Grand Hotel Cervia, una lunga storia segnata da alti e bassi di quello che per anni è stato un prestigioso simbolo della hotollerie cervese

Il Grand Hotel Cervia fu costruito dalla Cooperativa Muratori su progetto del proprietario Ing. Mario Consolaro di Stresa che lo gestì per due anni. L’inaugurazione avvenne il 15 Giugno 1931, dopo che il Comune aveva, a sua volta, sistemato il piazzale antistante e fatto costruire la fontana artistica che fu scolpita nel 1929 dal Prof. Giuseppe Casalini (fontana che è stata protagonista di questa simpatica storia). Disponeva di 60 camere con 100 letti, 8 bagni comuni, acqua corrente fredda in tutte le camere, calda parzialmente.

Il Grand Hotel Cervia appena completato
Il Grand Hotel Cervia appena completato

Quando nel 1938 venne aperto il Viale Lungomare, il Comune di Cervia diede un nuovo assetto al piazzale demolendo, fra l’altro, le autorimesse laterali discoste dal fabbricato principale e ricostruendole in adiacenza (cfr. Gino Pilandri e Luigi Nanni in Gazzettino di Cervia Dic. 1988). Con la costruzione del lungomare nel 1938 il Grand Hotel Cervia perse, oltre all’ampio giardino con la fontana, la sua intimità. Il traffico via via col tempo aumentava passando proprio davanti all’ingresso.

fontana
La fontana

Nel 1986 fu il Cav. Del Tongo a terminare alcuni lavori di ristrutturazione e ad inaugurare la “Bomboniera” (così veniva definita allora da tutti). In quel periodo, al Grand Hotel Cervia venne reintegrata la fontana con un ampio giardino e a dirigere l’albergo venne chiamato il Dott. Erminio Nardi.

Il Grand Hotel Cervia
Primi anni di attività

Erano momenti molto difficili anche allora e il settore ristorativo era quello da migliorare al più presto. Fu così che il Cavaliere interpellò la “piazza” per sapere chi poteva risolvere il “problema” e sul mercato, a quei tempi, ricorreva spesso il nome del grande professionista Terenzio Medri, e quando gli venne chiesto di migliorare il settore che più soffriva all’interno del Grand Hotel Cervia, di occuparsi della congressistica, del food and beverage, non se lo fece dire due volte e accettò senza alcun timore. Ma Medri da solo, non se la sentì, (visti gli impegni) di affrontare l’avventura e si affidò alla preziosa collaborazione di un amico che operava  nel settore della formazione con un noto ente del territorio.

grand hotel cervia
Anni ’50

Medri creò “Le Briò” e in società con Giorgio Rocchi cambiarono il volto ristorativo del Grand Hotel Cervia. I clienti dell’hotel poterono usufruire della raffinata cucina de “Le Briò”, magistralmente guidata da un giovane talento, l’emergente chef Roberto Scarpelli. A coronare quella straordinaria stagione fu la possibilità di utilizzare la magnifica terrazza sul mare, dove ogni sera in compagnia del Maestro Gianni Paganelli, del grande Barman Giancarlo Raschi e del fantasioso Maitre Claudio Di Dionisio, gli ospiti potevano cenare e ascoltare musica e canzoni dei favolosi anni ’60.

grand hotel cervia
Anni ’60

L’anno successivo però ci fu qualche difficoltà, poiché la società Le Briò avanzò al Cav. Del Tongo alcune richieste indispensabili per poter far fronte alla mole di lavoro che si era creata, ma queste richieste, vuoi per mancanza di volontà, vuoi per i vincoli del Demanio, dell’Istituto delle Belle Arti e del Comune di Cervia, non vennero esaudite e costrinsero la società a ricedere al Grand Hotel Cervia la gestione della ristorazione e dell’attività congressuale. A Giorgio Rocchi venne chiesto di rimanere a dirigere il settore ristorativo con mansioni di vice direttore dell’hotel, ruolo che ricoprì fino al 1994, anche quando la famiglia Del Tongo cedette la proprietà ai due giocatori della Sampdoria e della Nazionale di Calcio  Moreno Mannini e Lombardo.

