Milano Marittima al verde
Villa Angelina

Era il 9 Settembre 2008 quando sulla pagina locale del Carlino il mio ex vicino di casa Luca Goldoni, in un tagliente articolo di constatazione di fatto (e non di critica) lo titolava “Milano Marittima mia, sei una nobile decaduta”. Oggi Milano Marittima è più una falsa aristocratica, come la televisiva marchesa Daniela d’Aragona, che sicuramente questa Estate se non per Natale o Capodanno, sarà paracadutata nel baraccone “VIP”… E proprio nobile e decaduta (ed è un eufemismo) la ormai altrettanto famigerata “casa verde” o “villa verde “, come l’hanno più volte chiamata prima che mi ostinassi a far rilevare che la struttura ha un nome, Villa Angelina, e che dar nomi femminili improntati alla padrona di casa era prassi consolidata, a Milano Marittima. Angelina, appunto, dal nome della prima proprietaria, una contessa vera, dal cognome doppio, e bisnonna di una mia cara amica la cui famiglia ha fatto nella cultura, nel turismo, nell’economia e nell’arte la storia tanto di Milano Marittima che Cervia. Mi “prestano” il loro banco in Duomo quando vado per esempio all’annuale Messa della Virgo Fidelis dei Carabinieri. La villa rimase alla famiglia per generazioni, abitata anche, e fino all’alba del nuovo millennio che invece iniziava a segnare il tramonto della “nostra” Milano Marittima. Ci venivano a passare le serate dei miei amici d’infanzia, anche loro dal cognome doppio aristocratico e toscano, e ci sono ultimamente (era Agosto) riandato anch’io per una cena spassosissima in onore della figlia d’un altro mio caro amico forlivese di altrettanto millenario casato con tre cognomi. E avevo negli occhi il progetto che avevo visto, come credo tanti, allorché un grande imprenditore aveva comprato la villa per farne un angolo boutique davvero carinissimo, un bell’esempio di restilyng e di “restituzione” di un luogo. Progetto poi chissà perché abortito, e questo ben che sarebbe da chiedere a lorsignori, abortito o esiliato come negli scorsi anni e decenni lo furono altri bellissimi progetti di grandi imprenditori o imprenditori all’avanguardia, basti citare il Woodpeecker dell’amico Amelio esiliato alla Bassona, il Centro Ippico Le Siepi che dovette ripiegare a Savio nel comune di Ravenna (altro che Milano Marittima), o la tanto sospirata SPA di lusso ai Camilliani (dove anche lì si salvava e restaurava a nuova vita un altro immobile storico di Milano Marittima primigenia). Per non dire (quante volte ne ho già scritto!) delle grandi colonie, come la Varese (che ebbe una serie di proposte salvifiche una meglio dell’altra a partire dal grande complesso hoteliero superlusso già negli anni ’80) o la Monopoli di Stato che io già nel 2005 insistevo perché già bella e pronta ospitasse il nostro centro congressi (alla faccia del capannone della frutta poi fatto all’ex Tiro a Volo). Nell’Ottobre 2017, se non erro, la villa coi suoi 1400 metri quadri è stata messa in vendita tre milioni e mezzo di euro (fonte immobiliare.it). Ero lì davanti, la mattina del 22 Luglio 2018 quando stavano tinteggiando la villa verde di blu non certo per ricordare gli ex nobili padroni, e pare che al 26 risalga il verbale di contestazione. Poi si è scatenata la polemica. Sul Corriere del 14/8/18 abbiamo appreso trattarsi di “testimonianza del Ventennio” per poi sforare in ricordi infondati come il fatto che “il giardino aveva ospitato negli anni d’oro il mitico ristorante Zi Teresa” (Corriere 2/9/18), una sciocchezza che molto ha fatto ridere uno che da sempre alla Zi Teresa aveva il tavolo sempre pronto, cioè mio padre… Poi c’è chi ai piani alti della politica cittadina ha chiesto conto dello scempio, se ci fosse una lista dei villini da proteggere, e da “valorizzare l’ampio patrimonio di villini” (Corriere 2/11/18). Innanzitutto, la lista dei presunti villini c’è (qui la nostra), o perlomeno c’era, la prestai tempo fa e non mi è più tornata indietro, ma ricordo che era fatta male, numeri civici errati, intestazioni confuse, vi comparivano case che non capivo cosa avessero di storico e viceversa mancavano strutture davvero uniche e su manuali di architettura anche esteri, come Villa Perelli poi diventataTouring… Si direbbe fatta alla cazzo di cane, perché poi bisogna chiamare le cose col loro nome. Fra l’altro scrivo queste righe reduce dall’ultima visita alla mitica “villa degli animali” alla Decima Traversa, dove gli storici proprietari sono preoccupatissimi del futuro del vasto parco e dei pini.

