Da oltre 20 anni Milano Marittima vive del riflesso dei suoi anni d’oro e di alcuni falsi miti duri da abbattere come fossero colonne di granito.

La mia adorata Milano Marittima vive del riflesso dei suoi anni d’oro e di luoghi comuni che, da quando è nato questo blog nel 2012, cerchiamo di sfatare o comunque di contestualizzare, nonostante duri a morire come un po’ tutte le fissazioni personali o collettive che siano.

LE FISSAZIONI HANNO DEI FETICCI

Uno di questi è rappresentato dalla Rotonda Primo Maggio, che purtroppo tante volte qualcuno chiama la piazza o la rotonda delle gelaterie, come se su di essa si affacciassero solo lo Sporting, nato nel 1962, e la Perla, nata nel 1967. Locali peraltro aperti e gestiti da buoni amici o conoscenti di famiglia e dove anche la mia, li accanto, ebbe per vari anni una delle sue boutique storiche.

Le colonne di Milano Marittima
I negozi in Rotonda Primo Maggio

Già, quando la chiamano solo “la rotonda” fa ridere, perché Milano Marittima fin dalla sua prima origine era tutta piena di rotonde, alcune grandi altre piccoline, alcune poi chiuse come la Cadorna o aperte nel mezzo come la Genova. Poi, non è nemmeno la più vecchia, essendo nata nel 1928/1929 su splendido disegno di un altro artista della famiglia Palanti che ho avuto modo di proporvi in originale (qui l’articolo) grazie alla cortesia della signora Romagnoli, nipote del nostro famoso fondatore. Più azzeccato, semmai, il nome datole in dialetto dai cervesi, piazza delle 5 colonne, che oggi sono poi un rifacimento moderno, mentre le tre superstiti originali sono diventate arredo del giardino della rotonda Don Minzoni.

Le colonne di Milano Marittima
Le colonne originali riposizionate nella Rotonda Don Minzoni

Nel 1935 fu intitolata ad Antonio Beltramelli e nel 1946 ebbe il nome attuale. Come mai allora l’ex Staggio delle Motte di Marina è diventato un vero feticcio per tanta gente? La risposta non è certo perché c’erano le famose gelaterie, che comunque con essa formavano un colpo d’occhio bellissimo, come due salotti immersi nel verde e nel suo antistante giardino e fontana. Un po’ il mio giardino di gioco quando da bambino mio padre aveva la boutique accanto allo Sporting e le mie zie adottive Franchini avevano l’appartamento sopra l’attuale Cognac.

LA VITA ATTORNO ALLE COLONNE DI MILANO MARITTIMA

Come ho scritto tante volte, forse invano a leggere ancora certi commenti, la Milano Marittima invernale non solo era più popolata di oggi, ma aveva tanti negozi di varia tipologia aperti in tutta la sua estensione, a partire dalle traverse fino alla Colonia Varese e sto parlando degli anni ’80 compresi.

Ma mentre alle traverse i negozi aperti erano più sporadici, invece in rotonda c’era una fitta concentrazione di attività primarie come la banca, la posta, la farmacia, la Coop che ancora non c’era a Cervia, il posto dei vigili, la ferramenta, l’elettricista, il macellaio, il fruttivendolo, il tabaccaio ecc, quindi è ovvio che facesse più nucleo. Se poi ci mettiamo che la popolazione residente di Milano Marittima era quasi tutta di origine contadina è normale che per abitudine mentale identificasse come piazza del paese il luogo dove si potevano fare più commissioni e più incontri personali.

Poi col tempo è stata vista da tutta un altra prospettiva, ovvero il meeting point del farsi vedere, dove pavoneggiarsi, ma questo è invece il riflesso di una mentalità successiva. Un po’ come dire “non sei stato a Milano Marittima se non sei passato in rotonda” e “non sei stato a Parigi se non sei passato dalla Torre Eiffel”.

Ovviamente fino agli anni ’90 c’era un certo target di gente, poi è subentrata la massa ed il discorso è cambiato. Certe cafonate durante quegli anni erano impensabili, men che meno urla, risse e vandalismi. Poi è arrivato un altro step: i vecchi negozi di prima necessità hanno lasciato il posto esclusivamente a negozi di abbigliamento, e qui parliamo di un processo iniziato a fine anni ’80.

Anche se nella piazzetta Mercatino, dietro all’attuale Bar Cognac Bisquit, il caro Cugat Battistini con la sua macelleria e carni appese col gancio all’ingresso c’era ancora nel 1988, tanto per capirci. Quando scrivo che da piccino con la mia mamma ogni mattina per fare la spesa e tutte le commissioni non c’era bisogno di andare oltre la rotonda, se non una visita al lattaio Ercole dove ora c’è lo Zouk, dovete credermi e capire che per noi la rotonda era innanzi tutto un fulcro di vita cittadina, poi è diventata invece una vetrina per mettersi in mostra e una fila di boutique di moda, sono due modi molto diversi di vivere lo stesso luogo.

Tanto è vero che, specie la Domenica, anche in estate l’élite locale o villeggiante evitava la rotonda per non mischiarsi a certa gente. Tutt’oggi il cafone arricchito vede nella sua presenza in rotonda il raggiungimento di uno status symbol da esibire. Negli anni della gioventù di mia madre, l’unico che esponeva era il parrucchiere artista Aldo, che aveva il salone proprio nella fila di negozi dove c’è oggi il Caffè della Rotonda e adorava mia madre, amava prenderla come modella delle sue opere perché era nota per la grande bellezza.

Le colonne di Milano Marittima
Agosto 1977, il Conte gioca nella rotonda che mancava già di alcune colonne

Erano ancora gli anni che i cervesi stessi faticavano a venire a Milano Marittima e lo facevano col vestito buono della Domenica, per venire a vedere “i signori”, e pure qui le testimonianze, anche di illustri giornalisti sono tante, visto che parliamo ancora della Milano Marittima anni ’70 della mia infanzia.

Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi

Una risposta

  1. Di colonne ne buttarono giù una poi rifatta e si riconosceva perché più chiara le due che mancano bisogna andarle a ricercarle sicuramente in qualche Villa

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