Oltre ai ragazzacci alcolizzati vandali e casinisti del weekend, ormai gli unici clienti sicuri alla faccia di qualsivoglia allerta meteo o Giudizio Universale imminente (perciò più ricercati di quanto non venga raccontato per salvare la faccia) c’è un altra categoria (passatemi il termine) che invece cala regolarmente su Milano Marittima tutti i giorni: i ciclisti stile Pantani. Bardati ed equipaggiati di tutto punto, fuorché di educazione tanto stradale che civica, pirati con la “P” minuscola, questi qui. In una Milano Marittima nota per le strade geneticamente dissestate per le radici, dovrebbero essere proprio gli ultimi a preferire questi circuiti cittadini ormai più vicini al dressage o a veri minigolf decentrati, invece no! Guai a non fare la Rotonda Primo Maggio, guai a non infilarsi nel Gramsci pedonale ed ora anche nel nuovo tratto di Viale Matteotti, sempre sfrecciando come in un velodromo diffuso! Anche quando c’erano i lavori del restilyng e i marciapiedi davanti ai negozi erano ridotti per le transenne, loro passavano raso alle vetrine come in una tappa del giro d’Italia. Bisogna vederli quando, in volata di gruppo, dal Matteotti si immettono in pineta svoltando alla Quarta Traversa (ovviamente senza mettere il braccio indicatore) passando qui a raso delle villette. Dalle quali uscisse per caso un bambino o un anziano, gli sarebbe fatale, come incontrare una trebbiatrice… Quante volte con l’amica Bianchi, nipote di un fondatore milanese, li abbiamo visti, e sentiti… Perché urlano, non parlano. Provenendo tutti o quasi dall’entroterra campagnolo urlano come fossero sul trattore acceso nei campi a dar ordini, e così anche quando si fermano in un bar, dov’è subito aria da vecchia osteria… Sono ovunque i padroni, guai. Non si fermano al semaforo rosso “perché seno’ perdiamo il ritmo” mi disse uno tempo fa, con una logica da roulette russa. “Non rompere i coglioni scemo!” mi ha detto uno sulla sessantina giorni fa. Cosa gli avevo fatto? Mi ero regolarmente fermato allo STOP del Matteotti per dare precedenza alla Jelenia Gora, lui invece mi aveva sorpassato di velocità sulla destra rasando sia me sia il marciapiede e aveva tirato dritto facendo inchiodare due auto. Io avevo detto “Scusi ma si fa così?” e così mi aveva apostrofato questo bell’esempio di sportivo! Non gli passa manco per l’anticamera del cervello che siamo non solo in un centro abitato, ma siamo anche una località turistica, quindi non una pista. E se tempo fa qualcuno ha messo rami o tronchi nei sentieri della pineta forse non è stato un bel gesto ma è l’esasperazione per questi continui comportamenti prepotenti ed arroganti. Io sono il primo che non vede l’ora che arrivino miti temperature per girare finalmente per la mia Milano Marittima in bicicletta, ma questi di godersi Milano Marittima, la pineta ecc non importa nulla, devono solo pedalare forte, tirare. Fa un po’ ridere vedere certi cartelli pubblicitari che invitano a godere passeggiate all’aria balsamica della pineta, non solo perché c’è sempre meno verde ,non solo perché poi ci sono i cartelli di divieto, ma soprattutto perché è più facile trovarsi un cerchione nel culo il che non è tanto salutare… Un ultimo episodio. Costeggiando il Canalino sul sentiero dell’argine, una volta vidi arrivare un gruppo di turisti stranieri anche loro in bicicletta, e mi feci di lato. Erano cinque e guardandomi, uno per uno mi dissero col sorriso un “Krazie”. Cinque volte Krazie…. Al ritorno, sentii alle spalle un urlo “Spostati!” urlato con cattiveria e pronunciato con una “s” tipica di certe avite ignoranze della nostra Romagna purtroppo radicate tutt’oggi, e capii che la cultura della bicicletta da noi è lontana anni luce da quella di altri popoli, dove anche principi, re e regine girano sulle due ruote e rispettano gli altri…
Il Conte che non conta
Sono d’accordo con Lei, purtroppo succede anche nei nostri paesi,passano con arroganza in piazza anche nei giorni di mercato e se gli fai notare che potrebbero anche andare piano ti offendono.