Enklave Rimini è stata una delle più incredibili pagine di storia recente della riviera romagnola ma pochissimi sanno della sua esistenza.
Il 15 Maggio del 1945 gli inglesi dell’Ottava Armata crearono Enklave Rimini, un’aera che si estendeva da Cervia a Riccione che fu il più grande campo di concentramento italiano di lunga durata degli sconfitti della II Guerra Mondiale che conteneva ben 150.000 prigionieri. Nei due anni che il campo fu aperto si stima che ve ne transitarono fino a 300.000.
L’ENKLAVE RIMINI
In questa grande operazione furono requisiti 40 alberghi, 147 ville, 16 colonie e 5 fabbriche, oltre agli spazi comuni che riguardarono l’evacuazione della popolazione di ben 20 Comuni. Ognuno dei 16 campi di concentramento aveva un’aera di circa 1kmq delimitato da filo spinato, torrette di sorveglianza e prevedeva tende per gli alloggi degli internati.
Il campo di Rimini era denominato 370 Camp Central Mediterranean Area e aveva come responsabili della disciplina Karl Graffen e Fritz Polak. In quel periodo, una Rimini pesantemente colpita dai bombardamenti, divenne la più grande città di lingua tedesca fuori dai confini della Germania, ma non solo, tra le spiagge di Cervia e Riccione sorse una società multiculturale nella quale si parlava anche russo, ungherese, ucraino, danese, polacco, romeno, fiammingo, inglese e italiano per via dei repubblichini nostri connazionali che vennero anche loro, ovviamente, imprigionati.
In questa società multiculturale nacquero giornali, orchestre sinfoniche e da ballo, club filatelici, gallerie d’arte, cinema, ospedali, tipografie e compagnie teatrali. Addirittura vide la luce una sorta di Università svolta nel recinto n.5a con 60 docenti chiamati dalla Germania, con libri chiesti e pagati alle Università di Bologna e di Padova e con lo scopo di rieducare un migliaio di allievi sotto la spinta di Erich Schwinge e di Kurt Wihlhelm Kaestner già cattedratici a Vienna e Berlino. Le materie di studio erano politiche, giuridiche ed economiche senza trascurare la filosofia e la teologia.
Nell’affollato lager romagnolo la sussistenza è misera con una autogestione austera improntata a regole militari anche nel cambio del Marco a 10 Lire e nei francobolli da campo partecipi di una filatelia collegata al Circolo di Rimini. C’erano solo tende, le uniche baracche erano quelle delle Cappelle (le funzioni religiose avvenivano in ogni recinto) fatte con rifiuti di legname. Ci furono molti disagi iniziali dovuti ad allestimenti d’emergenza e mancò un’accurata prevenzione contro le malattie tifoidi presenti nel territorio.
Il Centro di Registrazione era a Riccione, con deposito a Viserba, la sussistenza era a Miramare insieme al panificio, l’Ospedale a Cesenatico. Quelli dei recinti 11a (austriaci) e 6a (anziani ed addetti alla Sanità) erano i più liberi al pari del recinto femminile. I recinti n.4 e n.5 contenevano i recalcitrans. Decine di migliaia di ucraini e dei Paesi Baltici ricevettero interessate attenzioni dell’URSS, ma soltanto 1300 accettarono di rimpatriare. Grazie ad alcune testimonianze e documenti reperiti siamo riusciti a localizzare il campo di prigionia che insisteva a Tagliata a ridosso della Statale Adriatica.
Fra le varie attività venne stampato e pubblicato dai prigionieri, nella Deutsche Druckerei Miramare, il giornale del campo Die Brücke, con il Dr. Karl Kerber nel ruolo di editore e caporedattore. Il giornale dava voce ai prigionieri del campo, parlava delle responsabilità e colpe del nazismo e della situazione geopolitica del mondo. Questo documento unico nel suo genere e ignorato dai Riminesi (e non solo) è integralmente custodito nella Biblioteca Gambalunga di Rimini.
Tra i prigionieri dell’Enklave ci furono anche diversi criminali di guerra: Erich Priebke, per più di un anno, corresponsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine; Walter Rauff, tra i protagonisti della distruzione di intere comunità ebraiche nell’Europa orientale e dal 1943 dirigente dei servizi segreti tedeschi nel Nord Italia; Eduard Roschmann, capitano delle SS, noto come “il macellaio di Riga” per la fama conquistata sul campo nello sterminio degli ebrei nei paesi baltici.
Questi ed altri riuscirono facilmente a fuggire dai campi, grazie all’ampia libertà di movimento di cui godevano i prigionieri, e a raggiungere il Sud America per mezzo della cosiddetta “Rattenlinie” (“la via dei topi”) resa possibile anche con il sostegno di alcuni alti prelati cattolici. I campi dell’Enklave furono il vero primo esperimento di denazificazione e vennero chiusi nella primavera 1947.
Thomas Venturi
Tratto da: fondazionersi.org e lacittainvisibile.it
Mein Opa war von 1945 bis 1946 in Cervia.
Ich möchte gern weitere Informationen. Wer kann helfen.
Buongiorno
molto interessante la vostra ricerca, vorrei fare qualcosa di analogo per quanto riguarda la mia città, Rimini.
Posso avere la vostra mail per prendere contatto diretto?
Auguri di BUON ANNO
Daniele Celli
Buongiorno, può scriverci a questa mail info@cerviaemilanomarittima.org
Saluti!