In un’intervista al Corriere Romagna la nipote del fondatore Palanti parla dei dispetti fatti al nonno, confermando ciò che dal 2012 vi diciamo in questo blog.
E adesso come la mettiamo? Abbiamo la rivelazione del estate 2022 sul fondatore Palanti? Lo scoop storico? Non fate i finti tonti, dalla nascita del blog nel 2012 ho raccontato questa storia tante volte, l’ultima giorni fa nell’articolo sulla carnevalata del cosiddetto compleanno di Milano Marittima (puoi leggerlo qui).
Il fondatore di Milano Marittima, Giuseppe Palanti, a Cervia è stato maltrattato, offeso, diffamato, e l’episodio della casa imbrattata di escrementi lo sapevo benissimo, come lo sapevano tanti vecchi cervesi. E ci sarebbe anche altro, che non racconto per rispetto alla sensibilità della famiglia e della carissima nipote del fondatore, con la quale, di questi fatti, ne abbiamo parlato velatamente.
Fra l’altro, l’articolo intervista non è per niente piaciuto ad altri discendenti dei fondatori di Milano Marittima che hanno visto i loro antenati fatti passare per quelli che non erano.
NON SOLO PALANTI
La vicenda su Palanti riportata sul Corriere Romagna ha parecchi punti in comune con un’altra storia successiva che coinvolse un altro benefattore di Milano Marittima, praticamente cacciato nel 1980, ovvero padre Geremia Ronconi da Cesena, parroco della nostra chiesa Stella Maris.
Attaccato a livello intimo e personale proprio come Palanti, oggetto di sgarberie come scritte ingiuriose sul sagrato, addirittura un incendio misterioso alla radio parrocchiale, dove il vandalismo sfocia nel vero reato. stesso stile.
È normale che la figlia di Palanti, testimone di tante cose, non volesse parlare, perché chi ha vissuto certe esperienze lo sa, è pesante. Quanto ai cervesi, che a Palanti prima gli intestano il Viale dei Pini e poi gli tolgono il toponimo, della pineta non fregava nulla. Lo stesso Palanti in una lettera scrisse che la sua società con la sue casette salvavano la pineta proprio dai cervesi che volevano farla fuori per farci campi di riso e patate, come già avevano fatto a Pinarella ai primi dell’800. Tabula rasa che avevano intenzione di fare anche nel 1962 (ne ho parlato qui), con l’abbattimento della pineta dietro alle traverse per realizzare una nuova lottizzazione e parco divertimenti. Sensibilità al verde dei soldi, non dei pini.
Il vero motivo per cui nel 1924 erano riusciti a riprendersi buona parte della concessione data nel 1912 erano gli alleati dei fascisti che volevano della terra per realizzare le colonie elioterapiche. Purtroppo per loro gli andò male, perché il boom economico di Milano Marittima nel dopoguerra fu opera e merito al 99% di famiglie provenienti dalla provincia di Forlì, bagnini, albergatori, negozianti, molti poi sono rimasti a viverci anche in inverno.
Quindi, dopo l’astio per gli invasori milanesi, l’antipatia e l’invidia si riversarono sui Milano Marittimesi foresti, e se pensate che sia un’esagerazione allora non sapete davvero niente di Milano Marittima. Io me la ricordo benissimo. Per uno di Milano Marittima andare a giocare a biliardo al Cral era visto come un uomo di colore che entrava in un bar in Alabama, fidatevi. Solo che le parti erano inverse, era quello di Milano Marittima il signore.
In conclusione aggiungo che l’essere diffamato e screditato capita anche a me perché scrivo cose troppo vere e troppo scomode per le quali vengo accusato di essere poco corretto, di travisare o addirittura inventare fatti.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi