Il Natale 2024 sarà di basso profilo a Milano Marittima, l’amministrazione dimezza gli investimenti per gli eventi e pensa già al 2025.

Sono anni, ormai, che chi vi scrive e anche altri, vi diciamo che Milano Marittima è morta, ma non di morte naturale, è stata ammazzata, ma evidentemente non volete farvene una ragione, nonostante la triste evidenza. Continuare a dire che rischia di morire è, ancora una volta, voler tenere gli occhi chiusi davanti alla realtà. Primo passo per risolvere (o cercare di risolvere) un problema è prenderne atto, piaccia o no.

milano marittima natale

Adesso che è arrivata l’ennesima mazzata, forse, finalmente, la capirete? Sicuramente no, neanche stavolta. Si vede già da certi approcci alla situazione e nonostante mi dicano che sia nato un comitato di coraggiosi pro Milano Marittima che avrà molto da battagliare.

Ultima mazzata alla mia località (sì mia, perché io e la mia famiglia siamo parte della sua storia economica sociale residenziale dagli anni ’50), scordatevi quest’anno le feste di Natale, praticamente Milano Marittima tornerà come la Milano Marittima del Natale del 1973, in piena Austerity, quando mia madre era incinta di me. Eppure com’era viva allora e per tanti anni ancora, la mia Milano Marittima, magari si girava a cavallo o in calesse, ma quanta gente vivacizzava la cittadina con tantissime attività, aperte e fiorenti!

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Corriere Romagna 17 ottobre 2024

Adesso no, nella tanto decantata “MiMa”, orribile acronimo, il Palazzo fa sapere che il prossimo anno (2025) faremo faville, ma quest’anno no, e a leggere il Corriere di oggi, 17 Ottobre 2024, sembra che si voglia anche dire qualcosa in più. Si potrebbe riassumere in due punti cardine. Primo, non c’era sta solfa che fate che investiamo tutto su Cervia e praticamente niente su Milano marittima, visto che, dati del Palazzo, anno scorso per Natale 2023 abbiamo speso 150 mila euro per Cervia e tre volte di più per Milano Marittima, ovvero 471 mila euro. Secondo, testuale “la città non crede nel Natale, la Giunta neppure” quindi praticamente è colpa vostra, operatori del turismo “in quel periodo di festa locali chiusi e pochi contributi da parte delle attività”. Praticamente un proclama una lezione e non rompete le balle. Da cittadino sarei curioso di sapere dove e come sono stati spesi questi 471,000 euro a Milano Marittima da “fuori” in tanti non c’è ne siamo accorti.

Un po’ irritante leggere frasi tipo “si è vista soprattutto Milano Marittima spegnersi nel tempo nonostante le iniziative”. Francamente, come ho ripetuto centinaia di volte, i riscontri dipendono dal tipo di iniziative e sulle iniziative natalizie di Milano Marittima lasciamo perdere, con le bancarelle delle pizzette o delle caldarroste cosa si spera di attirare e soprattutto di fatturare? Perché il turismo è fatturato e non presenze. Altro concetto che evidentemente non entra.

Nonostante un barlume di sensatezza si trovi nella considerazione che “un dispendio di energie non necessariamente corrisponde ad un aumento di presenze “. Una località come Milano Marittima non può vivere di presenze estemporanee, magari concentrate nei weekend, della gente del forese a farsi la vasca in centro e ciao. Fra l’altro, chiedetevi cosa offra ormai Milano Marittima, anche centro, a chi ci viene. La risposta la sapete.

Milano Marittima l’avete spenta voi, non si è spenta da sola, se vogliamo parlare solo di luci di Natale, fino fine anni ’80 erano dappertutto, tutto il Viale Matteotti era un tunnel di luminarie sui pini, adesso non più. Siamo d’accordo che, propaganda a parte, molte attività restano chiuse, ma come possono fare altrimenti, quando hai da pagare la merce, il personale e soprattutto affitti da capogiro a fronte del fatto che la clientela di Milano Marittima da anni è di basso o bassissimo livello economico e non si incassa? Quando Milano Marittima era ancora un posto normale, tutto filava normale, da quando si sono voluti rompere certi equilibri e ribaltare certe situazioni, il risultato è questo, cioè sempre peggio.

È facile parlare quando si è dipendenti e stipendiati, un po’ diverso quando devi tenere aperto un negozio, un hotel, un bar, un ristorante e le spese aumentano e gli incassi latitano, sono rodimenti di fegato che chi scrive conosce benissimo, purtroppo. Ed è un rodimento di fegato anche subire questo continuo degrado della località, quando hai nella mente e nel cuore tanti ricordi di un posto davvero magico, non solo a Natale.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

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