È ufficiale, il 2024 è l’anno che vedrà la realizzazione del primo stralcio del nuovo parco urbano di Milano Marittima. Ma ne abbiamo davvero bisogno?

C’era una volta un parco chiamato Milano Marittima. Sembra l’inizio di una favola, e lo era. Sembra una di quelle vecchie favole che, adesso, la nota produzione ti ripropone a detta sua in chiave moderna, in realtà stravolgendo tutta la situazione. Così sta succedendo da noi, ed è sempre utile fissare certi punti a beneficio sia di chi fa finta di non ricordare o sapere, sia dei nostri nuovi lettori (e sono davvero tanti) che non hanno letto i vari articoli precedenti sulla questione.

MILANO MARITTIMA ERA GIÀ UN PARCO

Punto primo, fondamentale. Cervia è una cittadina come tante (fra la piazza del Comune, Magazzini del Sale e Torre San Michele è però molto più bella di tante) alla quale, in momenti diversi, verde, alberi e giardini sono stati aggiunti dopo come classico arredo urbano. Tutto l’opposto alla mia Milano Marittima, che fu un lotto di terreno pinetato a cui andava ad aggiungersi un piccolo complesso urbano a partire dalle prime villette dei fondatori (le abbiamo censite tutte qui). Quindi, già scrivere che a Milano Marittima si concede di fare nuove palazzine (meglio palazzoni) in cambio di nuove aree verdi non solo è un ribaltamento di giusta prospettiva ma anche della realtà e della nostra storia.

milano marittima parco urbano
La città dentro al parco

Punto secondo, un assioma, ovvero che non è mai esistita una Milano Marittima “e” la pineta, cioè Milano Marittima con “accanto” la pineta come, appunto, sarà adesso col nuovo inutile parco urbano, un parco che magari sarà una meraviglia del suo genere, per carità, ma non è un genere adatto a Milano Marittima. Ripeto, non è mai esistita Milano Marittima “e” la pineta, perché Milano Marittima “è” la pineta. Milano Marittima e la pineta erano un inscindibile unicum. Non si doveva uscire da Milano Marittima per passeggiare in pineta perché ci eravamo ampiamente dentro. E mi spiace che molti di voi lettori non abbiano avuto la possibilità di vivere quella Milano Marittima.

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Le case spuntavano tra il verde

Per tornare al fiabesco, avevo i rami dei pini davanti alle finestre e spesso guardando fuori mi trovavo alla distanza di un braccio dagli scoiattoli in cerca di cibo. Spariti i pini, spariti gli scoiattoli, sparite pigne e pinoli che erano in quantità industriali, capite il danno? così facendo si perde un intero ecosistema. Spariti i tanti giardini e fontane (fontane, non fontanelle pubbliche), spariti interi lotti di prosperosa pineta per costruire colate di cemento che è poi stato stupendamente dipinto di nero, manco la villa della famiglia Addams.

casa nera milano marittima parco
Classico stile della nuova Milano Marittima

Ormai girare per i cimiteri è più allegro, in quelli monumentali si trovano pregevoli architetture, a Milano Marittima ormai trovi solo una serie di scatoloni neri tutti uguali come i prefabbricati dei terremotati, totalmente anonimi e avulsi dal circostante.

IL PARCO URBANO COME NOVITÀ, MA NON LO È

Un parco urbano ce l’hanno tutti, una città dentro una pineta ce l’avevamo solo noi in tutta Italia. E poi dedicarlo al nostro fondatore Giuseppe Palanti, una vera beffa che lo farà rigirare nella tomba. Lui che aveva creato questa realtà particolare di città nella pineta. È come intitolare uno stadio di calcio ad un alpinista, o una gara di moto ad un nuotatore, non ci azzecca niente. Il concetto doveva essere chiaro, mantenere lo status quo, ed invece…

A quei pirla che dicono che i pini stanno bene in pineta, ribadisco che è come andare a comprare casa a Venezia e poi rompere i coglioni perché c’è troppa acqua e chiedere di tombare tutti i canali perché l’acqua sta bene solo in mare e non in città. Ma chi dice questo non ama Milano Marittima, ama solo il nome Milano Marittima, o meglio ciò che può dare la nomea della località.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

3 risposte

  1. Come si fa a non essere d’accordo al 1000%… io me la ricordo la Milano Marittima degli anni 80 ed è vero, eri in pineta e tutto il giorno odoravi l’aria di pino.
    Verissimo poi che l’architettura attuale è avulsa dal contesto.. oggi vanno di moda i super villoni da sboroni come quello in foto ma i pini, la natura, è quanto di più attuale si possa avere. La bellezza spesso è conservare, di sicuro non strafare. Forse sarebbe meglio che Milano Marittima divenisse un Comune a se stante, distinto da Cervia ed amministrato da persone che la valorizzano per quello che è nella sua natura.

  2. Ottimo articolo con verità inoppugnabili.
    Purtroppo, ormai, non so quanto sia possibile salvare Milano Marittima dal totale degrado, non solo urbanistico.
    Personalmente le ho definitivamente voltato le spalle perchè la mia Milano Marittima è morta alla fine degli anni 60 e rivederla così ridotta è stato per me un vero dolore e , permettetemi la licenza, anche una solenne incazzatura.

  3. D’accordo su tutto. Anche io mi ricordo da piccolo un mare di pigne e pinoli, che adesso non si.vedono più’. Ne raccoglievano ceste intere e all’anello del pino non in pineta! Aggiungo alla reprimenda quelli che si ostinano a dire di voler sostituire i pini con altri alberi autoctoni che danno meno problemi. I pini marittimi sono autoctoni dai tempi dei romani, sono l’elemento distintivo di Milano Marittima, maestosi, profumati, bellissimi. Basta tagliare i pini per costruire schifezza moderne! Sostituire sempre le cadute con altri pini. Difendiamo dalla lottizzazione quei 3-4 piccoli spazi con pini in centro e alle traverse. Ricostituiamo la pineta all’anello del pino, io mi ricordo da piccolo che era tutta all’ombra delle chiome da quanto erano fitte. Ora e’ quasi un deserto assolato..

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