Dal 1994 al 1996 a Giorgio Rocchi venne poi affidata la direzione generale del Grand Hotel Cervia e furono quelli gli anni più brillanti. Tutta la città si strinse attorno alla “Bomboniera” e non c’era manifestazione, pubblica o privata di una certa importanza, che non fosse svolta al Grand Hotel Cervia.

cartolina d'epoca
Anni ’80

Nell’anno 1997 cambiò nuovamente la proprietà e subentrò a Moreno Mannini, la famiglia Spilambelli di Rimini/S.Marino, che iniziò un’altra graduale e consistente ristrutturazione dell’hotel. Acquistarono l’Hotel Ducale da utilizzare come residenza, coprirono la terrazza con una struttura fissa, riorganizzarono parzialmente lo stabilimento balneare, le camere, la sala congressi e iniziò una nuova era per il Grand Hotel Cervia; ovvero l’apertura annuale e non più stagionale. Ma a nulla servì quella innovativa politica e ben presto nel 2003, l’hotel cambiò nuovamente proprietà e alla conduzione si posizionò la proprietà stessa nella persona del Sig. Gino Foschi, conosciuto per i suoi trascorsi calcistici della vicina Bellaria.

IL DECLINO DEL GRAND HOTEL CERVIA

Nel 2015 l’hotel viene messo all’asta insieme all’arenile adiacente per un prezzo di 4 milioni e 280 mila euro. A decretare il fallimento della “Hotel Cervia”, la srl che fino all’inizio del 2012 aveva gestito l’omonimo Grand Hotel, era stato nel dicembre 2012 il giudice Alessandro Farolfi, fissando per il primo marzo 2013 l’adunanza dei creditori per esaminare lo stato del passivo.

Il fallimento, giunto con una sentenza del 28 novembre 2012, aveva fatto seguito ad analogo provvedimento deciso il 16 ottobre sempre dal giudice Farolfi. Numerosi i creditori, anche se ad avanzare l’istanza di fallimento erano state due sole aziende per un totale di qualche decina di migliaia di euro.

A decidere le sorti infauste della struttura anche la morte nel luglio del 2012 del cavalier Gino Foschi, alias “Veleno”, lo storico albergatore bellariese titolare della “Cieli Azzurri”, la società proprietaria dell’immobile. La gestione del prestigioso hotel, attraverso contratto triennale, era stata successivamente affidata alla “Beachotels” della famiglia Zoli, società che già gestisce altre cinque strutture di rango e che nulla ha a che fare col fallimento della srl che l’aveva preceduta.

Attualmente il Grand Hotel Cervia è chiuso.

Ricostruzione storica di Gabriele Bini e Giorgio Rocchi

11 risposte

  1. Alcune precisazioni che spero non infastidiscano nessuno. Il grandhotel fu progettato da mio nonno, l’ing. Mario Consolaro, non Consolare, il quale nacque a San Martino Buon Albergo, vicino Verona. Vero è che prima abitava a Stresa, dove invece è nata sua figlia, mia zia , che attualmente ha 89 anni. Mia zia riferisce che il nonno ebbe problemi in merito alla proprietà del terreno , mentre mia madre (deceduta) diceva che ebbe problemi col regime fascista. Fatto sta i miei nonni dovettero abbandonare tutto senza prendere un soldo e si trasferirono a Milano.
    credo sia un pezzo di storia interessante.
    grazie

  2. Non volendo mettere dubbi sulla correttezza delle informazioni vorrei però precisare che per molti anni l’albergo è rimasto chiuso .

  3. Sono stato ospite dell hotel nel 2013 per caso ,degli amici mi invitarono a trascorrere
    Qualche giorno a Cervia,senza prenotazione
    Trovai una camera al Gran Hotel,lo riconobbi
    Per un film comico.Preso camera vidi subito lo stato di degrado di buono la cucina il cibo ottimo e abbondante e vario.Che dire vedere una storica struttura andare in rovina.Ringrazio per avermi ricordato l’hotel è la sua storia..

  4. infatti è stato chiuso un bel pezzo tanto che era andato in malora e poi l han dovuto ristrutturare , non ricordo se negli anni 90 , ma qui non lo cita

  5. Vi ringrazio di avere citato il nome dello scultore Prof. Giuseppe Casalini , mio nonno da parte materna . Posso aggiungere che la modella per le tre donne che compaiono nella fontana , fu la figlia dello scultore, mia zia Francesca Casalini sorella di mia mamma che all’epoca aveva 16 anni e che aveva gia’ un fisico invidiabile. Parlando con lei di questa sua eperienza , mi diceva …….mi sono vergognata tanto……ERANO ALTRI TEMPI. Vi ringrazio ancora per questo salto nel passato.

  6. Negli anni 50 e 60 fu gestito dal signor Sama, conoscevo il figlio e spesso con amici del viale dei Mille si andava negli scantinati… se ben ricordo c’era una sala da gioco con una roulette.

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