Mostra dell'architetto FocacciaDal 20 Giugno all’8 Luglio 2013 i Magazzini del Sale (Sala Rubicone) ospitano una PICCOLA mostra di GRANDE interesse: “Il Novecento di Matteo Focaccia” a cura del riccionese Andrea Speziali, studioso molto giovane ma anche molto preparato. Focaccia è stato un protagonista dello sviluppo di Milano Marittima e consiglio vivamente una visita a questa mostra a turisti e residenti. Particolarmente ai residenti consiglio d’assicurarsi il libro-catalogo, miniera di notizie ed immagini, queste ultime raramente alla portata di tutti. Il documento che merita assolutamente d’essere visionato si trova in fondo a destra dell’ingresso e porta la dicitura “Comune di Cervia, variante al Piano Regolatore Settembre 1941″ e riguarda Milano Marittima fra il Canalino e il Canale della Cupa (confine con Savio). Documento ingiallito che, ad un occhio attento e critico come il mio, offre tanti spunti di riflessione. Innanzitutto, sollecitati da me, gli stessi curatori non avevano fatto caso ad un’anomalia. Il progetto porta la data 1941 (cioè siamo in pieno periodo fascista) eppure i nomi delle strade, in primis il Viale Matteotti, hanno nomi post-fascisti. Ciò fa supporre che questa sia una rivisitazione postbellica d’un progetto del 1941, cioè precedente. Alla Terza Traversa spicca la dicitura “Nuova Chiesa di Santa Maria della Vittoria“. Ciò conferma quanto riportai (basandomi su appunti di Pilandri) in un altro mio scritto e che cioè ben prima della Stella Maris di Padre Geremia, la nostra città aveva già una chiesa e con tanto di nome, spesso questa notizia mi è stata contestata anche dai frati che dicono di non averne memoria in archivio. In matita rossa è segnato fra la Dodicesima e Diciannovesima Traversa il Poligono di Tiro in spiaggia. Ma ciò che più attrae è “Nuovo Viale della Passeggiata al mare in progetto“. Vuol dire che già nel 1941 Focaccia aveva in mente per Milano Marittima un lungomare come lo ha Cervia e come c’è in quasi tutte le località di mare e villeggiatura. Però poi il lungomare, la città dei vip, non l’ha mai visto realizzato: il perché sarebbe da approfondire, anzi il perché è sotto gli occhi di tutti, ma non andiamo oltre per non farmi dare ancora del polemico e rompiscatole.

Mostra dell'architetto Focaccia
Piano regolatore di Milano Marittima di Giuseppe Palanti

La Ventiquattresima e la Venticinquesima Traversa sono segnate in modo da arrivare molto dentro l’area pinetale, ed è all’incirca la zona che avrebbe dovuto ospitare il Woodpecker, che sfrattato dalla Terza Traversa poi finì alla Bassona. Nonostante queste due strade siano segnate qui (vedi pag. 42 del catalogo) e in altre cartine più recenti di Milano Marittima non mi pare né ricordo di averle mai viste realizzate in siffatta maniera. Un’altra curiosità, da mettere in relazione con i cambiamenti recenti in quella zona, riguarda l‘Anello del Pino. So che ci sono state per mesi polemiche pro e contro la cessione di alcuni lotti di pineta all’Anello del Pino e in Viale Matteotti, resi edificabili. Nel piano in questione, guardando attentamente, effettivamente all’Anello del Pino già allora erano messi in conto alcuni lotti edificabili però NON sono quelli resi edificabili attualmente. Sono alcuni lotti contrassegnati dai numeri progressivi 146, 147, 148 e 149. Si tratta di lotti all’interno del giardino, i primi due fra la Undicesima e Dodicesima Traversa; gli altri due fra la Sedicesima e Diciassettesima Traversa. Nel lotto numerato 135 ho avuto il piacere di scoprire già segnato un grande albergo legato alla storia della mia famiglia. Poi all’altezza della Quindicesima Traversa era stata pensata un’ennesima rotondina, mentre ai lati della Quattordicesima Traversa sono segnati ipotetici “locali pubblici” forse negozi?. Dopo uno scambio di battute con lo squisito Andrea Speziali (che mi ha omaggiato del libro, imitando in ciò la nipote di Palanti l’anno scorso quando mi accompagnò alla mostra sul nonno) ho incontrato la mia prof. d’arte alle medie Afra Cagnetta, la quale ha detto che noialtri giovani DOBBIAMO lottare per preservare queste eredità culturali. Le ho risposto che è così, ma molti “adulti” dovrebbero fare lo stesso, perché se sono essi i primi a far fuori questa eredità, come facciamo poi noi a difendere l’inesistente?

Il Conte che non conta

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