Nicola Merloni, naturalista e insegnante al Liceo Scientifico Oriani di Ravenna, ha esposto il suo parere sulla realizzazione di un Parco Urbano nella pineta colpita dal tornado del 10 Luglio 2019.

Nicola Merloni

IL PARERE DELL’ESPERTO SUL PARCO URBANO IN PINETA:

“Nei giorni che hanno seguito il drammatico evento meteorico che ha distrutto parte della pineta di Cervia, molte persone mi hanno chiesto cosa pensassi, in qualità di naturalista, per il futuro della pineta, e quali interventi ritenessi più opportuni per cercare di ripristinare il bosco distrutto.

Per noi naturalisti – questo è il mio pensiero e quello di molti amici appassionati ed esperti di vegetazione – gli unici interventi opportuni nella parte di pineta devastata, ma più in generale nella pineta tutta, sono gli interventi volti a ripristinare nel modo più naturale possibile il bosco ora distrutto o degradato. Questo non vuol dire necessariamente rifare la pineta com’era, impresa oltretutto impossibile visto che sono caduti pini domestici secolari, ma significa cercare di interpretare le dinamiche vegetazionali spontanee in atto e poi assecondarle quanto più possibile. Questo al fine di ricreare un bosco quanto più possibile naturale, che – vorrei ricordare – non è mai un semplice insieme di erbe, arbusti e alberi, ancorché adatti, ma piuttosto il risultato di una complessa rete di INTERAZIONI fra organismi viventi (vegetali, animali, fungini, batterici), venutasi a creare spontaneamente e in tempi generalmente molto lunghi. Questa rete di relazioni è ciò che contraddistingue un bosco da un’accozzaglia di alberi e arbusti piantati dall’uomo, e su questa complessa rete si basa la buona salute e la resilienza del bosco e di tutti gli ambienti naturali degni di tale nome.

Parco Urbano in pineta: il parere dell'esperto
La zona colpita dal tornado dove dovrebbe sorgere il Parco Urbano. Foto Phill Guidetti

Fatta questa premessa, vorrei aggiungere che le pinete, storiche e litoranee che siano, non sono state create dall’uomo con finalità naturalistiche, ma utilitaristiche, e i pini, domestici o marittimi, sono stati piantati per il legname, i pinoli, o come barriera a protezione dai venti salsi provenienti dal mare. I pini, come è noto, non sono mai stati alberi appartenenti alla flora naturale dei litorali nordadriatici, e pertanto dovevano – e devono – essere continuamente piantati, potati e accuditi in vario modo al fine di conservarli.

A questo punto può sembrare un controsenso parlare di ambienti naturali e di spontaneità della vegetazione all’interno di formazioni create dall’uomo, per di più utilizzando in parte alberi non autoctoni, ma in realtà non è così, perché nei tempi lunghi che soprattutto le pinete storiche (San Vitale, Classe, Cervia) hanno conosciuto, la componente naturale ha avuto modo di affermarsi, spesso in modo dominante, e i lecci, le filliree, i biancospini, i prugnoli, le farnie e le roverelle hanno finito per creare compagini ad elevato carattere di naturalità, e oggi le nostre famose pinete – di cui i pini oltre ad esserne l’eponimo costituiscono uno straordinario elemento paesaggistico e storico – rappresentano un patrimonio naturale di inestimabile valore, tanto più importante in un periodo storico connotato da un generale impoverimento ambientale, conseguente ad incendi, deforestazioni, desertificazioni ed alterazioni climatiche. Un patrimonio naturale che noi Cervesi ancora abbiamo la rara fortuna di possedere e di cui dovremmo essere orgogliosi.

Parco Urbano in pineta: il parere dell'esperto
La parte più colpita della pineta

Per questo motivo sono contrario ad un progetto che comporti decespugliamenti, allargamenti di sentieri, collegamenti fra Casa delle farfalle, golf, tennis, e quant’altro concorra a snaturare e a togliere valore ad un ambiente naturale che rappresenta l’unica vera ed inestimabile ricchezza di ciò che chiamiamo pineta di Cervia. Non è un caso che queste nostre pinete siano state inserite nel Parco del Delta del Po, e che siano state istituite, nell’ambito del Sistema Natura 2000 della Comunità Europea, Sito di Importanza Comunitaria e Zone Speciali di Conservazione (si veda IT4070008 – SIC/ZSC Pineta di Cervia).

Quindi ben venga la creazione di un Parco Urbano se ciò che si va a creare andrà a prendere il posto di zone precedentemente cementificate o asfaltate, di ex-coltivi a bassa produttività, di zone antropizzate ora abbandonate, ma assolutamente NO se questo Parco Urbano deve essere creato all’interno della Pineta di Cervia, approfittando di una temporanea e parziale distruzione conseguente ad eventi climatici estremi. La Pineta di Cervia, per come la vediamo noi naturalisti, conserva ancora, nonostante le sue recenti ferite, un inestimabile valore biologico ed ambientale, che tutti noi abbiamo il dovere di conservare”.

3 risposte

  1. Sicuramente piantare nuovi pini sarebbe ottima cosa, per il resto il sottobosco si espanderà da solo, ci vorrà tempo e occorrerà chiudere l’area al pubblico, per il resto basterà tenere in ordine la pineta, è il polmone della città’, la natura se lasciata in pace si rinnova da sola, basta cementificazione.

  2. Pienamente d’accordo con il parere espresso: un “parco urbano” dovrà sorgere all’interno di una città (urbe) al fine di riqualificarla. La nostra bellissima pineta é già fruibilissima e stupenda così com’è. Il parco naturale vicino alle terme, peraltro esiste già e funziona alla grande. Giù le mani dalla Pineta !

  3. A proposito di pineta di Milano Marittima, nessuno parla mai della totale mancanza di manutenzione…. Molti convegni, belle parolone sul verde e poi la pineta come ammasso di seccume o… nei rari ridottissimi interventi (qualche centinaio di mq) interventi di camion con gru a cestello che devastano completamente il sottobosco. Nel dopoguerra e sino agli anni cinquanta, con pochi soldi e niente chiacchiere, si faceva manutenzione ricorrente e in pineta c’erano addirittura i guardiani (le donne non potevano rastrellare il pelo, che serviva ad accendere la carbonella nei fornelli in cucina, perchè strappavano le giovani piantine nate dai pinoli). Altri tempi con meno fumo e più arrosto e onestà sia materiale e soprattutto intellettuale. Luigi Pansecchi.

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