Atmosfera Milano Marittima è la fotografia di una città che non è brand ma sensazioni e ricordi che evocano epoche ormai lontane.
È iniziato il periodo della polverina gialla, ed è difficile oggi spiegare quanti ricordi evochi in me questo caratteristico momento che una volta vedeva Milano Marittima inondata di giallo.
Anche perché oggi, vuoi soprattutto la cementificazione, il 70% dei pini e del verde non ci sono più. Si, è sempre difficile spiegare qualcosa a chi non lo ha vissuto, e lo è anche trovare le parole per chi lo ha vissuto.
Giorni fa leggevo un bellissimo ricordo di un dipendente del Cluny American Bar. Abbastanza lungo, eppure non c’era un nome famoso, insomma, nonostante la clientela del locale certo non mancasse di nomi altisonanti, niente. Oggi a Milano Marittima invece si punta praticamente solo su quello, sui nomi dei sedicenti vip per far leva turistica e cassetto. E stuzzicare vanità a buon mercato: venite a Milano Marittima e sarete vip pure voi, venghino siori venghino!
I RICORDI E LE ATMOSFERE DI MILANO MARITTIMA
Questo ricordo trasmetteva calore ed affetto, non solo nostalgia. Alla fine sul mio diario ho scritto “È sintomatico che chi la pensa come me, parla sempre di atmosfere vissute, non di nomi di personaggi e di locali come fanno oggi”. Per esempio spesso io rivado con la memoria alla fine degli anni ’70,
quando mi affacciavo sulla Rotonda dal caseggiato dov’è oggi l’omonimo caffè, dopo aver mangiato le mitiche polpette che mi faceva la mia nonna onoraria, la nonna Nella Arfelli. Chissà perché noi di Milano Marittima, i veri, abbiamo ricordi assolutamente semplici. Adesso solo riferimenti a fashion, vip, glamour, moda, tutte parolone buttate poi li e prive di sostanza, vista poi la realtà da 20 anni a questa parte.
Giorni fa leggere, nei commenti ad un mio articolo, un cognome è stato come uno squillo di tromba: Clavenzani. Uno dei primi e davvero prestigiosi nomi della Milano Marittima storica che avevo sempre sentito. E mi ha fatto piacere ritrovare la stessa visione, la stessa attenzione nelle parole del gentile signor Bruno Clavenzani che spero ci manderà come detto anche alcune foto d’epoca della sua famiglia (chiunque volesse mandare foto può farlo a questo indirizzo info@cerviaemilanomarittima.org).
Il signor Clavenzani ha scritto di “tono e atmosfera che allora caratterizzava Milano Marittima” e mi sono ritrovato subito, perché come ho detto mille volte la Milano Marittima che lui ha conosciuto dal 1939 ed io dal 1974, sotto questo aspetto era rimasta la stessa. La Milano Marittima di oggi, del chiasso dei baretti, dei cori da stadio nei ristoranti nel weekend e degli addii al celibato/nubilato, come può capirsi con quella nostra delle atmosfere pacate di una cittadina davvero in simbiosi con la natura e non coi media TV ed i giornalini gossip.
Ho inorridito quando ufficialmente fu proposto, con premio di 3.000 euro, A. A. A. Cercasi nuovo brand per Milano Marittima (cfr Cervia Il Giornale della Città, Febbraio 2013 pag. 18). Lo stile non può essere moda. Un’atmosfera non può essere brandizzata. È anche alquanto riduttivo sbandierare di voler bene a Milano Marittima perché fa figo, e perché in sostanza qui si trova più respiro rispetto a ciò che sono ridotti i centri urbani.
Giorni fa una mia amica ha sentito un uomo, che ha qui da pochi anni la seconda casa, dire che lui ormai meriterebbe addirittura la cittadinanza onoraria di Milano Marittima e quindi aveva ampiamente diritto alle mascherine che il Comune aveva messo a disposizione per i residenti, quelli veri, nelle farmacie. Tutte le volte che ho chiesto “Mamma, nel 1973 quando c’era l’Austerity ed eri incinta di me, perché non hai chiesto di avere il riscaldamento? Avevi diritto, in fin dei conti avevi la residenza da 5 anni, una nota boutique, e venivi a Milano marittima fin da piccola, dove i parenti della nonna avevano l’hotel forse più vasto di allora e forse anche di oggi”. Ed ogni volta mia madre mi ha risposto “Si, avevo diritto al riscaldamento, ma non ho fatto richiesta perché non volevo che qualcuno potesse dirmi che ero qui da poco e già domandavo qualcosa al paese”. Ecco, personaggi come quello sentito dalla mia amica, con sparate così, ne ho trovati anch’io, queste persone non racconteranno mai di atmosfere, faranno sempre e solo gli sburoni. Questo succede quando si brandizza un paese…
Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi
Mi dispiace molto ma le ultime generazioni, sia di plebei che di nobili, hanno messo al mondo e allevato la generazione di truzzi di cui si lamenta giustamente il conte.
La truzzaggine oggigiorno è trasversale, oramai mi sembra sia evidente a tutti.