Il Bosco del Duca d’Altemps a Castiglione di Cervia verrà tutelato e viene da chiedersi perché la nostra pineta, ben più antica, invece no.

Due pesi, due misure, anzi due scelte ben definite, e c’è poco da sperare per la mia Milano Marittima, altro che proclami. Lo si capisce benissimo leggendo l’articolo del Corriere di lunedì 17 ottobre 2022 che dice “Piano di recupero di alberi monumentali al bosco del Duca d’Altemps … 42 alberi gioiello della biodiversità in via Ragazzena a Castiglione … sottoposti a tutela regionale parte di un patrimonio storico“.

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Il Bosco del Duca d’Altemps

I DUCHI ALTEMPS A CASTIGLIONE DI CERVIA

Il bosco che fu dei duchi Altemps, nobili napoletani venuti dal Nord Europa, un po’ come i miei antenati paterni, nobili catalani venuti a Napoli e parenti di quel D’Annunzio il cui nipote frequentava spesso la casa di mio nonno. Mi viene da chiedere, ma non avrò risposta, se anche la mia Milano Marittima, vista la sua particolarità quasi unica di città ricavata dentro un bosco ben più antico ed importante del d’Altemps, non avesse avuto diritto ad essere tutelata, anche per legge.

A Milano Marittima poi neanche si parla di recupero, in molti casi si tomba e non si ripianta, anzi, si va oltre volendo importare addirittura nuove specie arboree diverse dai pini originari. E non parliamo del nuovo parco urbano (scopri qui il progetto) che, per carità sarebbe un bellissimo progetto, fatto altrove, ma a Milano Marittima distrugge completamente la morfologia e la storia del paese. Castiglione merita un occhio di riguardo come tutti i paesi del nostro forese perché sono feudi elettorali importanti, fanno la differenza, mentre quei quattro gatti, perlopiù tutti anziani, dei veri residenti di Milano Marittima ormai non contano più niente, Milano Marittima più che serbatoio elettorale è solo una cassa continua da cui trarre soldi.

Stranamente a Milano Marittima non abbiamo alberi monumentali, e dire che abbondano i pini davvero maestosi in pineta come nel centro abitato, ma sono sempre “zappini” quando fa comodo abbatterli, specie per fare nuove case, poi diventano magicamente “secolari” e “quelli della paradisiaca pineta dantesca” allorché quelle case bisogna piazzarle a 7000€ al metroquadro per indorare la pillola, o la supposta che dir si voglia.

LA MILANO MARITTIMA DEI PINI CHE RESISTONO

È sotto gli occhi di tutti che quando arriva una nuova lottizzazione i pini spariscono tutti all’improvviso, e girando per Milano Marittima si vede benissimo come restino invece nei vecchi lotti abitati. Chi vuole avere una pallida idea di Milano Marittima ante cemento deve fare un giro partendo dalla Rotonda Don Minzoni, che è la più bella di Milano Marittima, poi imboccate viale Oberdan, che tuttora resta splendidamente alberato.

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Viale Oberdan

Poi Viale dei Pini, che è il suo vero nome dal Luglio 1948 dopo l’intestazione ufficiale del Comune, ma senza svincolare nelle strade adiacenti che sono state vittime di cementificazione militante e progressiva. Tirate dritto e arriverete in Viale Milano davanti ad un grande lotto pinetato misteriosamente non ancora edificato fra le Vie Carducci, Verdi e Petrarca, salvato anni fa da Riccardo Todoli da un tentato intervento edilizio. Oltre ancora, il Viale Leopardi (ma purtroppo non le sue strade vicine), che offre ancora un colpo d’occhio che riporta agli originari viali a tunnel di pini di Milano Marittima, quando era una località verde e non un limone da spremere con le speculazioni, un limone sempre più secco e di cui resta l’amaro.

Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi

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