ho scritto che la decadenza di Milano Marittima è un problema complesso e generale iniziato quando si è perso tutto il tessuto di residenti e negozi di svariata tipologia per puntare sempre più su un centro commerciale innaturale tutto focalizzato nelle boutique del cosiddetto centro? Quante me ne avete dette e scritte dopo? A partire dalla solita frase cretina “i tempi cambiano”, per finire a chi simpaticamente mi definì sulla stampa un “nostalgico ragazzo della via Gluck”. Evidentemente quando le cose le diciamo noi di Milano Marittima siamo dei rompicoglioni nostalgici, se invece arriva qualcuno da fuori, ecco che lo stesso concetto diventa ambiziosa progettualità per il futuro. Ricordatevi sempre, e con rispetto, che Milano Marittima non è nata per divino irraggiamento, ma dalla progettualità e dal senso di comunità delle nostre famiglie storiche, non stavamo certamente a contare le pigne.
Naturalmente questo articolo non è che uno spunto di riflessione sulla situazione del mio amato paese, quanto alla nuova gestione dello Sporting, faccio sinceramente tutti i miei migliori auguri di raggiungere gli obiettivi prefissi, ed anche di più, perché (altro concetto che vi ho scritto cento volte) chi lavora bene, fa bene non solo a sé stesso, ma a tutto il contesto e ciascuno può fare tanto anche nel piccolo. Piccolo come me quando sfrecciavo con la bicicletta a rotelle all’ombra degli ombrelloni della gelateria o seduto al solito tavolino sotto l’occhio vigile di mio padre (con la boutique La Tartana 2 di fianco) o magari assieme a qualche vecchia negoziante della vera Milano Marittima glamour, come la mitica Carmen Pantani.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi
Nemo propheta in patria
Ottimo !
Hai centrato il tema
Mia nonna (Susi Ginanni) mi raccontava, insieme a suo padre (mio bis nonno il Conte, P Ginanni) che Milano Marittima era stata CREATA (con tanto di votazione per il nome) per un PROGETTO di “COMUNANZA” delle nostre famiglie storiche….ma che certamente volevano anche le pigne della pineta. In ogni caso la degradazione sociale e culturale, allo specchio dei tempi di oggi è presente ovunque e Milano Marittima potrebbe tornare ad essere un luogo e non un mercato, solo solo se si riformano le FAMIGLIE, i SERVIZI per le FAMIGLIE, la gestione dedicata alla FAMIGLIE come del resto furono le FAMIGLIE a volerla. Quei maestosi pini marittimi ormai più alti di un tempo e che ci hanno osservato crescere, hanno radici ben salde e profonde nella terra di Milano Marittima e sono il segno che solo con radici profonde e ben salde si può sostenersi dimostrando al mondo che dobbiamo solo tornare a VIVERE e non a SOPRAVVIVERE.