Negli ultimi anni la frenesia di voler essere di Milano Marittima, anche se si abita in zone che non lo sono, si riscontra in più aspetti.
Nell’ampliare i confini di Milano Marittima a dismisura, qualcuno ha mutato l’indirizzo, sostituendo “Cervia” con la dicitura “Milano Marittima”.
Addirittura sono nati due comuni nella Repubblica Italiana, cioè quello di “Cervia-Milano Marittima” e quello di “Milano Marittima”. Inutile dire che di comune ne esiste uno solo da sempre: Cervia! Milano Marittima è una sua frazione (non un quartiere o borgo, tipo Borgo Malva o le Terme).
Milano Marittima, fino alla recente soppressione, aveva il suo CAP cioè 48016 (Cervia è 48015) ed il suo prefisso telefonico. Tuttora se un numero di rete fissa (non importato) inizia per 99 vuol dire che è un numero di Milano Marittima, se dopo lo 0544 abbiamo invece il 97, allora è un numero di Cervia.
A Cervia il numero iniziale dopo il prefisso era il 71 mentre Milano Marittima aveva il 72. E’ doveroso menzionare che alle Terme hanno il 99 esclusivamente per una comodità tecnica di quando è stato creato l’impianto nel secolo scorso (spiegazione dataci da un ex tecnico delle telecomunicazioni).
Per quanto concerne la toponomastica vera e propria, le diciture “Milano Marittima Alta” o “Milano Marittima Nord” o “Zona Traverse” sono invenzioni recentissime: i residenti non le hanno mai sentite né usate in passato.
La Malva, le Terme, la zona Amati, Lido di Savio, la zona di Piazzale Donatello (ovvero Cervia Pineta) e viale Milano, in realtà non si trovano tecnicamente nel territorio di Milano Marittima. E’ altresì errato definire che il confine tra Milano Marittima e Cervia sia il Porto Canale, il confine Sud in realtà è si un canale, esattamente quello detto della Madonna del Pino (originariamente doveva venire giù dritto dalle saline e sfociare in mare ma fu poi deviato) dove ancora oggi è presente il cartello posto sul ponte che lo attraversa in Viale Milano. Il confine prosegue poi su viale Carducci, Oberdan e Baracca.
E’ un peccato che l’altro cartello, quello che con la sbarra rossa sul nome Milano Marittima indicava la fine del territorio della località, sia stato tolto già da tempo.
Il confine Nord di Milano Marittima è dato dal canale di scolo della Cupa che costeggia il Viale Nullo Baldini, anche se c’è un’anomala continuazione del territorio, cioè la Ventisettesima Traversa a mare, che è compresa nel territorio di Milano Marittima, perché sembra dalle nostre ricerche che all’epoca il Canale della Cupa non venisse giù dritto al mare come oggi ma fosse leggermente deviato verso Nord.
Il confine ovest parte dal retro della fascia di case nelle traverse di Viale Matteotti lato pineta, arriva allo Stadio Germano Todoli e prosegue nella fascia di case lato pineta di Viale Leopardi.
Un’ulteriore conferma sui confini di Milano Marittima ci viene indirettamente dal raggio d’azione o zona di competenza di un postino storico, Angelo Modanesi, il quale ha consegnato la corrispondenza nella Città Giardino per 40 anni. La sua zona di competenza, come ricorda egli stesso, andava da Viale Nullo Baldini fino a Via Oberdan, all’inizio del Viale dei Pini.
Se ancora non bastasse, un altro indizio è dato dai confini parrocchiali, non ci risulta che siano mutati da quelli stabiliti dal vescovo di allora, Monsignor Egidio Negrin, quando fu ufficialmente eretta la Parrocchia il 2 Ottobre 1955. Padre Geremia Ronconi voleva per confine il Porto Canale, mentre il Capitolo di Cervia proponeva addirittura la Rotonda Primo Maggio, non volendo perdere terreno e competenza sulle chiese di S. Antonio e Madonna del Pino, sul cimitero e le suore Orsoline in Via Toti, il vescovo Negrin trovò la via di mezzo, anzi la rotonda di mezzo, fissando come confine parrocchiale fra Cervia e Milano Marittima la Rotonda Don Minzoni.
Del resto, lo stesso Padre Geremia, nelle sue memorie scritte nel 1980 dice “Pensare per esempio, che il primo albergo e antesignano di Milano Marittima, il Mare Pineta, è sotto la Parrocchia di Cervia”.
Viene da ridere a pensare come fino a pochi anni fa molti cervesi non volessero “cedere terreno” a Milano Marittima, anzi, neanche riconoscerne il nome e tenendo una certa separazione, insistendo a chiamarla Cervia Pineta. Stando all’idea di Spallicci degli anni ’60, erano pronti a cancellarne anche il nome.
Nel 1955 la tappa del Giro d’Italia, vinta da Enrico Minardi detto Pipazza, che da Ancona arrivava a Milano Marittima, come doveva chiamarsi se non Ancona-Milano Marittima? Tutto si fece perché invece si chiamasse Ancona-Cervia Pineta. L’arrivo era la Rotonda Cadorna: quindi nel 1955 i cervesi consideravano Cervia e non Milano Marittima tutto il Viale 2 Giugno e suddetta rotonda.
