È stato come trovare il carbone nella calza della Befana per un bambino. Ma quello vero. Ero al bar con una mia amica, una contessa del nord innamorata di Cervia e di Milano Marittima, soprattutto della storia locale, e commentando la notizia del giorno, mi si gelava il cuore, già che mi si erano gelati i piedi… Almeno avevo una persona con cui riflettere sulla mazzata in maniera intelligente, dopo che avevo sentito i primi commenti entusiastici di alcuni cervesi, roba da far girare le palle, e non quelle dei nostri blasoni. Già per il Centenario un noto imprenditore della Rotonda Primo Maggio aveva detto, giustamente, che era ora che Milano Marittima decidesse se tornare luogo di èlite o trasformarsi definitivamente in luogo di vacanza popolare (Corriere 28/7/12). A questo punto, la scelta non solo è stata fatta, ma si è addirittura andati oltre. Del resto già all’epoca c’era stato il “partito” pro turismo ciabattone con lo slogan “Anche all’Élite ci vuole un freno” (Carlino 14/8/13) nonostante un altro noto esponente della Pro Loco avesse avvisato “Si sta innescando una pericolosa corsa al ribasso dell’offerta (Corriere, Voce e Carlino 14/6/13). Alla faccia dei proclami di Lorsignori che davano (e danno) Milano Marittima “località ricercata dai miliardari” (Carlino 18/11/12).
Oggi sul Corriere dell’8 Gennaio 2019 troviamo che è cambiato il piano regolatore, e quindi sarà permesso di aprire attività di bar e piccola ristorazione anche nei villini storici di Milano Marittima! Il che non mi pare né molto glamour, fashion, VIP, né una necessità, vista già l’abbondante offerta! Milano Marittima da “capitale europea del turismo 5 stelle” (Carlino 20/4/11) a capitale delle 5 stelle Michelin, forse… Una celebre assessora ci aveva illusi ripetendo che Milano Marittima doveva assolutamente reimpossessarsi della sua anima persa a favore della immagine superficiale di vetrina (Corriere 31/8/14). Non avremmo mai immaginato che all’immagine di vetrina si sarebbe sostituito il retro delle cucine.
Voi che leggete, magari per la prima volta, dovete capirmi, sono uno dei pochissimi che si ricorda ancora i camerieri in giacca e guanti bianchi servire in quelle ville dove domani potrebbero rivendere kebab e pizzette, quelle ville dove non entravi se non avevi certi cognomi, e gli altri guardavano da fuori. Sul Corriere del 10/1/19 leggiamo infatti che secondo il Palazzo si tratta di un opportunità per recuperare i villini in disuso che altrimenti andrebbero in rovina, tutti potranno frequentare queste testimonianze storiche magari potendo sorseggiare un caffè in un elegante giardino, possibilità ora concessa a pochi… una scusante di stampo populista che cozza coi continui sbandieramenti di località esclusivista, e sappiamo benissimo che di soluzioni eleganti a Milano Marittima ne abbiamo viste poco o niente ultimamente. Se Milano Marittima fosse ancora un posto davvero elegante non ci sarebbe proprio bisogno di aprire osterie nei villini storici in disuso perché essi sarebbero ancora abitati e degnamente vissuti dai proprietari, mi sembra palese! Quante volte ho sentito dei cretini dire che, se una volta Milano Marittima era piena di negozi di prima necessità come macellai, fornai, fruttivendoli ecc (cioè prima di avere quasi solo boutiques) allora non era un posto VIP. Difatti, era un posto da Signori. E ora che probabilmente ci ritroveremo pizzette e piadine addirittura nei villini storici ditemi, cari esperti, ditemi voi che posto è? È un posto glamour? Già tempo fa mi scagliavo contro una Milano Marittima ridotta specie nel “centro” ad una grande mangiatoia/abbeveratoio, e ora? È questo un passo avanti nella tutela dell’identità del posto? Come ho appunto già scritto cento volte, mai seguito anche da chi oggi strepita e si strappa i vestiti sui giornali, Milano Marittima è da anni gestita come un paese di campagna, perché quella è la matrice di chi la comanda, mercatini, sagre e… osterie! Una grande festa dell’Unità dove al posto degli stand adesso avremo le ville dei vecchi “signori”. Ristorante nella storica pescheria comunale, ristorante nel Magazzino Darsena, ristoranti nelle ville storiche di Milano Marittima, perché non fare un bel ristorante dentro la chiesa Stella Maris, con una bella insegna “Qui si mangia da Dio”?
La mentalità di mettere sempre tutto a rendita, sacrificando bellezza, storia, cultura, identità, unica cosa fare cassa, Milano Marittima una grande fabbrica di soldi, il resto non conta. Definire i villini storici come non disabitati ma in DISUSO (Corriere 10/1/19) con una terminologia non da bene culturale o di lusso ma da fabbrica, fa capire tutta un vision… Anni fa riguardo la cementificazione scrissi “Ormai Milano Marittima è la nuova frontiera della Bauhaus, cioè l’ideale di far vivere da Signori in casette da operai”. Adesso Milano Marittima è ormai la nuova frontiera di Master Chef! Buonanotte, pardon, buon appetito…
Il Conte