I più maturi di noi residenti ed habitué ricorderanno quel simpatico rito mondano degli Anni ’60 che fu la Caccia al Tesoro di Milano Marittima. Ma a Milano Marittima ce ne fu anche un’altra, e si sapeva già dove cercare, anzi scavare: addirittura oro, oro nazista. Del resto erano anni poverissimi, e dai dati odierni pare che a Cervia la situazione sia ancora così, se nel 2012 il 42% dei cittadini dichiarava meno di 15.000€ annui e nel 2016 poco più di 16.000. Cioè il reddito di un carabiniere semplice (15.643€ annui). La diceria aveva talmente preso piede che quando andarono a preparare le fondamenta di un caseggiato all’angolo fra i viali Dante e Due Giugno, lo fecero sperando di trovarlo, il tesoro, dato che pareva fosse sepolto proprio lì. Ed invece era la solita fregnaccia locale, dove tuttora la fantasia è accettata per realtà storica, mentre la storia vera è spesso accantonata perché scomoda! Pare che a fine guerra i Tedeschi fossero presi da sindrome dinamitarda, e si preoccupassero più di seminare bombe dappertutto, che di scappare verso casa! Con una sola eccezione: seppellire un tesoretto a Cervia. Del resto si sa, quando si scappa, i soldi invece di usarli per agevolare la fuga, meglio seppellirli. Quindi giù a fare buchi per mine e soldi. Insomma neanche la nostra località è sfuggita alla ricca messe di leggende sull’oro nazista. Forse era solo una cassa delle paghe? Magari dimenticata per la fretta? Dubito. Quanto a me sono dell’idea (e nessuno può smentirmi) che l’unico “oro” lasciato dai Tedeschi sono i milioni di Marchi che i nostri turisti germanici ci hanno lasciato in 50 anni e passa di fedeli vacanze in Romagna! Già tempo fa questo blog, con prove incontrovertibili, ha sfatato l’altra leggenda che resiste nei libri che i Tedeschi avessero fatto saltare la torre della Monopoli. Altra diceria era quella che avessero riempito di mine tutta la zona vicina al comando in Rotonda Balestrazzi (poi Don Minzoni) tanto che negli anni del Boom li la terra sarebbe costata nulla perché molti avevano paura di saltare per aria nel costruire! In ordine di tempo (4 Agosto 2016) ultima fregnaccia è stata quella in un reportage TV sulla Colonia Varese a livello nazionale, dove si è sentito che la Varese fu dotata di rampe e non di scaloni poiché le rampe dovevano facilitare il Duce quando veniva a visitare la Colonia a cavallo! Evidentemente Mussolini visitava a cavallo solo la Varese e chissà come mai aveva sta fregola… Invece nessuno parla mai, proprio riguardante le rampe, di un invasivo intervento Anni ’60 forse perché questa è storia vera, forse perché c’è da vergognarsene a snaturare un capolavoro del genere…
Il Conte che non conta
Ma quanto sei abanti tu, ti ammiro molto !