Paolo Maraldi ci racconta la storia del Mercato del Pesce di Cervia e della sua marineria.
La marineria Cervese era una delle più importanti, da Porto Garibaldi fino a Rimini e avevamo un Mercato del Pesce costruito tutto in legno, almeno fino agli anni ’50, quando fu costruito quello nuovo in muratura. Era ben attrezzato e aveva tutti i requisiti di un mercato degno di Cervia. Per la cronaca, fino ai primi anni ’60 il 90% delle imbarcazioni erano ancora a vela.
COME FUNZIONAVA IL MERCATO DEL PESCE DI CERVIA?
Un marinaio, anziano pescatore, non più in attività, se ne stava seduto all’altezza del mercato e il suo compito era quello di segnare l’ordine di arrivo delle barche nel porto. In quell’ordine, il pescato della barca sarebbe stato messo all’asta. Il pescato delle barche era in una sala a parte, non in quella dell’asta, per far sì che i compratori non sapessero, e non vedessero, cosa sarebbe stato messo in vendita. I compratori erano solo grossisti con tanto di patentino e quindi autorizzati a partecipare all’asta.
CHI LAVORAVA NEL MERCATO DEL PESCE DI CERVIA?
A lavorare al Mercato del Pesce di Cervia c’erano diverse persone, tutte facenti parte della nostra marineria; di solito erano ex pescatori non più in grado di imbarcarsi. Il compito più importante era quello del “Parznivul”, che era colui che stabiliva la base d’asta di ogni cassa di pesce, a volte anche di intere partite, ed era anche il battitore o banditore.
Poi c’erano gli addetti a portare ogni volta il pesce in mostra per l’asta. Questi, come ricompensa per il loro lavoro, prelevavano una manata di pesce, spesso il migliore, che mettevano in una o più cassette, che alla fine sarebbe andato anche lui all’asta e a loro sarebbe andato il ricavato. Nella sala delle aste c’era una pedana per il battitore, un piano d’appoggio per il pesce da mettere in mostra e da vendere, più una piccola tribuna per i compratori.
COME FUNZIONAVA LA VENDITA DEL PESCE?
il Parznivul stabiliva il prezzo secondo la qualità del pesce, le condizioni del mare, la stagione e spesso ascoltando il tam tam che arrivava dagli altri mercati. L’asta era a scalare e il prezzo era in “scudi”. Uno scudo equivaleva a 5 lire. Per esempio una base d’asta poteva essere 500 lire, ovvero 100 scudi, “zent scud” come dicevano in dialetto romagnolo. Il compratore chiamava nuvantanov scud, nuvantott scud, nuvantasett scud ecc, fino a quando il banditore dicendo “cep” con la mano alzata, confermava l’acquisto.
L’abilità del compratore era fermare l’asta prima di un altro al prezzo più basso. Come acquirenti c’erano un grossista di Cervia, che riforniva praticamente tutti gli alberghi, pensioni, ristoranti, pizzerie ecc. Poi c’erano i venditori della pescheria, mi sembra 8/10 banchi, e qualche volta anche compratori che venivano da altre città.
LA FINE DEL MERCATO DEL PESCE DI CERVIA
Il Mercato del Pesce di Cervia finì quando il Comune diede, c’è chi dice malauguratamente e chi fortunatamente, la licenza ad ogni barca di vendere il proprio pescato. Ai tempi del mercato le barche da pesca partivano presto e cercavano di fare più calate possibile per poter guadagnare, dopo non più, perché gli bastavano quelle poche casse di pesce, venderlo a volte a prezzi esorbitanti e così sia.
Una volta il marinaio era povero, spesso ubriacone, dopo questo cambiamento è diventato, giustamente, una delle categorie più benestanti, e già in una età relativamente giovane hanno cessato l’attività, venduto la barca o demolita e restituivano al governo la licenza di pesca in cambio di molti euro.
COSA C’È OGGI AL SUO POSTO?
Dove un tempo c’era il Mercato del Pesce di Cervia, ora c’è il Circolo dei Pescatori “La Pantofla” e il mercatino coperto, il quale era stato costruito per i pescatori che avevano avuto la licenza di vendere sulla barca o in banchi improvvisati. Adesso è usato da quei pescatori, anche improvvisati, che usano più che altro Tramagli (reti d’imbrocco), Cugolli ecc.
Paolo Maraldi