Milano Marittima anno zero è una lettera d’amore che il Conte scrive per la SUA Milano Marittima ai tempi del Coronavirus.

Proprio nel momento in cui il Primo Ministro annunciava un ulteriore decreto restrittivo, su Milano Marittima calava una fitta nebbia, di quelle di una volta, quelle che ormai ricordano in pochissimi, quelle nebbie da film di paura che erano una regola ancora a metà anni ‘90 fra Ottobre ed Aprile. Quelle giornate ovattate in cui Milano Marittima pareva, specie a noi bambini, una quinta di teatro o uno di quei set abbandonati, perché se Milano Marittima era piena zeppa di residenti (che tutt’oggi qualcuno non ci creda non me ne cala) si faceva molta vita in casa, o in certi negozi, che diventavano altrettanti piccoli salotti decentrati.

Ma adesso è una situazione simile, non certo uguale. E non solo perché residenti veri siamo poche decine, ma perché in casa ci devi stare per forza maggiore, e non è per il gran freddo o la nebbia, che non esistono più. Nell’aria c’è qualcos’altro. Nonostante fin dalle prime immagini della Cina coi luoghi pubblici deserti, sembrava un film lontano. Nonostante io stesso da subito ho sostenuto la pesante gravità da cui forse usciremo fra 6 mesi, sempre io sono tuttavia ancora incredulo che anche Milano marittima ci sia dentro… Nonostante adesso, come allora, i negozi di prima necessità siano aperti.

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Vorrei dire tante cose, ma evito perché stavolta voglio evitare i soliti pirla della tastiera per i quali Milano marittima è una cartolina da spendere con gli amici, e che nonostante abitino lontano o siano qui da pochi giorni si permettono di offendermi dicendo che io non ho la competenza o non posso parlare di questa località che è mia dalla nascita, 46 anni fa, e praticamente della mia famiglia dal 1951… Quelli, e mi viene da ridere ma è vero, che su certi siti di collezionismo pagano 4,99€ per una bustina di zucchero vintage, ma assolutamente glamour, del Papeete o del Harley.

Ho sempre detto che Milano Marittima era una realtà a parte, una realtà quasi favolistica, certamente non è una favola che, ancora non moltissimi anni fa, non ci venissero manco i Cervesi, le cui generazioni anziane non la conoscevano che di nome e per le quali era lontana come Salerno o Vercelli.

MILANO MARITTIMA ANNO ZERO

Adesso è ancora una realtà isolata, ma diversamente, non c’è nulla di favolistico, anzi. Adesso fra dirimpettai ci telefoniamo, non facciamo né troppo né veglia, come si diceva una volta. E continuo a sentire vicine le solite persone che davvero amano Milano marittima, quelle che non vedono in Milano marittima la seconda casa per giocare ai vip o scappare dalle città incasinate, che non vedono in Milano marittima la città delle vetrine e della movida ecc, ma quelle persone che amano Milano Marittima per Milano Marittima, a partire dalla cara Paola Romagnoli Motta nipote del fondatore Palanti, o la famiglia della mia dolce amica Marlise Baggio, nipote del fondatore Felice Bianchi, che morto a Milano volle essere seppellito qui da noi, ed è stato sempre dimenticato.

Non abbiamo le telecamere, ma siamo chiusi in casa come al Grande Fratello, dove anche lì ci sono zeri che parlano di Milano marittima, perché loro possono, e vogliamo rimanere dentro sperando di non ricevere la nomination… Una battuta che forse pochi capiranno, è che questa atmosfera un po’ mi rimanda a quando, bambini, ci sentivamo i padroni della nostra cittadina. Da anni ormai esco, e pur vedendo tanta gente, non conosco nessuno. Oggi se esco non vedo nessuno, quindi… però il magone c’è, ed è diverso.

Il Conte Ottavio Ausiello-Mazzi

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