Milano Marittima nel blu dipinto di blu
Villa Egle di proprietà del gerarca fascista Italo Balbo. Non più presente.

Sul Corriere del 21/11/18 letto prima di andare alla suddetta Messa in Duomo, il competente assessorato rispondeva a tante domande nate col caso, e anche qui mi stupisco parecchio di come un laureato in conservazione dei beni culturali, fra l’altro con una tesi di diritto, possa affermare “La valorizzazione delle ville storiche rientra nelle strategie di sviluppo sostenibile di questa Amministrazione (…) le norme tendono a favorire perlopiù interventi di restauro conservativo prevedendo solo in alcuni casi la possibilità di demolizione e ricostruzione, laddove sia ampiamente già stata dimostrata la sua perduta di valore storico originario, diventando al contempo motivo di degrado e mancato decoro per quegli immobili limitrofi meritevoli di tutela”. Ora, non mi pare che bisognasse aspettare Luglio 2018 col muro blu per vedere che tutta l’area è degradata, e negli anni le proteste dei vicini mi pare non siano mancate, ma di tutela del decoro nessuno mi pare si sia preoccupato, o no? La villa si trova non solo in “centro del centro”, ma addirittura davanti ad assi viari principali, come viale Romagna e viale Milano: nessuno ha mai visto nulla passando in auto, in bicicletta, a piedi? Che a Milano Marittima nei decenni, e specialmente negli ultimi, chi governa si sia premurato di valorizzare ville storiche è pura fantasia, altrimenti ditemi quali è quando!

Le vecchie ville di Milano Marittima
Villa Malagola

 

L’unica villa storica davvero ristrutturata in maniera filologica ed encomiabile è la villa della contessa Malagola (villa Wanda) in Rotonda don Minzoni, e ad opera di un privato bolognese che dobbiamo tutti ringraziare. Nel vicino Hotel Mare Pineta, un simbolo di Milano Marittima, è stato per tutela che recentemente è stata abbattuta tutta l’ala storica del Focaccia per costruire un orrendo “scatolone”? Altre ville o sono state rase completamente al suolo, o sono state snaturate con accorpamenti di nuovi appartamenti a pollaio, o trasformate in discutibili modi come villa Carlotta (Bar-Gelateria L’Ottocento), circondata da una serie di negozi. Le sole rimaste fedeli all’originale sono la villa dei miei amici in viale Gramsci, la villa delle Orsoline (già Galli, un dei fondatori) la Palanti ( anche questa restaurata pregevolmente) ed il Touring. Quanto alle villette di viale Ravenna, la facciata c’è, il resto boh… insomma un “patrimonio ” molto scarso, altro che…

Milano Marittima nel blu dipinto di blu
Villa Bianchi. Oggi al suo posto c’è l’Hotel Flora

Poi vorrei capire, perché coi miei studi ancorché brillanti non ci arrivo, cosa vuol dire perdere valore storico originario, e soprattutto chi lo stabilisce? A sto punto chiunque potrebbe eccepire che quell’ammasso di mattoni che a Roma si chiama Colosseo non è che un enorme scheletro vecchio ed inutile, perdipiu simbolo della crudeltà umana ai limiti del sadismo, quindi buttatelo giù e magari ci facciamo un bel parcheggione o un centro commerciale! Ricordiamoci sempre che Cervia voleva abbattere nel Dopoguerra la Torre San Michele e Magazzini del Sale, cioè come a Pisa abbattere la Torre o a Parigi abbattere la Tour Eiffel, quindi sai che sensibilità culturale verso le ville degli odiati signori (i fondatori o i grandi nomi venuti dopo) o dei gerarchi fascisti! Sono state cancellate dalla toponomastica e dalla storia o tutelate e valorizzate le Bianchi, Tempini, Radaelli, Redenti, Cadorna, Facheris, Orti, Berné, Egle, Valzania, Arani? Per cortesia! Ma la storia di Cervia e soprattutto di Milano Marittima da un po’ di tempo la dipingono come villa Angelina: di verde, poi di blu, ma sempre come gli pare…

Il Conte Ottavio

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