Un luogo comune, recente ma ormai ben sedimentato in molte menti poco avvezze alla riflessione tanto logica che storica, è quello secondo cui è stato un noto locale “a dettare la fisionomia di Milano Marittima” (Carlino 6/10/2012). E che tali boiate, pardon amenità, siano state riportate più volte anche sui giornali in occasione del centenario di Milano Marittima, cioè alla faccia di Palanti e soci (e poi delle tante persone che nei decenni si sono fatte il mazzo a vario titolo) è sintomatico di una vision perversa che negli ultimi anni ha contribuito, e non poco, a cambiare Milano Marittima dal punto di vista immaginario e immaginato. Un fumo negli occhi che oscura la realtà, di ieri e purtroppo anche di oggi. Ancora una volta, per dire che Milano Marittima riparte ecco che non ci si affida alla sostanza ma alla immagine, ed all’indotto immaginario popolare, e si finisce come quei bellissimi libri pop up dove lo apri, ti salta su una seduttrice immaginetta tridimensionale, che a vederla pare chissà che, ma appunto è una figurina piatta che dietro nasconde cosa? Invece di puntare a opere concrete di urbanistica diffusa, utile 365 giorni l’anno, ad attività culturali di richiamo, a politiche di verde che non sia limitato agli effimeri giardinetti di Maggio ecc, ecco che a Milano Marittima dobbiamo sentirci fieri, sicuri e pronti alla grande, se e quando aprono i negozi del centro (tutti gli altri possono fallire) e soprattutto certi locali del centro. Tempo fa ci insegnavano che l’immagine di Milano Marittima era affidata alle tre P ovvero Papeete, Pacifico e Pineta (Voce 2/6/2011). Che bisognava rifare l’arredo urbano del centro non tanto per motivi contingenti o per usufrutto dei residenti ma per avere “un centro più bello all’altezza dei suoi negozi” (Carlino 12/9/2015). Una boiata pazzesca, dato che non è mai esistito da nessuna parte che si rifà una piazza, un quartiere, un viale solo perché su di essi insistono certi tipi di negozi! E si punta sempre lì, all’apparenza, perché secondo molti il rilancio di Milano Marittima si attua “lavorando su glamour e shopping” (Carlino 24/10/2015) e soprattutto nel “brandizzare Milano Marittima con grandi marchi” (Carlino 14/12/2014) senza riflettere che gli anni davvero glamour di Milano Marittima sono stati quelli che non avevano grandi marchi nelle vetrine perché i grandi marchi corrispondevano ai cognomi di molti nostri turisti che, con tutto il rispetto, non erano propriamente il target di certi locali odierni e a quello che avrebbe dettato fisionomia a Milano Marittima. Allora preferivano di gran lunga il più esclusivo Woodpecker.
Il giorno 11 Marzo 2019 sulla stampa locale era gara a chi brandizzava Milano Marittima. Il Corriere proponeva un articolo sul Papeete (tante volte accusato di colpe non sue ma fa comodo scaricargliele) col titolo “Il brand di Milano Marittima in Europa grazie al Papeete”. Il Carlino rispondeva con “Il Pineta è un brand di caratura internazionale”. Tanto piacere per entrambi, per carità, ma Milano Marittima si esaurisce li? Anni fa in un articolo funambolico e parossistico della Voce del 2 Febbraio 2014 si snocciolava un rosario di luoghi comuni tipo “Al Pineta ti senti un principe asburgico”. Mah… Penso di essere se non il solo, certo uno dei due o tre massimo che, nati nel 1974 e dintorni, possano dire (o vantare, a sto punto) che nella frequentazione proprio del Pineta (La Pineta, si chiamava allora) sono stati preceduti addirittura dai nonni, come la mia, nata nel 1909 e vera principessa asburgica, visto il diploma di Principe dato ad un nostro avo dall’Imperatore Carlo VI di Asburgo a Vienna il 25 Agosto 1713…
Ormai dire Milano Marittima è come dire Eldorado, tutti a bearsi con questo toponimo come fosse sinonimo di chissà che grandi meraviglie pronte a portata di mano, sia per chi ci vive, sia per chi viene in ferie o apre un’attività. Il fatto che Eldorado è un miraggio, che acceca e continua a non far vedere la realtà, e solo quando si vedrà la realtà per ciò che è, si potrà davvero rilanciare la mia Milano Marittima provvedendo nella concretezza e non negli spot. Perché quando c’è la sostanza, allora si che si può pensare all’apparenza, anche alle boiate. Sabato 23 marzo ci sarà finalmente una intitolazione pubblica a suo nome e ricordo. Collina aveva la sostanza, cioè aveva professionalità, una struttura di prestigio assoluto (Grand Hotel Bellevue) e una clientela di alta gamma pari e talvolta superiore al Mare Pineta. Quindi poteva dedicarsi col suo estro anche alle boiate, come le corride, i carnevali, le mangiate in mare, addirittura l’idea di invitare il Papa allo Sposalizio del Mare e farlo cadere in acqua con uno spintone per creare uno scoop e una pubblicità mondiale per Milano Marittima, roba da far sembrare Fabrizio Corona uno che scrive Topolino! Se non si capirà questo, rimarremo forse un brand, ma di quelli finiti negli outlet.
Il Conte
Rifare strade e marciapiedi per favorire certi negozi di lusso sarebbe comunque un intervento del Comune! In una grande capitale europea, per non dire mondiale, del turismo e shopping come Roma, a “pagarsi” i lavori è stato il brand privato di moda lusso.. perché aspettar qualche lavoro pubblico dal Comune è ormai fantascienza! Se accade a Roma, figurarsi nelle Amministrazioni locali..
https://www.romatoday.it/politica/via-del-tritone-dei-due-macelli-lavori-inaugurazione.html