In aggiunta dobbiamo fare caso al fatto che in Rotonda Cadorna c’era Villa Facheris (oggi Hotel Globus), quindi uno dei fondatori di Milano Marittima avrebbe avuto addirittura la villa a Cervia. Oggi invece Viale Di Vittorio, Viale Oriani, Via Chiappini guai a chiamarle Cervia… sono Milano Marittima… balle! C’è anche tanto di cartello che ancora persiste. Se negli anni ’80 il Bar Cilea si fosse pubblicizzato come bar di Milano Marittima, tutta Cervia avrebbe riso fino alle lacrime. Non parliamo poi delle vie dei fiori vicino alla statale, anche loro si autoproclamano Milano Marittima.
Anni fa avremmo giustamente riso di queste cose, adesso invece, questa dell’indirizzo è diventata una cosa seria che sta molto a cuore a tanta gente, la quale, pensa che sostituendo Milano Marittima con Cervia si abbia automaticamente una certa promozione sociale. Infatti, chi abitava a Milano Marittima nell’immaginario collettivo era considerato un signore.
Senza tanti giri di parole, Milano Marittima è la terra venduta dal Comune e comprata dai milanesi e quando si stipulano contratti di proprietà i confini vengono sempre ben indicati.
Chi scrive ha visitato in coppia con la nipote del fondatore Giuseppe Palanti la mostra del 2012 sul suo nonno e, come tutti, abbiamo visto i suoi progetti. Nel 1911 Palanti disegnò un Piano Regolatore dov’era compresa addirittura la zona del Lungomare di Cervia, solo per tale motivo vorremmo dire che Palanti considerava anche quella parte integrante della sua Milano Marittima? Già nel 1907 il Comune di Cervia aveva offerto ai fratelli Maffei “una vasta zona a destra e sinistra del Porto Canale con obbligo di fabbricarvi villini parchi e giardini”.
Nessuno, ad esempio, ha mai fatto caso che la planimetria pubblicitaria del 1912 lascia in bianco (quindi fuori) le zone Amati, Malva e Terme, che oggi sono erroneamente considerate Milano Marittima.
Che ci siano distinzioni ben precise lo sanno anche in Comune visto che, anno per anno, comunicano i dati sulla popolazione. Nel 2012 (cfr. Voce del 8.2.2012) gli oltre 29.000 abitanti del Comune di Cervia sono così suddivisi:
Pinarella 4.762
Cervia Centro 4.223
Borgo Malva 3.569
Zona Di Vittorio 2.458
Tagliata 1.736
Bova 1.700
Milano Marittima 1.544
Zona Terme 683
Savio di Cervia 1.323
Castiglione di Cervia 2.263
Cannuzzo 941
Pisignano 1.538
Villa Inferno 1.180
Montaletto 1.246
Saline 14
A prescindere dalla correttezza delle cifre, che possono variare col tempo, resta il fatto che il Comune fa distinzione fra Milano Marittima e altre zone che sono ben distinte, e non parte di essa come zona Terme, zona Di Vittorio. Che poi certe zone vengano accorpate a Milano Marittima per motivi per esempio elettorali di seggio, è un altro discorso.
La revisione delle rendite catastali nel 2006/08 ha individuato Milano Marittima come microzona 1. Non a caso questa microzona va proprio dal Canale della Cupa di Viale Nullo Baldini fino alla Rotonda Don Minzoni, lasciando fuori tutta Cervia Pineta (attorno Piazzale Donatello, Viale Milano e Di Vittorio), la zona del Palace Hotel e del Mare Pineta e soprattutto la zona Amati che non è mai stata Milano Marittima, difatti molti sono andati proprio li a farsi la casa, perché costava meno.
Per concludere, in uno scritto sul periodico La Pie’ del Giugno del 1962, il famoso Aldo Spallicci, che avendo casa a Milano Marittima la conosceva bene, scrive che il primo albergo di Milano Marittima, cioè il Mare Pineta, fu fatto da Carlo Allegri. Se fosse vero ciò che alcuni sostengono, ovvero che Milano Marittima arriva fino al porto canale, vorrebbe dire che sia Padre Geremia sia Aldo Spallicci si sbagliavano, perché all’altezza dell’attuale Hotel Aurelia c’era già un hotel a quei tempi, Villa Igea, che ovviamente entrambi non tennero in considerazione perché di fatto non era a Milano Marittima.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi
Buonasera,
segnalo che Google Map, scrivendo il solo nome della Frazione senza alcun indirizzo, mostra i confini della medesima, che mi pare combacino, almeno al mio occhio di villeggiante periodico, con quanto rivelato nell’articolo e con la mappa aerea da voi pubblicata.
https://www.google.it/maps/place/48015+Milano+Marittima+RA
Cordiali saluti.
La foto della mappa della “Concessione” riporta il tratteggio (quindi Milano Marittima) fino al Canale, mentre è lineare sull’allora zona “campi coltivati” e il tutto può generare interpretazioni discordanti, tuttavia in tempi più recenti i cartelli stradali (Milano Marittima, frazione di Cervia) li ricordo bene negli Anni ’80 in Viale Milano. La rivalità mai sopita tra Cervia (comunista e contadina, ma etichetta recente nascendo cittadina dell’antica Roma e terra natale di tanti nobili..) e Milano Marittima (fascista e borghese, ma etichette altrettanto posticce e seppur recente nata comunque prima del Fascismo che la sviluppò) fa tanto Peppone e Don Camillo, come il campanilismo tra stesse parrocchie di competenza e spostamenti di confini. Personalmente le reputo due realtà legate, anche controvoglia (non a caso il Blog si chiama Cervia e Milano Marittima) che dovrebbero semmai guardarsi da Cesenatico e Lido di Savio che ne stanno soffiando il Turismo.