4 Novembre 1971, un jet militare precipita schiantandosi sulle auto provocando quello che è conosciuto come il disastro aereo di Cervia.
Ricorre quest’anno il cinquantaduesimo l’anniversario del disastro aereo di Cervia avvenuto il 4 Novembre del 1971 e nel quale vi furono 7 morti carbonizzati tra cui 4 bambini di età compresa tra i 12 e 5 anni.
ANTEFATTO
Nel 1967 la base aera di Pisignano divenne sede del 101º Gruppo Caccia Bombardieri e Ricognitori dell’8º Stormo. Da Marzo del 1971 iniziarono ad operare nella base i nuovi Aeritalia G-91Y che verranno poi usati durante la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate che si sarebbe tenuta quello stesso anno.
IL DISASTRO AEREO DI CERVIA
Giovedì 4 Novembre la giornata era splendida e, complice la festività, migliaia di persone si erano messe in viaggio per raggiungere il mare percorrendo la Via Bollana che collega Cervia a Cesena. In aeroporto a Pisignano tutto era pronto per ospitare la manifestazione ed era in programma uno spettacolo acrobatico per mettere in mostra uno dei nuovi G-91Y pilotato dal tenente colonnello Luigi Weber.
L’aereo decollò dall’aeroporto poco prima delle 15.00 del pomeriggio e iniziò lo spettacolo acrobatico a bassa quota lasciando a bocca aperta le persone accorse all’evento.
Ad un tratto, poco dopo le 15.00, da uno dei motori del bireattore fu vista fuoriuscire una lingua di fuoco e subito dopo l’aereo cadde in vite piombando come una bomba sopra alle macchine in Via Bollana a pochi metri dal ristorante Al Ventaglio (oggi Ca’ Nori). I serbatoi dell’aereo erano pieni di cherosene e nell’impatto si alzarono fiamme altissime che si propagarono per centinaia di metri investendo ogni cosa.
L’Unità del 5 Novembre 1971 riporta così quegli attimi infernali
«Sulla strada decine di automobilisti aiutavano come potevano i feriti mentre il fuoco divampava ancora. Per più di cento metri intorno la terra, gli alberi, i cartelli della pubblicità apparivano completamente bruciati dal kerosene».
Testimoni hanno anche raccontato di aver visto decine di pecore incendiate scappare per i campi. In seguito, il pastore Fiore Monzione, proprietario del gregge, disse che si era salvato all’ultimo gettandosi a terra. Riportò solo alcune lievi ustioni ma il suo gregge fu decimato.
LE VITTIME
II tragico bilancio, come riporta l’Unità, è di 7 morti. Oltre al pilota trentaduenne, il tenente colonnello Luigi Weber di Bolzano, persero la vita Giuliana Gambi di 36 anni di Cervia, i suoi due figli Giampiero e Guglielmo Giordani, rispettivamente di 12 e 9 anni, un amico dei due ragazzi, Mauro Piraccini di 12 anni. Natalina Bianconcini di 5 anni fu la vittima più giovane, si trovava a bordo di una 500 giardiniera insieme ai genitori Luigi Bianconcini di 41 anni e Martina Bachilega di 39 anni, entrambi ricoverati al Sant’Orsola di Bologna e dal quale ospedale solo l’uomo tornò a casa.
DISASTRO AEREO DI CERVIA: COSA È ANDATO STORTO?
È difficile riuscire a isolare un solo motivo dietro ai disastri aerei, nella quasi totalità dei casi è un insieme di fattori e questo incidente non sembra fare eccezione.
Sappiamo dai testimoni dell’epoca che una fiammata è uscita da uno dei due motori e che poi l’aereo è entrato in vite. Tutti gli aerei bimotore devono essere certificati per volare anche con un solo motore e il danneggiamento di uno di essi o di entrambi non è sinonimo di disastro. Anche senza motori un aereo è comunque in grado di compiere una planata e di avere così una chance per atterrare.
Non possiamo sapere se il guasto al motore, o la stessa fiammata, magari a seguito di una vera e propria esplosione del reattore, abbia danneggiato qualche componente delle superfici di controllo primarie esterne o più probabilmente interne.
Nonostante tutti i piloti siano addestrati ad uscire dalla “vite”, non possono certo farlo in mancanza di una quota adeguata ed evidentemente Weber è stato vittima, più che del guasto al motore, di un ingresso in vite a bassa quota che non gli ha lasciato tempo di manovra.
Il pilota avrebbe potuto eiettarsi dall’aereo in qualsiasi momento, ma posso supporre che non l’abbia fatto per cercare fino all’ultimo di puntare l’aereo sui campi e non sulla strada, come invece è successo.
Come è evidente, le cause che hanno portato al disastro aereo di Cervia sono state più di una. Hanno contribuito la scelta di effettuare il programma acrobatico a bassa quota, l’incendio di uno dei due reattori, l’ingresso in vite, e non da meno la presenza di migliaia di persone in macchina per la festività. Se anche solo uno di questi fattori non ci fosse stato, forse non saremmo qui a parlare dell’anniversario del disastro aereo di Cervia.
Thomas Venturi