La storia dell’Hotel Terminus inizia da una vecchia villa acquistata dal gerarca fascista Italo Balbo per sua sorella Egle.
L’Hotel Terminus fu progettato negli anni ’60 dall’ingegnere forlivese Gino Righini che ne tenne la proprietà per diversi anni. É l’ultimo dei vecchi alberghi abbandonati dell’epoca della Dolce Vita rimasti ancora in piedi a testimoniare il passato di Milano Marittima.
STORIA DELL’HOTEL TERMINUS
Prima dell’albergo in questa sede vi erano due ville costruite nel 1927 dal Dottor Augusto Lugaresi, quella con la torretta quadrata fu venduta al Sig. Mazzotti di Forlì che era ambasciatore in Austria e aveva 3 figli maschi, Elios, Eolo e Argiuna detto Bebi, più una figlia femmina di nome Ulpia. Elios fu il padre di quella Cristina Mazzotti trovata assassinata il 26 Giugno 1975 a soli 18 anni e gettata in una discarica a Milano.
Negli anni seguenti alla costruzione, la villa venne comprata da Italo Balbo per sua sorella Egle. A quei tempi, ospite dei padroni di casa, veniva in vacanza da bambino il grande naturalista Folco Quilici, il quale padre era amico e co-pilota di Italo Balbo. La seconda villa a guglia ottagonale era la villa di Agostino Arani che fu governatore in Italia e in Africa.
UN PASSATO ANCORA OGGI TANGIBILE
A testimonianza di quanto detto riguardo alla proprietà della villa, è ancora oggi presente nella colonna del cancello in Via Cadorna una mattonella bianca con inciso il nome Egle.
Si narra che quando Italo Balbo morì a Tobruk il 28 Giugno 1940, per non far sapere dell’accaduto a sua sorella dalle radio o qualsiasi altro mezzo di comunicazione prima che da parenti stretti, a Milano Marittima fu inscenato un finto black-out.
L’HOTEL TERMINUS OGGI
Attualmente la struttura si trova in avanzato stato di abbandono seppur, in anni recenti, fosse stato messo in vendita attraverso una agenzia. Non vi sono stati crolli e per questo motivo conserva ancora la sua forma comparabile con quella degli anni della sua costruzione.
Com’era la vita all’interno dell’Hotel Terminus? Scoprilo in questo articolo.
Il Conte Ottavio Ausiello Mazzi e Thomas Venturi